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Centrosinistra Uno studio sui dati delle europee 2024 dimostra che i giallorossi possono riconquistare almeno 31 collegi alla Camera, lasciando le destre sotto la maggioranza di 200 seggi

Elly Schlein, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni Elly Schlein, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni – Ansa

In questo inizio di primavera, dalla piazza pacifista del M5S fino alle iniziative comuni sulla Rai e sulla mozione pro Gaza, si sta registrando una ripresa dell’asse giallorosso tra Pd, M5S e Avs. Il “campo stretto” che potrebbe essere la base per la coalizione destinata a sfidare le destre alle prossime politiche. Ma qual è la forza competitiva di questo schieramento nel caso in cui decida di rompere gli indugi e diventare un’alleanza?

SECONDO UNA ELABORAZIONE di Antonio Floridia sui 147 sui collegi uninominali della Camera sulla base dei voti delle europee 2024 (in cui il centrodestra è andato un po’ meglio rispetto alle politiche 2022, e ha preso il 47% rispetto al 43,8%) le prospettive dei giallorossi non sono affatto negative: se nel 2022 la somma dei collegi conquistati dal centrosinistra più i 5S era di 22 contro i 122 delle destre, votando oggi il distacco si ridurrebbe di molto: 78 a Meloni, 53 ai giallorossi e 14 collegi incerti.

Aggiungendo i seggi del sistema proporzionale sulla base dei risultati del 2022, il totale mostra uno scenario interessante: il centrodestra totalizzerebbe 192 seggi alla Camera (di poco sotto la maggioranza assoluta) e il campo progressista 162, 30 seggi più di quelli attuali. Questo recupero del centrosinistra è dovuto ai risultati dei collegi uninominali, dove nel 2022 il Pd si era presentato con Avs (e +Europa) e i 5S erano andati da soli.

In particolare, le sinistre recuperano seggi in Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Liguria, Puglia, Campania e Sardegna. Non nel lombardo veneto, dopo la superiorità delle destre resta schiacciante. E non sarebbe intaccata neppure in presenza di un campo largo con Azione e Italia Viva.

NEL DETTAGLIO LE FORZE progressiste dilagherebbero al sud: se in Puglia nel 2022 era finita 9 a 1 oggi il risultato sarebbe 7-0 per le opposizioni, con 3 collegi incerti. Così in Campania: i giallorossi rivincerebbero i 7 collegi vinti dai 5s da soli tre anni fa, e recuperebbero 3 di quelli vinti dalle destre. In Sardegna si passerebbe dal 4-0 per Meloni al 4-0 a zero per Schlein e alleati: un vero ribaltone.

In Emilia Romagna il risultato passerebbe dal 7-4 per le destre al 7-2 per le sinistre, in Toscana dal vecchio 7-2 per Meloni al 6-2 (con un collegio in bilico). Nel Lazio la destra si ridurrebbe dal 12 a 2 del 2022 al 7-6 del nuovo voto politico. E in Calabria l’assegnazione dei seggi si ribalterebbe: dal 4-1 per Meloni e soci al 4-1 per il centrosinistra. In sintesi le destre perderebbero 44 seggi che attualmente hanno: 30 con ragionevole certezza e 14 in bilico.

NUMERI CHE NON NASCONO da una clamorosa crescita delle forze di opposizione, ma dalla loro (eventuale) capacità di presentarsi in coalizione: dal 2022 al 2024, infatti, Pd, M5S e Avs sono passati insieme dal 37,8% al 40,9%. (le destre dal 43,8 al 47%) Una crescita che riguarda soprattutto i dem e i rossoverdi, mentre il partito di Conte ha perso 5 punti percentuali. Ma nella somma che serve nei collegi questo calo dei 5S a favore degli alleati non rappresenta un danno.

LA DIFFERENZA RISPETTO al 2022 è che gli elettorati dei tre partiti hanno già dimostrato di potersi sommare: è successo nel caso delle vittorie alle regionali di Sardegna, Emilia-Romagna e Umbria, e anche dove ci sono state sconfitte come in Liguria, Abruzzo e Basilicata. E potrebbe accadere alle prossime regionali in Puglia, Campania, Toscana, Marche e Veneto. E alle comunali del 2024 c’erano state alleanze vincenti a Bari, Perugia, Cagliari, Potenza, Campobasso e in molti capoluoghi dell’Emilia Romagna. Se è vero dunque che gli elettorati di Pd e Avs sono più coalizionali rispetto a quello dei 5S, i supporter di Conte hanno dimostrati di non essere totalmente allergici all’alleanza.

DEL RESTO, GIÀ NEL 2022 se i tre partiti fossero stati uniti, come si è scritto molte volte, Meloni non sarebbe arrivata a palazzo Chigi. I numeri dicono che alla Camera le destre avrebbero avuto 187 seggi contro i 179 dei giallorossi, mentre al Senato le destre si sarebbero fermate a 83 seggi (ben al di sotto della maggioranza) e i giallorossi l’avrebbero sfiorata con 96 seggi, cui aggiungere i 3 conquistati dal Pd all’estero. Questo calcolo è stato effettuato tenendo conto solo dei collegi uninominali in cui la somma di centrosinistra e 5S supera le destre di almeno 5 punti.

Il calcolo di Floridia, fatto sui numeri delle europee, è più realistico perché tiene conto del calo registrato dai 5S dal 2022 al 2024: in Campania il partito di Conte è passato dal 34 al 20%, in Puglia dal 28 al 14%, in Calabria dal 29 al 16%. Un calo solo in parte compensato da Pd e Avs che sono passati rispettivamente dal 15 al 22% e dal 3 al 7% in Campania e dal 17 al 33% in Puglia (Avs stabile intorno al 4%).

QUESTI NUMERI nel complesso dicono una cosa: che nel 2022 era possibile impedire la vittoria delle destre e che questo è vero anche oggi, anche con una coalizione ristretta a Pd, 5S e Avs. I numeri per un maggioranza progressista (ancora?) non ci sono. Ma va segnalato che nello studio di Floridia una coalizione allargata anche ai centristi di Renzi e Calenda soffierebbe altri 15 seggi alle destre: alla Camera il campo largo avrebbe 198 seggi contro i 177 delle destre.