Stampa

I volenterosi volano a Kiev e telefonano a Trump. L’Alleanza atlantica rispunta per un giorno attorno a un Piano per l’Ucraina: un mese di tregua, armi a Zelensky, sanzioni a Mosca se non accetta. I leader europei festeggiano ma decide il tycoon. Meloni resta a guardare

ri-nato Telefonata di gruppo da Kiev a Washington: ultimatum comune a Mosca. Gli europei festeggiano ma a decidere è solo il tycoon

Il leader ucraino Zelensky tra Macron, Merz, Tusk e Starmer a Palazzo Mariinskyi, Kiev Sergey Dolzhenko/Epa Il leader ucraino Zelensky tra Macron, Merz, Tusk e Starmer a Palazzo Mariinskyi – EPA

Dopo le celebrazioni di Mosca, per Putin è il giorno dell’aut aut. I leader della «coalizione dei volenterosi» riuniti a Kiev hanno sentenziato, di comune accordo con gli Usa, che da lunedì dovrà iniziare una tregua totale di un mese, funzionale ad avviare negoziati di pace diretti tra Ucraina e Russia. Se Mosca non dovesse accettare la minaccia è quella di «nuove e massicce» sanzioni immediate. Francia, Gran Bretagna, Germania e Polonia si sono mostrate inflessibili, è il momento di decidere.

DOPO ESSERSI mostrati sprezzati per tutto il giorno, con il falco Medvedev che ha invitato gli autori della proposta a «ficcarsela su per il c…», alla fine il portavoce del Cremlino ha chiarito che «premere sulla Russia in questa questione è inutile. Abbiamo una nostra posizione riguardo al cessate il fuoco, e valuteremo questa nuova proposta». Non una chiusura totale, il che è già di per sé una notizia insolita. Tutte le volte che gli alleati di Kiev, Macron in testa, hanno rilasciato dichiarazioni dure contro Mosca, la risposta è sempre stata altrettanto veemente, quando non derisoria. Ma la presenza di Trump deve aver invitato alla prudenza, anche perché i fallimenti della nuova amministrazione Usa nei primi cento giorni di governo hanno spinto il tycoon a sondare altre vie per imporre un cessate il fuoco in Ucraina.

Tra queste anche l’eventuale abbandono del ruolo di arbitro o, in alternativa, il sostegno a Kiev per dimostrare a Putin che la guerra può durare ancora a lungo. Infatti tra venerdì e sabato Trump ha parlato al telefono prima a tu per tu con Zelensky e poi con il presidente ucraino e gli altri leader presenti (Macron, Starmer, Merz e Tusk) a conclusione del vertice kievita. Grande assente l’Italia, che paga la voglia di tenere aperta la relazione con Washington senza schierarsi definitivamente con i vicini europei.

«SE LA RUSSIA accetterà e verrà garantito un monitoraggio efficace, un cessate il fuoco duraturo e misure volte a rafforzare la fiducia potranno aprire la strada ai negoziati di pace», ha dichiarato il ministro degli esteri ucraino Sybiga. Ma il vero vincitore di questa giornata è il presidente francese Macron. Il più fotografato e il più sorridente dei capi di stato di governo presenti. «È un momento storico per la Difesa europea e per una maggiore indipendenza», ha dichiarato raggiante. Per mesi Parigi e Londra hanno provato una fuga in solitaria verso nuovi equilibri europei, in alternativa (anche se ufficialmente non veniva presentata così) alla Nato e alle decisioni della Casa bianca. Finora nessun risultato, solo proclami altisonanti ma sempre più stanchi e retorici.

LA POSIZIONE di Trump era sempre stata quella di tenere l’Europa in disparte, fuori dai negoziati per il cessate il fuoco e dalle trattative con la Russia. Il cambiamento repentino di ieri ha

dato ai volenterosi una forza che non avevano mai avuto. A riprova del fatto che, nonostante tutto, sono ancora gli Usa a spostare gli equilibri nel Vecchio continente. Se Trump non si fosse detto d’accordo alla tregua di trenta giorni non sarebbe successo niente. Il che ci consegna due conclusioni evidenti: i volenterosi hanno poco da esultare nei fatti e la scommessa dell’Ucraina sta pagando. Certo, com’è accaduto più volte nei mesi scorsi, Trump potrebbe cambiare idea in due ore e affossare l’ultimatum. In ogni caso sembra che la convergenza delle varie agende politiche si sia orientata a favore di Zelensky; o forse Trump iniziava a rendersi conto che i rimandi di Mosca erano davvero un modo per prendere tempo.

Dice il padrone di casa: «Al termine dell’incontro abbiamo parlato tutti insieme con il presidente Trump e abbiamo concordato la nostra visione comune», divisa in quattro punti: «Per prima cosa la Russia deve accettare il cessate il fuoco incondizionato per trenta giorni. Poi deve proseguire il rafforzamento delle forze di difesa dell’Ucraina». E qui potrebbe inserirsi anche un eventuale contingente esterno, «se la Russia rifiuta si dovranno applicare sanzioni più severe al settore energetico e bancario. Infine continuerà il lavoro sull’uso efficace dei beni russi congelati».

PER IL PORTAVOCE di Putin, «la Russia sta facendo tutto il possibile per raggiungere una soluzione pacifica ma le autorità di Kiev evitano sistematicamente i negoziati». Ma se la vicinanza Usa-Ue dovesse resistere ai cambi d’umore di Trump, la retorica del Cremlino si troverà messa a dura prova e Mosca sarà costretta a dare una risposta.