Forzatura dopo forzatura, il decreto sicurezza procede spedito. Mentre i banchi semivuoti della Camera testimoniano il colpo inferto al ruolo del parlamento, la protesta dei movimenti viene fermata dalle cariche della polizia. Oggi il voto blindato imposto dal governo
Colpi di fiducia Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, impone il voto blindato oggi alla Camera. Il «Dl fascistissimo» approda in un’Assemblea semi deserta. Mini maratona oratoria del M5S. Via libera entro la settimana, poi la palla passa al Senato. Le associazioni della Rete a Pieno Regime rilanciano il digiuno a staffetta con 550 aderenti
L’Aula della Camera ieri durante la discussione sul Dl Sicurezza – E. Ma.
Se il ruolo del Parlamento viene cancellato, il Parlamento si svuota. E così al pomeriggio, mentre fuori dal palazzo centinaia di cittadini manifestano contro il decreto Sicurezza approdato in Aula alla Camera per la conversione in legge, il push governativo che ha esautorato il potere legislativo si mostra plasticamente nei banchi vuoti della maggioranza (occupati solo da sei deputati di Fd’I) ma anche purtroppo nella desolazione degli spalti riservati alle opposizioni (sette dem siedono ai loro posti, più folto il gruppo dei pentastellati con ben 12 deputati intenti in una piccola maratona di interventi, sebbene dai tempi contingentati). Qualche parlamentare in più era presente in mattinata.
Ad ogni modo, è in questo panorama che è arrivata ieri senza grandi scossoni la questione di fiducia, posta dall’esecutivo per bocca del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sul «testo delle commissioni riunite identico a quello presentato dal Governo». Ossia, ha precisato, «senza emendamenti e subemendamenti e articoli aggiuntivi», periti sotto la tagliola imposta nelle commissioni. La fiducia verrà votata oggi a partire dalle 18 con appello nominale, poi la Camera proseguirà nell’esame del provvedimento anche in seduta notturna per arrivare al primo via libera giovedì o al massimo venerdì. Dopodiché, con altrettanta rapidità e spregio delle istituzioni, il dl passerà al Senato.
QUELLA SUL «FASCISTISSIMO decreto», come qualcuno lo ha bollato, «è la fiducia numero 89 posta dal governo Meloni», conteggia il relatore di minoranza Riccardo Magi, segretario di +Europa, ospitando a Montecitorio in conferenza stampa le associazioni della «Rete a Pieno Regime» impegnate in un digiuno a staffetta al quale hanno già aderito più di cinquecento persone e in altre iniziative di resistenza passiva e disobbedienza civile al provvedimento. Nella sua relazione di minoranza, Magi demolisce punto per punto il decreto e invita «l’assemblea a respingere in toto» il testo che, con i suoi 14 nuovi reati penali e nove aggravanti, risulta un maxi contenitore di norme «scritte male – sostiene il deputato di +Europa – ingannevoli, indeterminate, in parte incostituzionali e improntate al peggior populismo penale».
Provo sgomento di fronte alla grande spregiudicatezza nell’inventare norme, un’inventiva che sconfina nell’illegalità Grazia Zuffa
Nel metodo, poi, con quel ricorso ingiustificato alla decretazione d’urgenza da parte del governo al solo fine di aprire uno scivolo immediato al ddl che era giunto ormai, dopo un anno e mezzo, alle ultime battute in Parlamento, il provvedimento governativo costituisce «un salto di qualità» (si fa per dire) e mostra l’«uso spregiudicato delle prerogative delle camere, delle commissioni e dei presidenti della Camera e del Senato, il cui silenzio – conclude Magi – è grave e spaventa». Antigone, Arci, Cnca, Cgil, Forum droghe e Società della Ragione, da parte loro, spiegano in conferenza stampa in che modo il «decreto liberticida» cambierà nel concreto «la vita delle persone, soprattutto dei più fragili» e perché quel testo costituisce una svolta preoccupante che ci fa passare «dallo Stato di diritto alla Stato di prevenzione». «Questo decreto non è in linea con i pacchetti sicurezza che da decenni infestano il nostro Paese – rimarca l’ex sottosegretario alla Giustizia Franco Corleone – ma rappresenta un balzo verso la costruzione di uno Stato etico e di polizia, con norme che addirittura peggiorano il codice Rocco», ereditato del regime fascista.
La redazione consiglia:
Manganello nelle piazze, clava nei palazziNATURALMENTE la cosa non scalfisce minimamente la premier Giorgia Meloni che, anzi,
su X esulta per «i primi sgomberi immediati di immobili occupati abusivamente» già eseguiti secondo le nuove norme del decreto che, afferma, «consentono finalmente un intervento veloce e il ripristino rapido della legalità» per «tutelare i più deboli e difendere la proprietà privata». «Dalle parole ai fatti!», le fa eco il suo vice Matteo Salvini. D’altronde, è questo uno dei cavalli di battaglia più emblematici delle destre di governo che picchiano forte per demolire quello che il quotidiano romano Il Tempo ha definito lo «Ius Salis», titolo rilanciato sui social dal sottosegretario Andrea Delmastro con tanto di foto dell’eurodeputata di Avs Ilaria Salis.
AL NETTO della propaganda, conviene invece ascoltare Corleone quando sostiene che il colpo di mano con il quale il governo ha inglobato il ddl nel decreto legge è una sorta di prova di forza: «Se passa questo, possono far passare qualsiasi cosa, senza limiti». E quando cita Grazia Zuffa, la compianta fondatrice di Forum Droghe, che diceva di provare «sgomento di fronte alla grande spregiudicatezza nell’inventare norme, un’inventiva che sconfina nell’illegalità».