Israele affonda i colpi in Iran. Centinaia di morti, centrata la tv di Stato. Teheran: reagiremo. Netanyahu annuncia che l’obiettivo è la guida suprema Khamenei. E ottiene il via libera dell’Occidente. Al G7 Trump blocca l’invito alla diplomazia. Spazio solo alla guerra
Il vertice Non ci sarà un comunicato congiunto per evitare le bizze del presidente, che rifiuta anche una blanda dichiarazione sulla de-escalation
I leader del G7 al summit in Canada – Ludovic Marin/Epa
Per il presidente che prometteva di ripristinare in poche ore la pace nel mondo, perfino una blanda dichiarazione che invoca la de-escalation fra Israele e Iran si spinge troppo in là. Lo riporta la Cnn a proposito della bozza di comunicato sulla guerra in corso, sponsorizzata dai capi di stato e governo dell’Unione europea e approvata dai leader del G7 riuniti in Canada. Meno uno: Donald Trump. E questo nonostante la bozza sottolinei il diritto di Israele a difendersi e ribadisca che l’Iran non può dotarsi di armi nucleari.
D’ALTRONDE lo stesso comunicato finale congiunto, prassi di tutti i G7, è relegato a gesto diplomatico retrò ancor prima dell’inizio del summit. Come riporta Bloomberg, gli ospiti canadesi hanno preferito optare per una soluzione in cui i leader firmeranno diversi comunicati su altrettanti temi, lasciando loro la libertà di sottoscrivere congiuntamente solo quelli che preferiscono. Una soluzione frammentata per far fronte alla volubilità di Trump – che nel 2018 sempre in Canada aveva sottratto la sua firma all’ultimo minuto perché offeso dalle dichiarazioni dell’allora primo ministro Justin Trudeau alla conferenza stampa finale – e alla sua prevedibile indisponibilità ad allinearsi ai sette su alcune delle sfide più pressanti per il consesso dei paesi più ricchi del mondo. Fra cui la guerra in Ucraina, quella a Gaza, le tematiche ambientali e sociali. Secondo Reuters i dossier già scartati dagli Usa sono quelli sulle migrazioni, l’intelligenza artificiale e le catene di approvvigionamento dei minerali critici.
Fin dall’incontro con i giornalisti a margine del bilaterale con il primo ministro canadese Mark Carney, che ieri ha dato il via al summit, Trump ha dato prova del suo scarso interesse per i temi del G7 e ha subito divagato sulle sue ossessioni, a partire da quella per il suo predecessore che l’anno scorso figurava tra i sette al summit di Bari. «Biden ha consentito a 21 milioni di persone di entrare nel nostro Paese, di cui gran parte sono assassini, membri di gang, carcerati. Svuotano le prigioni negli Stati uniti. La maggior parte di loro si trova nelle città, tutte le città blu, governate dai democratici, che vogliono servirsene per farli votare. Questo non accadrà».
REDUCE dalla chiamata con Vladimir Putin lo scorso week end, Trump coglie l’occasione per scagliarsi anche contro due avversari storici. «Il G7 un tempo era il G8. Barack Obama e un tale di nome Trudeau non volevano che la Russia ne
facesse parte. E direi che si è trattato di un errore, perché non credo che in questo momento ci sarebbe una guerra se la Russia fosse stata dentro. E non ci sarebbe una guerra – ha aggiunto virando sulla terza persona – se quattro anni fa Trump fosse stato presidente».
E questo nonostante la chiamata con Putin non sia stata fra le più proficue, dato che poco prima dell’apertura del G7 la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha annunciato che gli Stati uniti hanno cancellato il prossimo ciclo di negoziati che si sarebbero dovuti tenere a Mosca. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, l’anno scorso ospite d’onore dei leader del G7, arriverà oggi in Canada dove ha detto di auspicarsi di poter incontrare Donald Trump: «Una delle questioni che discuterò con lui è il pacchetto di difesa che l’Ucraina è pronta a acquistare».
NONOSTANTE la sua indisponibilità a firmare il comunicato sul conflitto Israele-Iran, parlando con i giornalisti Trump ha indirettamente consegnato il suo messaggio a Teheran: «Direi che non sta vincendo la guerra». E dovrebbe parlare con Israele «prima che sia troppo tardi». «Credo ci sia un consenso sulla de-escalation – ha affermato dal canto suo il primo ministro britannico Keir Starmer – Ovviamente, ciò che dobbiamo fare ora è coordinarci su questo e fare chiarezza su come possiamo raggiungerla».
TUTTO MOLTO VAGO, nel corso di un summit che suo malgrado ruota intorno all’elemento più distruttivo di qualunque possibile accordo: al vertice «lo scenario migliore è l’assenza di liti», ha detto a Bloomberg il presidente dell’Atlantic Council. Anche il paese ospite ha una postura molto diversa rispetto all’ultimo summit in Canada nel 2018: insulato dalle proteste in un resort nelle Montagne rocciose, e aperto invece a ospiti “problematici” come Mohammad bin Salman (che ancora una volta ha declinato l’invito) e il primo ministro indiano Narendra Modi. Fra gli invitati speciali di Carney anche Brasile, Corea del Sud, Australia e Messico – la presidente Claudia Sheinbaum incontrerà Trump di persona per la prima volta dal suo insediamento. E discuterà con il Canada, anch’esso colpito dai dazi al 50% su metalli e alluminio, di nuovi accordi commerciali. A poche settimane dalla scadenza dell’ultimatum sui dazi Usa al 10%, “universali” e su tutte le merci, i rapporti economici con Washington saranno senz’altro al centro di molti degli incontri bilaterali con Trump.
IERI SI È TENUTO anche l’incontro fra Trump il presidente francese Emmanuel Macron, che in viaggio per il Canada ha fatto tappa in Groenlandia, il territorio autonomo danese su cui il presidente Usa ha più volte affermato le sue mire espansionistiche. Reuters riporta che il dialogo è stato incentrato sui dazi, l’Ucraina e la crisi in Medio oriente. Nulla invece è trapelato sul bilaterale di Trump con il cancelliere tedesco Friedrich Merz.