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La sentenza La detenzione amministrativa è illegittima, ma per la Corte deve intervenire il legislatore. Una decisione tra luci e ombre. I legali dei migranti: la useremo per chiedere la libertà

Roma, il Cpr di Ponte Galeria, Ansa Roma, il Cpr di Ponte Galeria – Angelo Carconi / Ansa

La detenzione amministrativa dei cittadini stranieri viola i diritti fondamentali e la Costituzione. Diversamente da quanto richiede l’articolo 13 della Carta, infatti, la legge disciplina i «casi» del trattenimento nei Cpr ma non i «modi». Significa che mancano le garanzie ai migranti privati della libertà personale, a partire dall’individuazione di un giudice competente (come la magistratura di sorveglianza per le carceri).

Lo ha stabilito ieri la Consulta che però si è fermata ad accertare l’incostituzionalità della norma, senza dichiararla. In gergo tecnico si chiama «sentenza monito»: i giudici delle leggi riconoscono l’offesa di un diritto ma si dichiarano impossibilitati a risolverlo. «Gli strumenti del giudizio di legittimità costituzionale sulle leggi non permettono a codesta Corte di rimediare al difetto». Solo per tale motivo le questioni sollevate, con grande coraggio, dalla giudice di pace di Roma Emanuela Artone sono inammissibili. Dovrà dunque intervenire il legislatore che ha «l’ineludibile dovere di introdurre una disciplina compiuta».

LA DIFFERENZA tra le motivazioni e l’esito apre a differenti interpretazioni della comunità dei giuristi. Fulvio Vassallo Paleologo, avvocato e già docente di diritto d’asilo e status costituzionale dello straniero all’università di Palermo, ne dà una lettura molto critica: «Un capolavoro di ipocrisia. Viene dichiarata l’inammissibilità per aggirare i problemi dopo una brillante analisi tecnico-giuridica. Con una capriola argomentativa contenuta nella parte finale la giurisdizione si piega all’esecutivo».

Di avviso diverso il professore ordinario di diritto costituzionale e pubblico della Sapienza Marco Benvenuti: «Le affermazioni di principio sull’illegittimità costituzionale del sistema di trattenimento sono inequivocabili e possono produrre effetti concreti sia se il legislatore darà seguito alla decisione, sia in caso contrario». Benvenuti ritiene che in astratto la Consulta avrebbe potuto osare di più, ma in concreto era molto complesso perché c’è un precedente diretto. Nel 2022 la sentenza della stessa Corte relativa alle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) ha stabilito che anche in presenza di violazione della libertà personale serve in prima battuta una soluzione di sistema. Una legge.

IN GENERE IL RISCHIO delle sentenze monito è che restino inascoltate. Nonostante questa presenti toni più edulcorati di altre, stavolta andrà in maniera completamente diversa: in serata il ministero dell’Interno ha fatto trapelare che «gli uffici erano già impegnati nella redazione di una norma di rango primario».

Come al solito, sarà un decreto. Per sbrigarsi, perché il governo teme che le motivazioni siano utilizzate dai difensori dei migranti detenuti nei centri in Italia o in quello di Gjader. Gli avvocati Eugenio Losco, Mauro Straini e Gianluca Castagnino hanno immediatamente depositato un’istanza per chiedere la liberazione di un loro assistito rinchiuso nel Cpr romano di Ponte Galeria. «La decisione della Consulta si può utilizzare in tanti modi. A partire dal ricorso d’urgenza ex articolo 700. Probabilmente già domani (oggi, ndr) sarà chiamata in causa nella richiesta di convalida di un trattenimento in Albania», afferma l’avvocato Salvatore Fachile.

«LA SENTENZA è utile anche nelle cause per risarcimento danni – aggiunge il legale – Come Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione la useremo nella causa al Consiglio di Stato in cui contestiamo la legittimità del capitolato di appalto per i Cpr, un’ulteriore delega al privato nella gestione dei modi del trattenimento. Soprattutto riguardo al diritto alla salute».