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Riarmo Landini: «La mobilitazione a disposizione di tutti». Gli altri sindacati per ora non raccolgono l’invito. Timori sulla partecipazione dei giovani

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini – LaPresse

Le bizzarre accuse dei liberali ai sindacati di scioperare contro il genocidio a Gaza e non per i lavoratori sono durate lo spazio di una giornata. La Cgil ieri ha confermato la giornata di mobilitazione nazionale del 25 ottobre contro le politiche economiche del governo che «peggiorano le condizioni di vita e di lavoro della stragrande maggioranza delle persone, colpendo lavoratori, pensionati, giovani, donne».

DA NAPOLI, dove era in corso l’assemblea della Cgil campana, Maurizio Landini ha rilanciato l’appuntamento argomentando: «In questi tre anni, a causa del drenaggio fiscale, i lavoratori dipendenti e i pensionati hanno pagato 24 miliardi di tasse in più perché è aumentata l’inflazione al 16%, noi stiamo chiedendo che questi soldi siano restituiti a chi li ha pagati sotto forma di investimenti sulla sanità, sulla scuola, nei salari».

La piattaforma della manifestazione, che si terrà a Roma a ridosso dell’approvazione della legge di bilancio, è pubblica da settimane. Include temi come lo stop al riarmo, la tassazione delle grandi ricchezze, gli investimenti sulle politiche abitative e sociali, i rinnovi dei contratti nazionali e il contrasto alla precarietà, l’introduzione del salario minimo e della legge sulla rappresentanza. Quello che è cambiato in questi giorni però sono le dimensioni dei cortei che, con la questione palestinese, hanno raggiunto cifre di partecipazione che non si registravano da decenni. Le ultime, ha detto il segretario generale ieri, sono state «giornate straordinarie con milioni di persone in piazza, che hanno visto una nuova generazione di giovani prendere parola». «Credo che sia assolutamente importante che questa battaglia in nome del popolo palestinese e della pace si colleghi a quella sulle politiche economiche e sociali che in questo paese devono essere fatte», ha aggiunto.

NONOSTANTE la poderosa e ancora funzionante macchina organizzativa del sindacato, però, a Corso Italia qualche grammo di ansia da prestazione si percepisce. Impossibile fare i numeri del 4 ottobre, ovviamente, si tratta pur sempre di una convocazione sindacale. Però l’intenzione di allargare la partecipazione anche ai nuovi soggetti che si sono fatti avanti sulla questione palestinese, studenti e giovani per lo più, è tangibile.

Non si tratta solo di augurarsi che non ci sia il reflusso e che la spinta propulsiva del dissenso sul genocidio si trasferisca anche su altre proteste. «La vera sfida – ragionano da Corso Italia – è raccogliere questa forte carica di ribellione dei ragazzi, tentare alleanze con i movimenti di studenti e di precari, lavorare pancia a terra per portare le istanze dei giovani nel sindacato». La Cgil, che solo poche settimane fa poteva comunicare con soddisfazione di aver guadagnato nel 2025 «22.493 nuove iscrizioni e oltre 30 mila tra coloro che hanno meno di 35 anni», dopo la mobilitazione per la Palestina agganciata prima dai sindacati di base, si ritrova a inseguire. L’obiettivo delle prossime due settimane diventa quindi quello di dover trovare modi per trattenere quelle tessere.

INTANTO DALLA SEGRETERIA specificano che «non sarà uno sciopero, quindi non ci sarà nessuno obiettivo di adesione minima: si tratta di un corteo a Roma di sabato». E, si augurano, piuttosto «dignitoso», il che vuole dire, tradotto, che si aspettano sulle 100 mila persone.

LANDINI PER PRIMO sembra aver fatto tesoro delle polemiche scaturite dall’iniziale divisione con i sindacati di base sullo sciopero generale in sostegno della Global sumud flotilla e spiega che «il 25 di ottobre, per quello che ci riguarda, è una data di mobilitazione che mettiamo a disposizione di tutti, a partire da tutte le associazioni della Via maestra (la piattaforma valoriale condivisa anche con Anpi, Acli, Emergency, Libera, che ha manifestato la prima volta proprio il 7 ottobre 2023, ndr), proprio per indicare quella che è un’altra agenda economica e sociale che deve essere messa in campo». Per aggiungere: «Alla luce di quello che è avvenuto, è necessario anche indicare l’obiettivo di fermare il genocidio, di bloccare il governo Netanyahu e di interrompere i rapporti commerciali tra Italia e Israele».

Per concludere: «Mai come adesso la lotta per la pace, la lotta per il lavoro, la lotta per la democrazia, sono un tutt’uno». Fino a ieri sera dagli altri sindacati nessuna risposta.