Regionali Dopo il voto in Toscana, al di sotto delle aspettative, i parlamentari si riuniscono in assemblea
Come da previsione, la mozione delle forze di maggioranza sul Memorandum tra Italia e Libia per la gestione dei flussi migratori è stata approvata. Il documento della destra chiede al governo di «proseguire la strategia nazionale di contrasto ai trafficanti di immigrati e di prevenzione delle partenze dalla Libia, fondata sul Memorandum del 2017, procedendo al rinnovo dello stesso» ed è passato con 153 voti favorevoli, 112 contrari e 9 astensioni.
Le opposizioni, come annunciato, hanno presentato due mozioni, entrambe con parere negativo del governo. Quella proposta da Partito democratico, Alleanza Verdi Sinistra, Italia viva e +Europa chiedeva al governo di «non procedere a nuovi rinnovi automatici del Memorandum con la Libia, sospendendo immediatamente ogni forma di cooperazione tecnica, materiale e operativa che comporti il ritorno forzato di persone verso il territorio libico». Premeva per una revisione integrale degli accordi bilaterali con la Libia. Ma, ed ecco il fatto politico, il Movimento 5 Stelle si è distinto dalle altre forze chiedendo «l’interruzione del rinnovo automatico del Memorandum al fine di procedere alla sua revisione». Non un rigetto totale, insomma.
A sondare i parlamentari pentastellati, che martedì sera si sono incontrati in assemblea, emerge che questa scelta non è legata agli esiti del voto in Toscana, dove il M5S ha raccolto meno voti di quanto sperassero. Perché è vero che in molti, tra gli eletti, hanno posto il problema di doversi ritagliare una posizione autonoma e riconoscibile dentro l’alleanza, pur riconoscendo la direzione indicata da Conte verso la costruzione di un’alternativa alla destra. Ma non può dirsi che questa presa di posizione, su un tema da sempre sensibile tra i 5 Stelle come l’immigrazione, sia una novità dettata da riposizionamenti tattici dell’ultim’ora. «Da sempre discutiamo ed evidenziamo differenze sul tema – assicura un senatore – La mozione autonoma sul Memorandum va letta in questo quadro».
Insomma, la cosa curiosa è che dopo mesi in cui il Pd di Elly Schlein si è sentito dire che stava «inseguendo» il M5S, adesso i risultati delle prime tre regioni fanno pensare il contrario: che sia il M5S ad aver perso voti, tra astensione e dispersione dei consenti, scegliendo di entrare in coalizione anche con candidati presidente che parte della base considerava problematici come Matteo Ricci ed Eugenio Giani.
L’altro tema oggetto di discussione tra gli eletti riguarda le gerarchie interne: di fronte a battute d’arresto chi deve trarne le conseguenze? Da qui deriva l’uscita di Chiara Appendino, che nel corso dell’assemblea ha detto di essere pronta a farsi da parte e prendersi le proprie responsabilità di fronte a risultati al di sotto delle aspettative. L’ex sindaca di Torino è uno dei cinque vice di Conte. La sua carica scade a breve, quando si voterà per rinnovare la carica del presidente (non risultano pretendenti credibili, semplici iscritti). E il leader insiste coi suoi: «I conti li faremo alla fine». Per adesso tutti concentrati sulla Campania.
