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La richiesta di autonomia dell’Emilia-Romagna è diversa da quella di Veneto e Lombardia perché non viola il principio di equità fiscale, non ha spirito neoseparatista ma sconta comunque errori fondamentali che vanno corretti.
Non servono all’Italia né un neocentralismo – come quello della riforma costituzionale bocciata il 4 dicembre 2016 - né un autonomismo “alla carta”: oggi, 5 regioni sono “a statuto speciale”, tre hanno chiesto accordi diversi fra loro per materie e competenze; altre cinque hanno annunciato richieste diversificate di maggiore autonomia, infine sette non hanno finora chiesto nulla.
Si determinerebbe una grave confusione.
Per evitare che questo accada l’attuazione dello specifico articolo della Costituzione (116, terzo comma) può avvenire solo dopo aver determinato i Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), i fabbisogni standard, un coordinamento con la legge 42 del 2009 sul federalismo fiscale e dopo aver approvato una legge quadro che fissi i limiti tassativi entro i quali la legislazione regionale deve muoversi, riponendo al centro delle decisioni il voto del Parlamento.
Noi siamo per un regionalismo cooperativo e solidale, non si può lasciare alla libera interpretazione delle regioni l’esercizio di funzioni essenziali quali sanità, istruzione e ambiente perché ciò significherebbe mettere a rischio i diritti fondamentali di tutti i cittadini che vivono nel nostro paese.

EDWARD JAN NECKI
Candidato al Consiglio Regionale
EMILIA ROMAGNA CORAGGIOSA