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Approvato a larghissima maggioranza il nuovo accordo sulla gestione della ristrutturazione degli stabilimenti Cisa -Allegion di Faenza. L'ipotesi di accordo, raggiunta al Ministero dello Sviluppo economico qualche giorno fa, ha visto una marcia indietro dell'azienda che, a fronte del non raggiungimento del numero di 130 dimissioni incentivate, aveva dichiarato di non voler onorare la clausola sociale sottoscritta nel precedente accordo che escludeva i licenziamenti.

La data del 30 settembre per le dimissioni volontarie è stata prolungata fino al 31 dicembre, e poi al 31 marzo 2017, seppur con un incentivo ridotto.

Sarebbe stato ben strano, e inaccettabile, che l'azienda, a fronte degli impegni stabiliti nel primo accordo, e poi da una gestione del processo di ristrutturazione pieno di problemi, ritardi, cambiamenti di destinazione delle delocalizzazioni, volesse rivalersi unicamente sui lavoratori, solo perché mancherebbero poche unità al raggiungimento del numero di riduzione del personale indicato.

Tuttavia, anche se oggi la questione è stata tamponata, restano le preoccupazioni soprattutto sulla parte propositiva del vecchio accordo. Le macchine di produzione escono dalla fabbrica, ma le nuove linee di produzioni per le serrature elettroniche, il famoso "Centro di eccellenza per la ricerca e lo sviluppo" tardano a vedersi. E' su questi, e su altri investimenti, che si determinerà se c'è un futuro per una presenza qualificata della Cisa a Faenza.