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Congresso Cgil. L'elezione di Maurizio Landini invece aprirebbe un processo virtuoso nel sindacato e nella società

Vincenzo Colla ha avanzato la sua candidatura alla segreteria generale della Cgil. Era suo diritto farlo, e l’ha fatto. Coerentemente all’impostazione sua e dei suoi sostenitori non l’ha fatto quando tutti gli iscritti avrebbero potuto pronunciarsi.

Ma a congressi territoriali e di categoria conclusi. Quasi tutti tranne quello dei pensionati, su cui più o meno esplicitamente punta per fare il ribaltone, rispetto ai congressi degli attivi, regionali e di categoria, che hanno vista un consenso largo per la candidatura di Landini.

Se in punta di diritto la sua scelta è ineccepibile, rivela però uno strano modo di intendere la democrazia dell’organizzazione. «Far votare il segretario agli iscritti è populismo, sarebbe un cedimento alla logica plebiscitaria imperante», hanno detto e scritto alcuni dei suoi sostenitori.

E allora, dato che secondo stime non contestate da loro stessi, la stragrande maggioranza degli iscritti è per Landini, facciamo il Congresso tutti coperti dal documento unitario, e facciamo eleggere il maggior numero possibile di delegati che in Landini non si riconoscono, col minor clamore possibile. Poi quando gli iscritti non hanno più voce in capitolo avanziamo la candidatura. Ineccepibile, statuto alla mano.

Ma se ci sono differenze nel modo di intendere il documento unitario così rilevanti da avanzare una candidatura alternativa a quella proposta da Susanna Cammusso, perché non avanzarla limpidamente nei congressi di base, e dar modo anche agli iscritti di capire e di valutare le differenze di impostazione e di linea, e di eleggere i delegati sulla base di una discussione limpida e trasparente? Difendere la democrazia delegata in tempo di populismo plebiscitario è sacrosanto, specialmente di questi tempi, ma proprio per questo gli iscritti, tutti gli iscritti, hanno il diritto di sapere cosa pensano e come si comporteranno, rispetto ad una questione così rilevante, quelli che delegano. A meno che non si punti ad una composizione del un gruppo dirigente in contrasto con la volontà della maggioranza del proprio popolo.

Pur tuttavia alla resa dei conti i sostenitori di Landini fra i delegati fin qui eletti sono una maggioranza ampia. Ma il soccorso Colla e i suoi se lo aspettano dal congresso dei pensionati. Francamente non mi sembrerebbe un gran segnale di rinnovamento mettere nelle mani dei pensionati, con tutto il rispetto dovuto a questa categoria, la scelta del segretario generale della Cgilo. Confermerebbe l’immagine interessata diffusa dai media e da gran parte della politica di una Cgil vecchia, con la testa e le risorse che le derivano dal passato più che di un sindacato capace di fare i conti col mondo che cambia.
Nella sua conferenza stampa successiva all’autocandidatura Colla esplicita alcuni punti di differente sensibilità nella interpretazione del documento congressuale unitario rispetto a Landini. Difficile cogliere sostanziali differenze, se non una preoccupante accentuazione rispetto alla priorità delle grandi infrastrutture, Tav compresa, e degli investimenti nella filiera energetica per rendere anche per questa via più competitive le nostre imprese. Con un’idea di sviluppo e di crescita nei parametri tradizionali, quelli che stanno portando il modo sulla soglia del disastro ecologico. Mi pare l’argomentazione di Colla anche un passo indietro rispetto al documento unitario e al Piano per il lavoro, che vedeva nella puntuale manutenzione del territorio, nel risparmio energetico, nell’incremento delle energie rinnovabili, la strada maestra per creare buona e stabile occupazione. Capace di durare perché fa durare il mondo, contrastando il disastro ambientale verso cui ci avviamo.

Infine un’ultima considerazione. Chi ha partecipato di questi tempi alle manifestazioni delle donne, degli studenti, dei riders e dei giovani ricercatori precari, delle associazioni dei migranti e di quelle che i migranti concretamente li aiutano e li sostengono, laiche e cattoliche, contro gli orrori del governo giallo verde, ha sentito assieme alla grande determinazione nella difesa dei valori costituzionali messi in discussione, una voglia grande di una dimensione più ampia, che sappia fare sintesi della insoddisfazione crescente per lo stato del nostro paese. E un po’ di rabbia verso la sinistra politica, sempre più impegnata a discutere del proprio ombelico.

Il Congresso della Cgil, i contenuti del documento congressuale unitario, la scelta di Landini come segretario generale, ha suscitato fra loro, spesso lontani dalla Cgil, una qualche speranza che una nuova e più avanzata fase di lotta fosse possibile. Con la Cgil e con il rilancio dell’unità sindacale. Il mio timore è che la candidatura di Colla, e il modo in cui è avvenuta, faccia percepire la stessa vicenda della Cgil nei termini disillusi e disincantati con cui si guarda il dibattito a sinistra. Chiuso nei personalismi e nei recinti autoreferenziali.

L’augurio è che il Congresso della Cgil sappia sfatare questa brutta impressione.