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Riviste. Sull'ultimo numero di "Alternative per il socialismo" saggi e interventi indagano su come la pandemia stia ponendo il mondo di fronte a un bivio

 

«Il virus nel capitalismo». È una riflessione intorno alle sfide poste alla società globale dalla stagione della pandemia quella da cui muove, fin dal titolo, l’ultimo numero di Alternative per il socialismo (Castelvecchi, pp. 204, euro 15) che invita a misurarsi con una realtà che si annuncia ancor più sinistra di quanto si potrebbe immaginare.

«NON È VERO – sottolinea l’editoriale del trimestrale diretto da Fausto Bertinotti – che domani, dopo che il virus sarà sconfitto, saremo tutti migliori e che, con noi, sarà migliore il mondo in cui viviamo» Si tratta di una formula, quest’ultima, che non è né innocente né neutrale e che cerca di nascondere «la concreta organizzazione della società, la natura sociale della sua struttura, la questione del potere e oscura le contraddizioni e il duro disagio sociale di cui è fatta la realtà e la quotidianità della vita». E questo, anche perché è altrettanto fuorviante ritenere che «il virus sia democratico» e che le reazioni delle persone al rischio non siano fortemente connotate in termini sociali. Perciò, è vero piuttosto il contrario, vale a dire che «la crisi del virus radicalizza la crisi di società nella quale si è manifestata e radicalizza il bivio in cui ci troviamo». In questo senso, «il virus funziona come una gigantesca lente d’ingrandimento sui problemi del mondo, dell’Europa e del Paese».

Interrogarsi, come fanno i contributi ospitati dalla rivista, sullo stato della politica al tempo del coronavirus (Bertinotti), significa perciò fare i conti con la crisi economica e la recessione «che verrà» (Gianni), i problemi della sanità (Garattini), come la sfida politica sulla salute che dentro la maggioranza di governo e non solo seguirà inevitabilmente la pandemia (Cavicchi), oltre alla relazione tra il virus e l’ambiente (Tamino) o alla situazione del commercio mondiale durante questa fase (Di Sisto).

MA ANCHE, come spiega Bianca Pomeranzi («Il Covid tra l’io e il noi della politica», invita a riflettere sul contesto nel quale tutto ciò sta accadendo: «Con il Covid 19 la necro-politica della nostra epoca è stata messa in mostra in modo radicale. Tutto uno stile di vita è stato visto nella sua illogica sistematizzazione definita dai modelli di produzione e consumo».

Mentre Tommaso di Francesco confronta in «Epidemia per voi» un «poemetto “attuale”» scritto nel 1974, un racconto familiare dell’epidemia di Spagnola durante la Prima guerra mondiale con il delirio della pandemia delle merci. «Da un’epoca presente proprio triste, alla/ stanza accanto e a quell’altra proprio distratta/ incontra uno sicuramente vivo e bello/ appassionato alla mala sorte, ti chiede l’augurio/ e il rito dell’occhio nel tuo più illuminato dopodomani,/ dopodomani morto,/ chiudono famiglie intere/ oggi erano vivi, dopodomani morti, perché/ morti tutti al fronte, donne ragazzi vecchi/ morivano piùcchealtro…».

ACCANTO all’ampio dossier sul virus, Alternative propone alcuni saggi e interventi che affrontano altri temi d’attualità. Come l’ampia disamina di un argomento fin troppo evocato in un’epoca di «fughe» patriottiche dalla crisi della globalizzazione: «Per una critica del “sovranismo economico”», di Giorgio Colacchio e Guglielmo Forges Davanzati. Mentre in vista del voto americano, Sandro Portelli firma un articolo dal titolo «Elezioni Usa: contro la normalità», nel quale riflette sul fatto che per battere Trump sarà necessario «riuscire a pensare, a dire e a far ascoltare qualcosa di nuovo e di diverso dal ritorno a una normalità diventata insopportabile».

Infine, in occasione del 150° anniversario della sua nascita, la rivista propone il testo di un discorso di Lenin mai pubblicato in italiano e pronunciato nel 1920 di fronte alla Conferenza del Partito Comunista Russo.