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Ambiente. Il governo non ha idea di come caratterizzare il rilancio, in piena emergenza climatica, per spendere al meglio i 209 miliardi di euro del Recovery Fund

Pala eolica

 

Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad uno dei tanti eventi estremi, ormai un’abitudine anche da noi. Piogge torrenziali al Nord, esondazioni e vie di comunicazione interrotte, come accaduto sull’Autobrennero, trombe d’aria, e il tragico calcolo delle vittime.

Avvenimenti che rendono surreale il dibattito sul Recovery Plan. Ne abbiamo sentite di tutti i colori. Il ministro delle infrastrutture Paola De Micheli ha presentato un piano Italia Veloce molto bipartisan, con condivisibili opere infrastrutturali, in primis ferroviarie, per rendere civile la modalità di trasporto di persone e merci nel centro sud ma anche le solite e inutili autostrade e pedemontane nel nord. Poi ha messo la ciliegina sulla torta con il tunnel sotto allo Stretto di Messina.

Il premier Conte nelle sue quotidiane conferenze stampa durante gli Stati generali dell’economia ha citato un solo impianto energetico: il progetto di Eni per confinare la CO2 nei fondali davanti alla costa ravennate, presentandolo come unico al mondo (con i soldi dei contribuenti è molto semplice farlo). Il governo non ha idea di come caratterizzare, in piena emergenza climatica, il piano per il rilancio dell’economia per spendere al meglio i 209 miliardi di euro del Recovery Fund. E questo è imperdonabile.

Le Regioni soffrono della stessa sindrome del governo nazionale. In Emilia Romagna diversi assessori regionali e il governatore Bonaccini, dopo aver chiesto a gran voce al governo di finanziare alcune autostrade, si sono scagliati contro l’impianto eolico proposto davanti alla costa riminese paventando problemi al paesaggio e al turismo, sostenendo invece il progetto di eolico off shore davanti a Ravenna proposto da Saipem, azienda partecipata di Eni (a quanto pare c’è eolico ed eolico).

In Sardegna, dopo aver approvato un terribile piano casa che smonta la norma urbanistica voluta dall’allora governatore Soru, la Regione si è scagliata contro un parco eolico off shore che disterebbe 35 km dalla costa (Legambiente, Greenpeace e Wwf sono favorevoli), invisibile dalla terraferma, lamentando, bontà sua, problemi paesaggistici.

Per rilanciare l’economia bisogna puntare solo sulle tecnologie pulite. L’Italia deve dismettere le centrali a carbone senza investimenti sul gas, spingendo al massimo sull’efficienza e sulle fonti rinnovabili, nessuna esclusa, a partire dall’eolico, a terra come a mare, e dal fotovoltaico, anche sui terreni agricoli (i tetti non bastano) con le nuove soluzioni tecnologiche che permettono di coltivare e allevare, producendo anche l’energia elettrica e termica per decarbonizzare le aziende agricole.

Per arrivare a rifiuti zero a smaltimento, serve realizzare mille nuovi impianti di riciclo, a partire da quelli per produrre compost e biometano, utile per decarbonizzare anche la filiera dei trasporti, senza più prorogare l’entrata in vigore della plastic tax.

Non si devono più usare i soldi pubblici per finanziare l’ennesima rottamazione delle auto, come fatto col decreto Rilancio, ma si deve spingere sulla mobilità sostenibile, a cominciare da quella elettrica, partendo dai grandi centri urbani, e finanziare solo i progetti dell’industria manifatturiera per rendere innovativi e puliti i cicli produttivi e i prodotti, partendo da automotive, chimica e metallurgia.
Si deve finanziare solo lo sviluppo dell’agroecologia, puntando sulla qualificazione ambientale dell’agricoltura integrata e sullo sviluppo del biologico.

Tra le decine di migliaia di cantieri da finanziare coi fondi europei ci sono anche la bonifica dei siti industriali e delle discariche abusive, la realizzazione dei depuratori e di nuove discariche per lo smaltimento dell’amianto, lo smantellamento delle piattaforme offshore di idrocarburi non più produttive, gli interventi di riduzione del rischio idrogeologico, l’abbattimento degli edifici abusivi, la ricostruzione post terremoto e la diffusione della banda ultra larga.

Non si parla di quello che serve alla collettività, ma di quello che vogliono le solite lobby. Il governo italiano ha un’occasione irripetibile per modernizzare il Paese, scegliendo la lotta alla crisi climatica e la riconversione ecologica dell’economia. Dimostri coi fatti se crede veramente nel Green New Deal made in Italy, di cui tanto hanno parlato M5s, Pd, Iv e Leu all’inizio dell’avventura del Conte 2.

*Presidente nazionale di Legambiente