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Intervista. Parla il segretario generale della Filt Cgil: "Nella fase più acuta della pandemia, quando i vaccini erano solo una speranza, i protocolli sulla sicurezza hanno permesso a un comparto molto ramificato di reggere l'urto del virus. Invece questa volta il governo non ha colto la complessità del settore sul tema dell'accesso al lavoro".

Stefano Malorgio, segretario generale della Filt Cgil

 

Stefano Malorgio, segretario generale della Filt Cgil

Di fronte alla circolare del Viminale che martedì “invitava” solo le imprese del settore portuale a offrire gratis i tamponi, i sindacati confederali della logistica e del trasporto hanno subito fatto notare l’incongruenza (“Riteniamo si debba richiedere l’estensione della raccomandazione della circolare a tutti i settori dei trasporti, e dei servizi ausiliari ed accessori collegati”). E pur cercando di non polemizzare troppo con il “governo dei migliori”, il segretario generale della Filt Cgil, Stefano Malorgio, che ben conosce i protocolli di sicurezza adottati nella fase più acuta della pandemia, grazie all’accordo congiunto fra governo dell’epoca (il Conte bis) imprese e sindacati, ora osserva: “Quei protocolli esistono ancora. E hanno avuto alcuni grandi meriti: i lavoratori e le lavoratrici si sono sentiti in sicurezza, nelle fabbriche come nel nostro settore, dove moltissimi addetti arrivano dall’estero. In quell’occasione fu colta la complessità del sistema e infatti il sistema ha retto, in mesi in cui i vaccini erano solo una speranza lontana. Questa volta no, non sta funzionando, a causa di alcune rigidità di troppo”.
Appena uscito da un’audizione alla commissione lavoro della Camera, dove Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno chiesto regole negli appalti privati come quelle degli appalti pubblici; il rafforzamento legislativo del contratto nazionale vista la proliferazione dei contratti pirata; l’internalizzazione delle attività oggi spesso appaltate, e una particolare attenzione all’autotrasporto perché il 90% delle merci passa di lì, Malorgio guarda a quanto sta accadendo.

– Segretario, al porto di Trieste venerdì scioperano, e anche negli altri scali portuali c’è una forte fibrillazione. Si poteva evitare questa situazione?

“Viste le caratteristiche dell’area del nord-est, che ha una propensione alla non vaccinazione più alta che nel resto della penisola, penso che quello di Trieste sia un caso a sé. Premesso questo, non bisogna dimenticare che il sistema dei trasporti è un sistema fragile. A tal punto che, in tempi non sospetti, avevamo chiesto che fosse inserito ai primi posti nella campagna vaccinale. Perché anche una piccola percentuale di addetti non vaccinati, parliamo del 6-8%, ma operativi, rischia di mettere in default l’intero comparto. Inoltre non si è ancora trovata una soluzione per i moltissimi addetti che vengono dall’estero. Si va dagli autotrasportatori dell’est europeo che non sono vaccinati o hanno lo Sputnik che la Ue non riconosce, ai marittimi con vaccino cinese o privi anche loro di vaccinazione”.

– E’ un’analisi corretta quella di chi punta il dito, come ha fatto oggi il segretario generale della Cisl, contro un governo tentennante e diviso al suo interno, che ha scaricato sul mondo del lavoro e sui sindacati la patata bollente di una conflittualità montante sui vaccini, e soprattutto sul green pass?

“E’ chiaro che l’utilizzo del green pass per poter accedere al proprio lavoro si scarica sugli stessi lavoratori. Intendiamoci, qui non si tratta di essere contrari al green pass, ma di capire se sta funzionando o meno la misura della sospensione delle proprie funzioni e dello stipendio. La mia impressione è che non si sia preparato a sufficienza il terreno, e quindi oggi si devono rincorrere gli eventi. Per giunta non abbiamo avuto alcun ruolo, e questo ci mette in una posizione non facile, nella preparazione del decreto governativo che ha dato alle imprese i compiti di controllo”.

– Così alla fine siamo arrivati alla circolare di ieri del Viminale. Come la giudica?

“Come un elemento di disparità e di disuguaglianza. In parallelo, per la prima volta, c’è una cambio di rotta del governo. Con due difetti: non considerare la complessità del settore, escludendo ad esempio l’autotrasporto, e non considerare l’elemento ideologico del ‘no’ al green pass. Per questo abbiamo risposto, unitariamente, chiedendo l’estensione all’intero settore dell’ ‘invito’ alle aziende a fornire i tamponi gratuitamente”. In definitiva, credo che questa volta il governo non abbia colto la complessità del sistema dei trasporti e della logistica sul tema dell’accesso al lavoro con il green pass”.