Stampa

Intervista. Il presidente dell'VIII municipio di Roma: «Serve un riferimento nazionale per superare la frammentazione. Su Salario minimo e cannabis fare come in Germania»

Amedeo Ciaccheri

 

Un mese dopo i ballottaggi delle comunali i protagonisti delle liste di sinistra nelle grandi città si incontrano oggi a Roma (dalle 10 a «Forma Spazi» in via Cavour 181) per mettere la prima pietra di une rete nazionale che si chiama «Pragmatica». Ci saranno la vicesindaca di Bologna Emily Clancy, la capogruppo della sinistra a Torino Alice Ravinale, la presidente del 9 municipio di Milano Anita Pirovano, l’assessore romano Andrea Catarci con i due neo consiglieri Michela Cicculli e Alessandro Luparelli, il consigliere comunale di Napoli Rosario Andreozzi e Marco Mazzei appena eletto a Milano.
A gestire la tavola rotonda Amedeo Ciaccheri, confermato presidente dell’VIII municipio della Capitale con il 70%. «Siamo una nuova generazione di amministratori che nasce dall’attivismo civico e sta cercando di rigenerare la sinistra a partire dalle città», spiega.

Cosa volete fare “da grandi”?

Vogliamo costruire una piattaforma comune, a partire dalle tante parole d’ordine che ci uniscono: l’ecologismo, il femminismo. Vorremmo dare un contributo, anche al dibattito nazionale, a partire dai temi che viviamo nelle città: il modello di sviluppo, la transizione ecologica, i diritti sociali e civili.

Faccia un esempio.
Penso al programma del nuovo governo tedesco: su salario minimo, legalizzazione della cannabis e tempi per le politiche ambientali ci sono dei passi avanti concreti che dovrebbero insegnarci qualcosa dopo il sostanziale fallimento di Cop26. In Spagna Ada Colau e altre amministratrici stanno organizzando una piattaforma trasversale di sinistra che parte dalle città, «Otras politicas»: sono modelli di pratiche e di contenuti a cui guardiamo con interesse per rigenerare il campo progressista in Italia.

Pensate a una nuova forza di sinistra?
Le amministrative hanno premiato alcuni profili innovativi, nonostante la frammentazione che c’è stata a sinistra. È certamente mancato un riferimento nazionale per queste liste, la frammentazione ha frenato le potenzialità di questo spazio di sinistra. Ora serve un immaginario comune, da affiancare anche a proposte forte per spostare a sinistra l’asse del campo progressista.

L’embrione di un nuovo partito?
Valuteremo insieme quale sarà il risultato finale del percorso. Per ora è indispensabile mettere insieme le nostre esperienze, e allargarci anche ad altre città che non saranno presenti: penso a Trieste, dove la lista di sinistra ha avuto un ottimo risultato, a Latina, a Caserta.

Alternativi al Pd?
Siamo fermamente dentro il campo progressista, ma crediamo alla necessità di una sinistra autonoma dal Pd. Ai dem serve un alleato forte a sinistra, e ci sarà da fare anche una battaglia sui contenuti della coalizione che si candidata a battere le destre.

Su cosa darete battaglia?

Ci sono temi come le ricadute del Pnrr sulle città, i grandi eventi, la difesa dei servizi pubblici che già ci vedono impegnati nelle città dove siamo stati eletti. Poi ci sono i temi sociali, il salario minimo non può restare solo un’evocazione. E i diritti civili che hanno subito una forte battuta d’arresto dopo lo stop del dl Zan. Per non parlare di come declinare la transizione ecologica. C’è un immenso lavoro da fare.

Che rapporto intendete avere con i partiti della sinistra che già esistono?

Con Sinistra italiana c’è già stato un lavoro comune praticamente in tutte le città al voto, a Roma anche con Art.1. L’obiettivo è consolidare una soggettività autonoma della sinistra partendo da una nuova generazione di interpreti che si riconoscono a vicenda in biografie, linguaggi e pratiche.