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Intervista. Il sociologo: «Di colpo un coro di elogi a Luigi, ma non credo che si presterà. Il M5S ha futuro solo se dà voce ai 12 milioni di poveri. Conte? Sarà rieletto e il Pd deve sperare che accada»

 

Professor Domenico De Masi, ci aiuti a fare luce nel caso del M5S. Che succede tra Conte e Di Maio?

Di Maio voleva Draghi al Quirinale, Conte no. La vittoria del secondo ha scatenato la reazione del primo.

Per fare cosa?

Tra un anno si vota e la destra, nonostante tutto, è in vantaggio. L’unico modo per impedire che vincano è un’alleanza tra Pd e M5S. Ma ad oggi è improbabile non solo che vincano, ma anche che riescano a fare un’alleanza. Tutto cospira contro.

Chi o cosa cospira contro?

Ci sono ostacoli interni ai due partiti che sono oggettivi. Ma è dall’esterno che arrivano le spinte più forti per sfasciare tutto.

Chi vuole sfasciare?

Fino a un mese fa praticamente ero l’unico a dire che Di Maio è un ragazzo intelligente. Ora lo scrive anche il Foglio. Si sono accorti di lui perché vogliono che spacchi il Movimento. Il 90% dei giornalisti parla del movimento al passato, e lo fa da almeno due anni: in realtà dall’ottobre 2019 sono fermi al 15-16%. Tutt’altro che morti.

Perché ritiene improbabile che l’alleanza giallorossa riesca a presentarsi unita alle politiche?

Dopo l’elezione del Quirinale vedo spinte fortissime, e anche rabbiose, per dissuadere Letta ad allearsi con Conte e per spaccare i 5s. E’ una operazione antisinistra, direi reazionaria. E non vedo una controreazione adeguata da sinistra per contrastarla.

I 5S ci mettono anche del loro. O no?

Certamente. La prova più forte che siano un movimento di sinistra è che si scindono continuamente.

Torniamo a Di Maio. Lei dice che sono in atto corteggiamenti per spostarlo a destra. E lui che farà?

In questi anni nel Movimento sono emersi due leader politici, lui e Conte, diversissimi, dall’anagrafe alla formazione culturale. Credo che Di Maio abbia un limite caratteriale, non sopporta di avere qualcuno sopra di lui. Ma capirà che non gli conviene uscire dal partito per inseguire altre sirene. Al centro e a destra ci sono già troppi galli nel pollaio.

Vede tra i due rivali una reale divaricazione politica?

Certamente Di Maio è più affascinato dalla personalità di Draghi, e anche dalla sua impostazione neoliberista. Il premier è forse uno dei migliori esponenti di questa cultura nel mondo.

Pensa che Conte sia più progressista?

Non c’è dubbio che sia più di sinistra. Peccato che lui usi questo termine, «progressista», che non vuole dire niente. Bisogna avere il coraggio di dire «sinistra», o «socialdemocrazia». Il vero discrimine oggi è tra questi due poli, neoliberismo e socialdemocrazia. Non solo i 5 stelle non hanno chiarito dove collocarsi, neppure il Pd.

Conte è di sinistra?

Lo ha detto lui.

Possono coabitare nello stesso partito?

Sì, perché i partiti italiani non hanno un’idea chiara della società che propongono. E contengono tante cose diverse. Mica solo i grillini.

Il Pd dovrebbe tifare per Conte?

Chi è il Pd? Al suo interno ci sono anche nemici giurati del M5S come gli ex renziani.

Diciamo Letta.

Dovrebbe tifare perché il M5S si collocasse alla sua sinistra, desse voce ai 12 milioni di poveri che non hanno rappresentanza. In parte lo hanno fatto nel 2018.

Come finirà la vicenda di carte bollate sull’elezione di Conte?

Intanto mi chiedo perché una sospensiva arrivi con 8 mesi di ritardo. In ogni caso faranno una nuova votazione e lui prenderà ancora più voti.

Grillo dice che le sentenze vanno rispettate.

Ha ragione, ci vuole tempo per preparare questa nuova consultazione.

Crede che questo 15% di elettori resterà fedele al M5S o queste eterne faide porteranno alla dissoluzione?

Partiamo da una premessa: ai 12 milioni di poveri avrebbe dovuto dare voce la sinistra. Credo che il Movimento abbia futuro se insiste su questo elettorato. Certo che queste risse non aiutano, ma non è questo il nodo.

Di Maio punta a un elettorato più trasversale, interclassista.

Questo significa rifare la Dc, è un’altra cosa. Ma il ceto medio sta diminuendo numericamente, e c’è già una enorme concorrenza tra Renzi, Calenda, Forza Italia, anche Salvini. I poveri invece aumentano.

L’alleanza Pd-5 stelle ha ancora un futuro?

Per il Pd è indispensabile, se vuole provare a vincere. Ma è necessario che alla guida restio Conte. E che si dividano meglio i compiti: Conte dovrebbe spostare i 5 stelle a sinistra del Pd.

Suvvia, Conte un leader di sinistra?

Sicuramente non è don Ciotti. Ma lo spazio politico è questo. Non ha alcun senso provare a fare concorrenza al Pd sullo stess terreno.