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Lucio Caracciolo, biografia: storia, vita, opere e curiosità

La dinamica strategica di questa guerra non troppo indiretta fra Washington e Mosca spinge alla rottura fra Europa e Russia. Ne possono scaturire un’Europa più o meno americana spinta fin quasi alle porte di Mosca e una Russia nell’orbita cinese”.

Lo scrive Lucio Caracciolo sulla Stampa in un editoriale in cui cerca di spiegare come cambiano gli equilibri internazionali: “La partita ucraina è infatti doppia. Mondiale e vetero continentale. Sul piano degli equilibri planetari, per gli americani rigettare i russi in Asia significa colpire insieme il nemico principale: la Cina. Costretta a soccorrere un socio cui attribuiva speciale virtù militare e decente affidabilità. Entrambe evaporate al primo contatto con la prova della guerra.

L’intesa russo-cinese non si spezza, ma solo per provvisoria mancanza di alternative. Xi non si fida più di Putin. L’acceso dibattito pubblico che si è scatenato a Pechino sulla guerra, con esibizione di voci clamorosamente russofobe – spiega l’editorialista – testimonia del disorientamento cinese.

Allo stesso tempo, la Repubblica Popolare si qualifica riferimento inaggirabile per quella vasta parte di mondo – demograficamente maggioritaria – che non vuole schierarsi né con i russi né con gli americani. Sulla scala che più ci tocca, l’esclusione della Russia dal nostro continente conferma le divisioni profonde tra noi europei sul se e come trattare con Mosca.

In questo schema ci separiamo lungo una faglia disegnata da radicali divergenze storiche, culturali e geopolitiche, aggravate dalle sanzioni con cui Washington intende premere su Mosca (esiti non pervenuti) e che ricadono a pioggia sugli alleati europei, disposti o costretti a adottarne di proprie.

C’è chi intende seguire la corrente americana perché ambisce al rango di avanguardia atlantica e confida nell’ombrello di Washington. La fine della pace a tempo indeterminato, dovuta al coinvolgimento diretto o indiretto di tutte le potenze nella battaglia per il Donbass (!) è peggio dell’inizio di una guerra che si possa certamente circoscrivere, come tutte le altre in corso. Altrove la pace era già evaporata o mai davvero stabilita. Ma se la pace finisce in Europa – conclude Caracciolo – il mondo cambia davvero”.

L'articolo integrale dell'editoriale di Limes pubblicato anche da La Stampa