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La notizia era nell’aria già da mercoledì, quando è stata presentata a Palazzo Manfredi la prossima edizione di Argillà, in programma il 2, 3 e 4 settembre: questa potrebbe essere la prima volta della mostra-mercato internazionale della ceramica senza artisti e artigiani russi, tra i più presenti negli anni scorsi, e non solo nell’ambito del festival biennale.
Non si tratta di un veto da parte italiana, ma la guerra in Ucraina c’entra eccome.
I costi dei voli aerei diretti dalla Russia per l’Europa sono infatti schizzati a cifre esorbitanti e l’unica alternativa sarebbe fare scalo in Turchia o in Serbia, con orari scomodi e condizioni per il trasporto delle ceramiche che rendono il viaggio praticamente impossibile.

«I visti vengono concessi – conferma Simona Berardi, docente di russo all’Università di Bologna – e in tanti sarebbero interessati a venire ad Argillà».
Berardi è anche la coordinatrice di numerosi scambi culturali che sono intercorsi negli ultimi anni tra le città russe e Faenza: scambi avvenuti sempre nel segno dell’arte, e in particolare della ceramica, ma la pandemia prima e ora la guerra hanno congelato tutto.

«Con “Emozioni ceramiche” dal 2015 al 2020 abbiamo portato a Faenza circa una quarantina di ceramisti russi – prosegue la docente –. Si erano creati rapporti molto profondi, a dicembre 2019 eravamo anche andati con una delegazione a Gzel’, distretto ceramico vicino a Mosca, per una mostra. Si era parlato anche di gemellaggi».

Chi invece sarà con ogni probabilità a Faenza per Argillà è l’artista e ceramista Marina Kurukchi, di origini tataro-crimeane: anni fa viveva a Sinferopoli, capitale della Crimea, ma dopo l’annessione da parte della Russia, nel 2014, si era trasferita a Berezan, in Ucraina, e dallo scoppio della guerra nello scorso febbraio è profuga in Polonia, vicino a Cracovia, dove prosegue la propria attività. La ceramista sarà ospite del Mic e del comitato organizzatore di Argillà, che pagheranno per lei la quota di iscrizione.

«Marina – spiega Berardi – è profonda conoscitrice del decoro tataro di Crimea “Ornek”, incluso nella lista nazionale degli elementi del patrimonio culturale immateriale dell’Ucraina». A Faenza, nel 2020 Marina aveva seguito un percorso sul decoro ed aveva imparato la pratica del tornio nella bottega del compianto Gino Geminiani, frequentando inoltre un corso di smalti.