IL LIMITE IGNOTO. Il capo dei servizi di sicurezza e la procuratrice generale di Kiev
Ivan Bakanov, ex capo dei servizi di sicurezza ucraini - Ap/Efrem Lukatsky
Non finirà con il cambio ai vertici di servizi segreti e procura generale la purga che il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha intrapreso domenica allontanando due dei più stretti e più fidati collaboratori, Ivan Bakanov e Irina Venediktova. Ufficialmente questa decisione ha che fare con i casi di tradimento negli apparati di sicurezza che secondo Zelensky sono costati al paese il controllo su Kherson, passata ai russi nella prima fase della loro offensiva. «Ora come ora ci sono 651 procedimenti penali aperti contro funzionari pubblici», ha detto il presidente. È probabile, però, che le enormi quantità di armi e di denaro che attraversano da mesi l’Ucraina, più di una guerra ormai attestata lungo il fronte del Donbass, siano oggi il vero fattore in grado di modificare equilibri di potere sembrati sino a pochi mesi fa al di sopra di ogni possibile dubbio. Non è un caso che l’operazione sia stata seguita dalla richiesta alla Rada di scegliere al più presto nuovi vertici per l’agenzia che si occupa di lotta alla corruzione. La nomina sarebbe dovuta arrivare entro la fine del 2021, ma la commissione di controllo del governo ha impedito al giurista Oleksandr Klymenko, che aveva ottenuto il punteggio più alto, di assumere l’incarico.
Le modalità seguite da Zelensky per liberarsi dei due alleati, con un messaggio pubblico diffuso alla nazione nella notte di domenica attraverso i social network, rappresentano un’anomalia, soprattutto nel caso di Bakanov, che ha lavorato con Zelensky per quindici anni nella società televisiva Kvartal75, ha diretto la sua campagna elettorale contro Petro Poroshenko e ha mantenuto per tre anni il controllo su una organizzazione tentacolare come l’Sbu: trentamila uomini e molti affari spesso oscuri negli ambienti porosi che da sempre contraddistinguono i rapporti fra la politica, l’oligarchia industriale e la malavita in Ucraina. Bakanov ha ricevuto diversi segnali dall’inizio della guerra. A marzo un funzionario di alto livello era finito in arrestato per aver fornito ai russi informazioni riservate. L’uomo era Oleg Kulinich, l’ex numero due dell’Sbu in Crimea. Il mese seguente Zelensky ha degradato due generali dell’Sbu, Andriy Naumov e Serhiy Kryvoruchko, con l’accusa di tradimento. Naumov era a capo della sicurezza interna, Kryvoruchko era il responsabile della regione di Kherson. Tecnicamente Bakanov è sospeso. Il partito di Zelensky, Servo del Popolo, ha presentato ieri alla Rada un documento con la richiesta di rimuoverlo. Il suo destino politico pare, quindi, già deciso. In attesa di capire se il caso avrà un seguito anche sul piano giudiziario.
Lo stesso vale per Venediktova, che Zelensky in persona aveva scelto nel 2020 per ricostruire un organismo corrotto da una lunga stagione di scandali. Quattro procuratori in cinque anni, il più longevo dei quali, il navigato Yuri Lutsenko, aveva assunto l’incarico dopo una condanna a quattro anni per tangenti, quattordici mesi trascorsi nel carcere Lukyanivska di Kiev, e la grazia ricevuta dall’ex presidente Viktor Yanukovich, fuggito, poi, in Russia durante la rivolta del 2014. Ancora non è chiaro che ne sarà dell’ufficio. Venediktova rifiuta di lasciare. Ieri ha accolto il suo successore, Oleksiy Symonenko, nominato poche ore prima da Zelensky, ha chiesto di prendere parte al suo primo vertice, e di fronte al rifiuto ha fatto in mode che non ci fosse alcuna riunione. «Non metto in discussione le scelte del presidente, tutti sappiamo che ha il diritto di rimuovermi, ma deve farlo seguendo una precisa procedura», ha scritto Venediktova sul suo profilo Facebook. Un confronto istituzionale è alle viste.