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PROPOSTE. Dagli scienziati di «Energia per l’Italia», coordinati dal prof. Balzani un decalogo che suggerisce ai politici la giusta strada per una vera transizione
10 comandamenti per un’energia pulita Mamphela Raphele

Avevano annunciato ad agosto la volontà, in vista delle elezioni del 25 settembre, di pubblicare un «Decalogo» sulla transizione energetica da presentare e discutere con le forze politiche disposte ad ascoltare. Gli scienziati e accademici del gruppo Energia per l’Italia, coordinato dal professor emerito dell’Università di Bologna Vincenzo Balzani, hanno stilato i dieci punti da adempiere per garantire un futuro sostenibile a fronte della grave crisi climatica ed energetica. Dopo la proposta per cambiare radicalmente strategia puntando su efficienza ed energie rinnovabili, a cui ha aderito anche il premio Nobel per la Fisica Parisi, è stato pubblicato un documento puntuale sulle scelte che i nostri politici dovrebbero compiere.

SI PARTE DALL’ABBANDONO DELLE FONTI fossili, alla luce dai dati relativi alle perdite economiche stimate in 72,5 miliardi di euro che il nostro Paese ha subito in 40 anni, dal 1980 al 2019, a causa dei danni prodotti dalla crisi climatica. Dipendenza dal gas, speculazione dei mercati, eventuali ricatti da regimi autocratici – secondo gli esperti – possono essere evitati soltanto laddove si investa su risparmio energetico, efficienza ed energie rinnovabili.

IN MERITO AL PIANO DEL MINISTRO della Transizione ecologica Roberto Cingolani di ridurre di un’ora e di un grado il riscaldamento durante l’inverno – precisano – «agisce solo sulle utenze civili e punta ad una riduzione della domanda stimata in 6 miliardi di metri cubi. Per fare a meno di gas e carbone di provenienza russa dobbiamo puntare su vento, sole e accumuli, arrivando a coprire almeno il 60% della produzione, inclusa quella necessaria ad alimentare termopompe e motori elettrici supplementari. L’incremento sarà a carico dei settori solare ed
eolico, per i quali occorre il sostanziale raddoppio della potenza installata. La rete è già pronta per gestirne il trasporto e la distribuzione»
Al secondo punto c’è l’energia come bene comune e la necessità che ciascun cittadino condivida e scambi l’energia prodotta, ricorrendo ad esempio a batterie al litio e pompaggi idroelettrici. È indispensabile – scrivono – che per realizzare la democrazia energetica si sviluppino le comunità energetiche. Sul futuro dei colossi dell’oil&gas – precisano – l’autoconsumo collettivo diventerà prevalente fino a coprire il 70% del fabbisogno. Le multinazionali si riconvertiranno a gestori delle reti e fornitori di servizi di rete».

IN MERITO ALLE CRITICITA’ SOLLEVATE sulla sostenibilità del litio – spiegano – «è il 25esimo elemento più abbondante che abbiamo in natura e lo stiamo trovando un po’ ovunque, certamente siamo ancora in una filiera estrattivista che va controllata per legge introducendo la tracciabilità». Al terzo posto del Decalogo c’è il taglio dei sussidi alle fonti fossili, ovvero 35,5 miliardi di euro pubblici che dovrebbero essere dirottati verso programmi coerenti con la transizione energetica.

LA QUARTA RACCOMANDAZIONE è di non puntare sull’energia nucleare perché sarebbe una scelta «totalmente sbagliata: il problema delle scorie non ha ancora una soluzione e sussiste il pericolo di gravi incidenti alle centrali». A ciò si aggiunge – dicono gli esperti – l’inadeguatezza del nostro territorio, densamente popolato, sismico e privo di riserve di uranio. La quinta proposta consiste in edifici e trasporti efficienti, sostenibili e non inquinanti: secondo gli scienziati e gli accademici di Energia per l’Italia occorre investire nella coibentazione degli edifici pubblici e privati, il cui fabbisogno energetico va alimentato con fonti rinnovabili.

«È NECESSARIO – SPIEGANO – POTENZIARE i trasporti pubblici locali a trazione elettrica, trasferire quote rilevanti delle merci su treno, vietare la vendita di nuovi motori termici entro una data ravvicinata, istituire prezzi politici per gli abbonamenti mensili o annuali sull’intera rete del trasporto pubblico, utilizzare solo motori elettrici, estendere i treni veloci sull’intera rete e costruire una rete ciclabile nazionale molto capillare».

ABBATTENDO LE SOVVENZIONI STATALI alle fonti fossili, si potrebbero così finanziare le aziende di trasporto locale e le Regioni: «L’efficienza dei motori elettrici – chiariscono – fa calare drasticamente le emissioni di CO2, dai 150 grammi/chilometro di una vettura tradizionale a 50 (un calo del 66%)». Al sesto posto del Decalogo c’è la necessità di attivare subito il Piano nazionale di adattamento al nuovo clima. «L’Italia è in ritardo ed è tempo che si allinei al resto dell’Ue. Esiste una Strategia di adattamento nazionale da dieci anni – denunciano – ma non c’è ancora un Piano. Lo deve approvare il Mite».

IL DOCUMENTO SERVIRA’ AD INDICARE le azioni prioritarie da intraprendere «per ridurre i danni nei settori: risorsa idrica, agricoltura, rischio idrogeologico, trasporti, biodiversità, produzione energia…». Il settimo punto stilato dagli scienziati è relativo alla formazione di una cittadinanza consapevole e alla ricerca su cui investire per affrontare le crisi. «In questo particolare momento – avvertono – dovrebbero essere privilegiati quei temi di ricerca inerenti alle problematiche ambientali, economiche e sociali, ricordando che le possibili soluzioni devono guardare responsabilmente al futuro dell’umanità e del nostro pianeta».

ALL’OTTAVO POSTO C’E’ L’AGRICOLTURA sostenibile, la conservazione del suolo e la protezione delle foreste. Le scelte da perseguire devono tener conto della diminuzione e compatibilità ambientale delle produzioni animali, del potenziamento del settore biologico e delle produzioni locali e del contrasto al consumo irreversibile di suolo. Secondo gli esperti, «i fondi europei, vigilati dal Ministero per le Politiche agricole e dalle Regioni, devono essere condizionati a misure efficaci di gestione sostenibile, conservazione e miglioramento dei suoli agricoli, puntando alla minima o nulla lavorazione dei terreni, alla copertura continua con vegetazione, al mantenimento di un ecosistema agricolo vitale, applicando le misure suggerite dall’approccio ecologico della moderna agronomia».

L’AGRICOLTURA INDUSTRIALIZZATA OGGI invece – spiegano – «è spinta all’acquisto di macchine agricole sempre più potenti, spesso affidate a contoterzisti che tendono a fare il massimo delle lavorazioni nel minimo tempo possibile. Il paesaggio agrario che ne deriva, immensi campi perfettamente uniformi senza alberi né siepi, è un segnale visibile di insostenibilità».

LA NONA RACCOMANDAZIONE è di proteggere la salute dall’inquinamento dell’aria. A tal riguardo il gruppo scientifico di Energia per l’Italia sottolinea come siano necessari «la decarbonizzazione delle fonti energetiche per qualsiasi settore, dai trasporti, al riscaldamento, alle industrie, e l’utilizzo sempre più esplicito delle Bat – Best Available Techniques – nelle attività produttive e in agricoltura. Pur comprendendo che la transizione non sarà rapida e indolore, è fondamentale – dicono – che durante il passaggio siano minimizzati gli inquinanti derivanti dalle combustioni – aerosol, ossidi di azoto, composti organici volatili, ammoniaca – che hanno impatti devastanti, come osservato in questi ultimi decenni, sia sulla salute sia sul clima».

ULTIMO PUNTO DEL «DECALOGO» è maggiore equità sociale in Italia e negoziazione per la pace in Europa. Il cessato il fuoco è un imperativo. La guerra – secondo gli scienziati – va fermata con i negoziati. Dal punto di vista socioeconomico «i dati Istat informano che nel 2022 la povertà assoluta ha raggiunto il massimo storico in Italia, con circa 5,6 milioni di poveri». La soluzione sul piano fiscale secondo loro non è la flat tax: «Non risponderebbe a criteri di equità e sottrarrebbe risorse al finanziamento del welfare. Energia per l’Italia – chiariscono – si rifà all’articolo 53 della Costituzione ed è quindi favorevole ad un sistema tributario improntato a criteri di progressività: propone la riduzione delle tasse per i redditi sotto i 20 mila euro, la revisione in senso maggiormente progressivo degli scaglioni delle imposte sui redditi e la tassazione dei patrimoni milionari. Vede con favore i contenuti della campagna Tax the rich di recente promossa da Sbilanciamoci!.