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SPESA MILITARE. Gli affari correnti del ministro Guerini riguardano cacciamine, elicotteri, carri armati e missili

I programmi di riarmo arrivano in Commissione. No  dei 5 stelle Il ministro della difesa Lorenzo Guerini - Lapresse

La commissione difesa del Senato si è espressa ieri sui programmi di riarmo presentati dal ministro Lorenzo Guerini. Si tratta di decreti attuativi che dispongono sulle spese militari per i prossimi anni: ieri le voci di spesa riguardavano sei miliardi. Tutte somme già messe a bilancio dal ministero della difesa che vengono messe a disposizione dell’acquisto di nuove armi e che impegnano il lavoro della prossima legislatura.

Si sono schierati contro l’acquisto di cacciamine, elicotteri, carri armati e missili soltanto i quattro membri del Movimento 5 Stelle. «La potente lobby del complesso militare-industriale con la complicità dei partiti vecchi e nuovi, ha messo in atto un colpo di mano di fine legislatura in periodo di gestione dei soli affari correnti, sommergendo la commissione di decine di programmi di riarmo che richiedono attenzione e approfondita analisi» denunciano i senatori M5S Giorgio Fede, Giuseppe Auddino, Gianmarco Corbetta e Francesco Castiello.

I decreti dovrebbero arrivare all’esame della commissione difesa di Montecitorio tra oggi e domani. I 5 Stelle promettono ulteriori proteste. Di fronte alle quali il sottosegretario Giorgio Mulé fa Muro: «I programmi nulla hanno a che vedere con il riarmo – è la sua versione – Riguardano protezione civile, sicurezza, vigilanza pesca. Vanno nella direzione di sostenere l’uso civile dei mezzi militari».
«L’impegno finanziario pluriennale complessivo dei sei programmi di riarmo approvati oggi è di circa 6 miliardi con un onore finanziario complessivo di 10 miliardi – spiegano i 5S respingendo al mittente le critiche di incoerenza – Una cosa è la creazione di fondi pluriennali per l’ammodernamento della difesa, che il M5S ha sostenuto. Altro è decidere quando e come spendere questi soldi. Tanto più se questa decisione esecutiva cade in un periodo di drammatica emergenza economica e sociale come quella che stiamo attraversando ora, che ha ben altre urgenze».