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IL LIMITE IGNOTO. La lettera dei 30 deputati liberal statunitensi e le dichiarazioni del neopremier Uk Sunak

Soldati ucraini fanno fuoco con degli M777 Horowitzer nel Donetsk foto Ap 

«Abbiamo bisogno di più armi, di più munizioni per vincere questa guerra» ha dichiarato il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, a latere di una conferenza sulla ricostruzione del suo Paese organizzata a Berlino.
È evidente che quando i funzionari o i politici ucraini fanno tali proclami pensano in modo speciale agli Stati uniti e alla Gran Bretagna, i principali partner militari di Kiev. Ma ogni occasione è buona per ricordare al mondo che la resistenza ucraina ha bisogno di armi. E soldi. Il presidente Zelensky ha dichiarato che il suo Paese ha «letteralmente bisogno (di fondi, ndr) per sopravvivere» e ha stimato anche una cifra. «L’ammontare del nostro piano di recupero rapido è di 17 miliardi di dollari per la ricostruzione immediata e urgente: si tratta di ospedali, scuole, trasporti vitali e infrastrutture energetiche». Ma per il leader ucraino l’Ucraina «non ha ricevuto un solo centesimo per l’attuazione del piano».

SECONDO LA PRESIDENTE della Commissione europea, Ursula von der Leyen, i paesi del vecchio continente starebbero considerando di stanziare 18 miliardi di euro di aiuti all’Ucraina nel 2023 fornendo un’assistenza finanziaria mensile di 1,5 miliardi di euro. Von der Leyen ha anche aggiunto che Kiev ha bisogno di una cifra tra 3 e 5 miliardi di dollari al mese per coprire le spese di bilancio correnti.
Ma proprio ora che l’Ucraina scopre la propria debolezza economica, si levano i primi spiragli di un cambiamento in seno ai più decisi sostenitori della «guerra fino alla vittoria» ucraina. Il Washington Post, ad esempio, ha pubblicato una lettera in cui 30 deputati democratici americani hanno chiesto un cambio di approccio al conflitto in corso in Europa orientale a Joe Biden. Nella missiva si chiede al presidente di puntare su un negoziato diretto con la Russia. Tra i firmatari i nomi di spicco del gruppo progressista al Congresso, da Ocasio Corteza a Pramila Jaypal. Si noti che in seno al Congresso americano negli ultimi tempi sono emerse diverse voci dissonanti dalla linea di Biden nella cosiddetta «ala trumpiana» del partito repubblicano. Mentre il Gop ha chiarito che la propria linea è quella del supporto militare ed economico a Kiev, i gruppi più a destra continuano a insistere su un disimpegno degli Usa dalla guerra. Anche perché a otto mesi dall’inizio del conflitto la situazione sul campo non concede speranze a un imminente «cessate il fuoco».

FORSE PER QUESTO nell’intervista concessa al Corriere della sera, il presidente Zelensky ha dichiarato che «abbiamo ricevuto alcuni segnali che ci hanno preoccupato. Però sembrano più messaggi politici interni agli Stati uniti, legati al dibattito in vista delle elezioni di midterm». Il leader ucraino, tuttavia, si è detto sicuro del supporto indiscriminato di democratici e repubblicani all’invio di armi al suo Paese, ma sembra proprio che alcune certezze inizino a vacillare. Tuttavia, secondo l’agenzia Reuters, gli Usa stanno valutando la possibilità di fornire all’Ucraina i sistemi di difesa aerea Hawk, un aggiornamento dei sistemi missilistici Stinger, più piccoli e a corto raggio, già in uso presso le forze armate ucraine.
Inoltre, ieri si è insediato anche il nuovo governo britannico e il premier appena nominato, Rishi Sunak, ha usato toni meno aggressivi della premier uscente, Liz Truss. Nonostante «la guerra di Putin abbia destabilizzato il mercato dell’energia e le forniture in tutte il mondo», Sunak ha auspicato la conclusione del conflitto. Con il successo dell’Ucraina, si legge tra le righe, ma diversi analisti internazionali hanno subito notato il cambio di registro del nuovo premier conservatore.

IN SERATA è arrivato anche l’apprezzamento del Cremlino per la proposta del presidente francese Macron di includere il Papa nei colloqui per la fine delle ostilità. «Questo è positivo, che ci sia un’apertura di questo genere, evidentemente si tratta di una apertura generica che si dovrà poi concretizzare tenendo conto di tutti gli aspetti ma che ci sia disponibilità a parlare mi pare un segno» ha dichiarato Dmitri Peskov, il portavoce del presidente Putin.