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ARRIVA LA BUSSOLA. Se i 100 prescelti che devono scrivere il nuovo manifesto Pd già litigano su liberismo e capitalismo, Enrico Letta ha trovato la «bussola». Da tempo annunciata, poi sembrava finita nel […]

La copertina della «bussola» del Pd

Se i 100 prescelti che devono scrivere il nuovo manifesto Pd già litigano su liberismo e capitalismo, Enrico Letta ha trovato la «bussola». Da tempo annunciata, poi sembrava finita nel dimenticatoio nei giorni più duri della guerra sulle date del congresso. Ieri è rispuntata, pronta per essere somministrata a tutti gli iscritti dem e a quelli che si uniranno al percorso costituente. In totale il bacino di potenziali destinatori arriva, a spanne, a 200mila persone.

Di che si tratta? È un serissimo questionario, realizzato da Ipsos di Nando Pagnoncelli. Un sondaggione, dunque. Che non mira però a sondare gli iscritti su quale sia il leader più gradito. Ma su quali siano i valori e le politiche preferite per riscrivere l’identità del partito. Dopo che sarà stato compilato, entro il 3 gennaio, Pagnoncelli tirerà le somme.

E offrirà al comitato costituente le vere priorità del popolo dem. Si tratta di «un importante strumento di orientamento della discussione sull’identità e il profilo del nuovo Pd», si legge nella premessa. Seguono le domande, 15 a risposta multipla e 7 aperte alla libera espressione degli iscritti- simpatizzanti. Si potranno compilare nei circoli, o anche online, previa iscrizione al percorso costituente.

Si parte con un domandone sul «senso profondo» del Pd, seguono le «battaglie principali». Chi compila il questionario deve scegliere tra ben 19 battaglie: si va dalla riduzione dalla diseguaglianze alla lotta al climate change, dalla natalità all’accoglienza dei migranti, dall’antimafia alle lotte lgbt fino alla riduzione delle tasse, la sanità e l’istruzione. Ogni iscritto può indicare fino a 5 priorità su una ventina di possibilità. Un modo per spingere i militanti a fare scelte nette.

Poi viene chiesto se in futuro si dovrà partecipare ancora a governi di larghe intese, e quali siano stati i peggiori difetti del partito: una linea «poco chiara», o piuttosto l’assenza di leader femminili? E ancora: proposte troppo moderate o troppo radicali? Troppo statalista o troppo liberista?

Tra le domande c’è anche quella su come eleggere il leader: primarie o no? Tornare o meno al finanziamento pubblico della politica? Sulla base di quali caratteristiche si dovranno scegliere i futuri dirigenti ? Meglio un politico o un esponente della società civile?

Se la bussola funzionerà, con decine di migliaia di questionari compilati, si avrà una reale fotografia degli orientamenti del popolo dem. Anche su quei temi che dividono i dirigenti e che stanno provocando furiose liti tra i 100 saggi che devono riscrivere il manifesto dei valori, divisi tra chi ritiene ancora valido l’impianto del 2007 e che invece vuole un reset, come la politologa Nadia Urbinati, ma anche Roberto speranza, Andrea Orlando e Gianni Cuperlo.

Ieri Orlando ha proposto una sua ipotesi di modica del manifesto che vede come mission del Pd « ridurre le diseguaglianze». «I servizi di base essenziali devono essere forniti da istituzioni pubbliche o tenuti sotto controllo pubblico», si legge. «La proprietà pubblica dei mezzi di produzione deve essere valutata e decisa sulla base dell’adeguatezza e dell’interesse generale della società». E ancora: «Lo stato sociale crea uguaglianza modellando l’economia e i suoi processi in modo che siano equi e creino pari opportunità per tutti».

Critico sul lavoro del comitato costituente uno dei partecipanti, lo scrittore Maurizio De Giovanni: «Non credo sia possibile trovare in tempi brevi la convergenza totale di 87 persone di estrazione diversa. Ho dei forti dubbi sulla concretezza del processo».

Ora però arriva la bussola. Letta ci conta: «Ci aiuterà a fare chiarezza».