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POLITICA. A Firenze ci saranno Elly Schlein e Giuseppe Conte: per la prima volta dopo la rottura del luglio scorso, alle origini della vittoria travolgente della destra, Pd e M5S sfileranno insieme

 Elly Schlein e il presidente del M5s Giuseppe Conte - ANSA/ETTORE FERRARI

Ci saranno il sindaco Nardella e il governatore Giani, sconfitti, al congresso del Pd. Ci saranno Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, una delegazione della renziana Italia viva, quasi certamente il segretario della Cgil Landini. Non ci sarà Calenda, ha paura che la manifestazione sulla scuola e in difesa della Costituzione indetta per oggi da Cgil, Cisl e Uil a Firenze si traduca in una manifestazione contro Giorgia Meloni, e vai a capire cosa lo spaventi tanto nella probabilissima eventualità. Soprattutto a Firenze ci saranno Elly Schlein e Giuseppe Conte: per la prima volta dopo la rottura del luglio scorso, alle origini della vittoria travolgente della destra, Pd e M5S sfileranno insieme.

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Ovvio che soprattutto nel Pd molti mettano le mani avanti: è solo una manifestazione su un tema specifico, nessuna prova generale di rinnovata alleanza. Sono chiacchiere. La valenza politica della partecipazione dei due leader, molto accentuata dal fatto che si tratterà della prima uscita pubblica della nuova segretaria è evidente. Del resto i due si sono già sentiti telefonicamente nei giorni scorsi, Conte ha proposto di lavorare insieme in Parlamento sui temi comuni e ha indicato una possibile convergenza su un argomento, il salario minimo, che è stato uno dei principali cavalli di battaglia di Schlein nella campagna congressuale.

Anche a Milano oggi si svolgerà una manifestazione, convocata in pochissimi giorni da otto Ong sull’immigrazione dopo l’orrenda tragedia di Crotone. La lista delle adesioni, in un paio di giorni, è diventata folta come un elenco telefonico. Tutte le associazioni della società civile hanno risposto all’appello delle Ong e anche molti partiti. Non i 5S ma è probabile che molti militanti saranno presenti lo stesso. Gli organizzatori hanno voluto segnalare l’evidente punto di giunzione Firenze. La manifestazione è convocata lì dopo l’aggressione fascista contro gli studenti del liceo Michelangiolo ma anche dopo quella subita dalla preside Savino, da parte del ministro Valditara per la sua lettera. Nella quale «il valore delle frontiere» e l’onorare «il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi» sono citati come esempi eminenti di una degenerazione culturale e politica in corso, della quale questo governo è insieme mallevadore e frutto avvelenato.

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Le due manifestazioni sono in effetti davvero una cosa sola: la resistenza opposta a un governo e una cultura politica non «conservatori» ma reazionari, a una destra che per la prima volta da molto tempo non gioca più sull’ambiguità, non finge neppure più di essere interessata alla sorte delle fasce massacrate dalla diseguaglianza o alla difesa delle garanzie ma mira a coniugare Almirante e il neoliberismo, la Vandea sul fronte dei valori e il rigorismo a tutto vantaggio dei più ricchi su quello dell’economia.

Se la partita verrà giocata come d’abitudine solo nei confini soffocanti della politica parlamentare e di vertice, contrastare questo progetto sarà impossibile. Conte e Schlein possono anche nutrire le migliori intenzioni ma tra un anno Pd e M5S si conteranno, col proporzionale, nell’arena delle elezioni europee: saranno entrambi costretti a marcare le differenze più che i possibili punti di incontro. Le primarie del Pd riflettono l’immagine di un partito diviso quasi a metà: l’ipoteca della parte più moderata e conservatrice si farà sentire, alimentata dalle manovre di Renzi e Calenda, e sarà pesante. Ma se da quel cerchio angusto si riuscirà a uscire, e solo una presa autorevole di parola dal basso può farlo, le regole stesse del gioco possono essere rovesciate