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IL LIMITE IGNOTO. Quattro villaggi riconquistati nel Donetsk. Accuse all’esercito di Mosca: «Ha fatto saltare un’altra diga sul fiume Mokri Yala»

 Soldati ucraini vicino Bakhmut - Ap

La controffensiva si muove, non siamo ancora al momento decisivo ma i fronti sono aperti. Quattro direttrici d’avanzamento secondo gli analisti, forse anche 5, tutte concentrate tra l’est e il sud del Paese. Ieri i funzionari di Kiev hanno annunciato la riconquista di 4 villaggi nel Donetsk e una nuova avanzata nei pressi di Bakhmut. E intanto, nell’est, gli ucraini accusano la controparte di aver fatto saltare un’altra diga.

SONO ORE concitate lungo le linee di contatto, ma a Zaporizhzhia la situazione sembra piuttosto tranquilla. Suonano le sirene, soprattutto di notte, ma non è frequente sentire i boati delle esplosioni. Il viavai di mezzi militari però è costante. Ci sono nuovi simboli sugli sportelli e sui cofani per i quali viene usato il solito nastro bianco o la vernice spray. Si vedono sfrecciare per il Viale della Cattedrale le frecce, le croci, i triangoli con i numeri all’interno e il tragitto è sempre lo stesso: in uscita verso sud gli uomini freschi, in entrata chi deve riposare o va in licenza. Sono turni massacranti di almeno 36 ore e non a tutti è dato di rientrare in città, molti riposano tra Orikhiv e Huliaipole, dove sembra che il comando meridionale abbia ora stabilito i suoi avamposti.

A meno di 15 km c’è il fronte così come si è delineato a partire dalla primavera scorsa, dopo la caduta di Mariupol. Una linea quasi dritta che corre dalla parte est dell’oblast di Kherson e arriva fino al Mar d’Azov, alla regione russa di Rostov sul Don. A metà circa di questo territorio occupato si trova Melitopol, secondo molti analisti l’obiettivo principale dell’attuale controffensiva ucraina. Riconquistarla significherebbe riuscire a spezzare in due il controllo russo sulla costa del Mar Nero ucraina e isolare Kherson est, da cui partono bombardamenti costanti verso i territori controllati dalle truppe di Kiev. Inoltre, taglierebbe fuori la Crimea dai rifornimenti che attualmente arrivano via terra a causa del danneggiamento del ponte di Kerch. Un obiettivo ambizioso, in un’area dove teoricamente i russi si sono trincerati. Ma Melitopol continua a essere bombardata, è successo anche ieri secondo l’agenzia russa Tass.

Sullo stesso asse, ma più a est, c’è Mariupol. «L’esercito ucraino sta avanzando da Velika Novosilka nella regione di Donetsk lungo entrambe le sponde del fiume Mokri Yala e gli eventi più importanti si svolgeranno nelle vicinanze del villaggio di Staromlynivka nel prossimo futuro, perché il nemico ha concentrato lì le sue forze» scrive su Telegram il media ucraino Brc. Mokri Yala è un fiume ed è proprio su questo corso d’acqua che i russi avrebbero fatto saltare una diga (o forse aperto una chiusa) per rallentare l’avanzata ucraina. Kiev smentisce l’efficacia della manovra e dichiara di puntare diritto verso il porto del Mar d’Azov.

NELL’EST, INVECE, ci sarebbero stati i risultati più concreti. «In direzione di Bakhmut, le nostre truppe continuano le loro operazioni d’assalto» ha scritto su Telegram la viceministra della Difesa Hanna Malyar, «ci sono successi nell’area del bacino idrico di Berkhovsky. Siamo avanzati di 250 metri nel sud, siamo avanzati in due direzioni, da 300 a 1500 metri». Gli altri villaggi liberati sono Makarovka, Nekuchne e Blagodatnoye. Paesini di campagna, nulla di significativo dal punto di vista tattico, ma gli annunci servono anche a far capire all’estero che la grande manovra è partita.