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Colloquio «ad ampio raggio» dopo il vertice Nato a Vilnius, il capo dello Stato è preoccupato per lo scontro tra il governo e le toghe

Il Colle frena Meloni: lotta alla criminalità, non si può arretrare 

Nella riunione del Consiglio supremo di difesa, sul Colle, l’argomento è l’esito del vertice Nato a Vilnius. Quando i due più autorevoli partecipanti, i presidenti della Repubblica e del Consiglio, si appartano per un colloqui «costruttivo e ad ampio raggio», come filtra dal Quirinale. Sul tavolo finisce però giocoforza anche la giustizia. Non solo e forse neppure come argomento principale: il 27 luglio è in programma la visita della premier a Washington e per quanto manchino ancora due settimane non c’è argomento più centrale di quello.

CHE MATTARELLA SIA preoccupato per la tempesta che si è addensata sulla giustizia è evidente: mercoledì era stato il Quirinale stesso a far capire che l’incontro del capo dello Stato con i vertici della Cassazione aveva un significato simbolico che andava molto oltre l’ordinario, era cioè una manifestazione di solidarietà con la magistratura, e ad anticipare il colloquio di oggi con Giorgia Meloni, che è durato oltre un’ora. Segno chiaro che il capo dello Stato ritiene urgente che i toni si abbassino da tutte le parti e che il nuovo scontro tra politica e magistratura venga sedato sul nascere. «È interesse di tutti, anche dello stesso governo», dicono senza perifrasi dal Quirinale.

LA PREOCCUPAZIONE DEL presidente non riguarda solo i

rapporti tra poteri dello Stato, capitolo già delicatissimo, ma anche quelli con l’Europa e in un momento come questo, con il Pnrr al palo e la riscrittura del Patto di stabilità dietro l’angolo, la faccenda è altrettanto delicata. Per l’Europa non abbassare di un millimetro la guardia nel contrasto a criminalità e corruzione è imperativo e lo è tanto più con i miliardi del Pnrr di mezzo. Nel ddl giustizia l’abolizione secca dell’abuso d’ufficio rischia di confliggere anche formalmente con le norme europee. La cancellazione del traffico di influenze non pone problemi formali, ma è un segnale che Bruxelles potrebbe prendere male.

LA RIMODULAZIONE del concorso esterno annunciata dal guardasigilli Nordio e smentito dal sottosegretario Mantovano sarebbe ben peggio: per l’Europa sarebbe un segno evidente di cedimento nel contrasto alla criminalità. Uno degli obiettivi che il presidente si proponeva di raggiungere con il colloquio di ieri era proprio capire se il governo intende davvero procedere su quella via. I contenuti del faccia a faccia con Meloni sono ovviamente coperti dalla doverosa discrezione, ma ci si può immaginare facilmente la posizione della premier sulla base di quanto affermato dal sottosegretario a lei più vicino, Alfredo Mantovano: «Modificare il concorso esterno in associazione mafiosa non è un tema in discussione, il governo non farà alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata. Ci sono altre priorità». Capitolo chiuso e rimodulazione affondata con piena soddisfazione del capo dello Stato.

SUL DDL GIUSTIZIA, quello con l’abolizione dell’abuso d’ufficio in attesa di firma presidenziale, la situazione è più sfumata. Che al presidente il testo non piaccia affatto è il segreto di Pulcinella, ma al momento non intende intervenire, neppure solo con rilievi espliciti o con dichiarazioni allusive. L’ipotesi di negare la firma, poi, è pura fantapolitica. Non avrebbe senso con una legge che deve ancora passare al vaglio del Parlamento e che dunque può essere modificata e probabilmente lo sarà. Di certo però Mattarella si sta spendendo per spingere il governo ad accettare alcune modifiche, tramite emendamenti, sia per rassicurare l’Europa, sia anche come segnale di disponibilità e di conseguenza di pacificazione. Sulla posta più grossa in gioco, la separazione delle carriere, è escluso che il capo dello Stato discuta oggi un progetto che al momento non esiste. L’importante è calmare le acque e rendere così automaticamente più difficile l’eventuale decisione di scatenare un guerra totale contro la magistratura.

SE NON CI SARANNO dichiarazioni esplicite è però probabile che nei prossimi giorni Mattarella, complice anche l’anniversario della strage di via D’Amelio, trovi modo di dire chiaramente che contro la criminalità non si deve muovere neppure un passettino indietro e chi deve capire capirà