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POLITICA. Tavolata di renziani e Santanchè, poi l’appoggio all’emendamento di Iv. L’ira di Calenda. Renzi contende a Forza Italia il ceto medio e medio-alto. E si appoggia dove può, anche a destra

Sera a cena, mattina al voto. Il blocco sociale si fa al Twiga

 

Le coincidenze esistono e spesso dicono moltissimo. È il caso della cena dello scorso week-end al Twiga, finita con l’accorpamento di due tavolate in modo che si trovassero gomito a gomito tre esponenti della guardia d’onore renziana come Maria Elena Boschi, Francesco Bonifazi e Luciano Nobili e la ex proprietaria Daniela Santanchè, fresca di mozione di sfiducia non votata dai renziani, con un paio di compagni o ex compagni nel privato e negli affari, Canio Mazzaro e Dimitri Kunz, e l’ex forzista oggi anima del Riformista Andrea Ruggieri. Un caso ma scegliere proprio quel ristorantino in questo momento qualcosa può significare.

Significa moltissimo per i separati in casa di Azione, che colgono l’occasione per prendere dalla componente Iv una distanza tale da rendere quasi inevitabile la rottura: “La nostra linea è sempre stata netta: Santanchè deve dimettersi. Azione non ha votato la mozione di sfiducia ritenendola un regalo alla ministra ma non si è mai riconosciuta nella linea espressa dai parlamentari e dal capogruppo di Iv che non hanno mai pronunciato la parola dimissioni. Le cene con la ministra al Twiga le si ritiene del tutto inopportune”. Replica a stretto giro Bonifazi: “Dove chiedere al leader con chi cenare è assurdo. E comunque noi abbiamo votato come Azione su Santanchè. Paro paro”.

IL CASUS BELLI sembra un bel po’ montato ad arte. Calenda reagisce non tanto alla imbarazzante cena quanto al progressivo avvicinamento dell’ex diarca del Terzo Polo alla destra. La ha denunciata più volte e di certo non gli è sfuggita l’importanza dell’emendamento al dl Pa2 presentato all’ultimissimo secondo da Iv e sostenuto con convinta partecipazione dall’intera maggioranza, soprattutto da FdI: un regalo da 29,5 milioni pubblici ad Assoprevidenza, ente privato, evidentemente concertato proprio con FdI. La risposta di Renzi arriverà oggi, in una conferenza stampa convocata prima dell’affondo di Azione per presentare proposte tali da siglare la distanza dal governo. Perché Renzi non si muove in direzione univoca.

La marcia di Renzi è reale. Il principale punto di convergenza sembra la giustizia ma è vero solo in parte. Il collante forte è piuttosto una visione della politica sociale che penalizza gli ultimi per puntare sul ceto medio e medio alto, siglata dal doppio no al salario minimo e al rdc. Come ha detto senza peli sulla lingua ieri il leader di Iv: “Si parla tanto di salario minimo ma al ceto medio chi ci pensa?”. Renzi punta su un blocco sociale prima e oltre che politico e si candida a rappresentarne l’ala anti-populista, consapevole di quanto marci rapidamente nella stessa direzione anche la premier, che i panni dell’underdog li smette ogni giorno di più.

ALLO STESSO TEMPO, però, Renzi ha usato ieri la sua Enews per vibrare mazzate proprio contro il centrodestra e la più violenta era destinata proprio a Forza Italia: “Il governo ha aumentato le accise per dare soldi alle squadre di serie A su richiesta di Lotito. Così governano i populisti”. Il presidente della Lazio si è inviperito e ha risposto a brutto muso: “Mente sapendo di mentire. È un peccato vederlo ridotto a inseguire la peggiore demagogia come accade sempre a chi arriva al canto del cigno”. L’ex premier ha preso di mira anche Pichetto Fratin, “se piangi per il pianeta mentre il tuo governo taglia 16 miliardi del Pnrr sulla prevenzione idrogeologica le tue sono lacrime di coccodrillo”, mentre conferma l’appoggio alla commissione sul Covid “non per sostituirsi ai pm ma per ragioni strettamente parlamentari: cosa si è fatto bene e cosa no”.

IL DOPPIO REGISTRO rivela che il leader di Iv non ha ancora trovato una strada per l’intesa con la destra, senza peraltro entrare a farne parte, alla quale mira. Ma è nel suo carattere e nel suo modo di fare politica partire e poi decidere la rotta a seconda delle circostanze. Di certo tutto passa per i rapporti con Fi e l’attacco a testa bassa di Lotito sembra indicare l’intenzione non di arrivare subito a un’unificazione, che oggi servirebbe solo a renderlo un esponente di secondo piano del partito azzurro. La strategia dell’ex premier passa invece per una competizione serrata con Fi, giocata senza esclusione di colpi, puntando a rubare quanti più parlamentari possibile a Tajani, per arrivare se possibile superare gli azzurri alle europee e comunque a insidiarne la rappresentante della destra moderata. Poi se ne parlerà con la leadership azzurra: cioè con Marina Berlusconi