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FFF: L'Emilia Romagna mira a diventare la prima regione italiana plastic free ma l’area industriale denominata "Packaging Valley" sta aumentando i suoi profitti anno dopo anno: come è possibile coniugare una transizione verso l’eliminazione della plastica nel pubblico se nel nostro territorio continuano a prosperare soggetti privati che la producono e la esportano?

Necki: Quando parliamo di plastic free, naturalmente non si intende l'eliminazione di qualsiasi tipo di materiale plastico, alcuni tipi di plastica per determinati usi è stata, ed è, necessaria– almeno allo stato della ricerca attuale – pensiamo ad es. al settore biomedicale.
Il problema invece è l'esagerato uso delle plastiche usa e getta, che ha portato laghi, fiumi, mari e, in generale, tutto l'ambiente in cui viviamo ad essere invasi da rifiuti in plastica, con conseguenze, sulla biodiversità del pianeta.
Per questo, in particolare nel settore del confezionamento e degli imballaggi, occorre ridurre e arrivare all'azzeramento della plastica usa e getta, sostituendola con materiali alternativi, es. compostabili; dove ancora non si riuscisse ad eliminare, attuare una corretta gestione del fine vita attraverso la raccolta differenziata, il riciclo e il riutilizzo della materia prima seconda, che ne deriva.
Le direttive europee che dovranno diventare vincolanti per tutti i paesi puntano a regolamentare la progettazione, la produzione e distribuzione dei prodotti in plastica, secondo i principi dell'”economia circolare”, anche promuovendo comportamenti più responsabili da parte dei consumatori.
Le aziende della cosiddetta “packaging valley”, che sono tra le più avanzate da un punto di vista tecnologico e non solo in Italia, invece di irrigidirsi contro le pur timide misure di micro tassazione della plastica, dovrebbero essere le prime ad avanzare soluzioni innovative ed ecocompatibili, anche perché gli darebbero un vantaggio competitivo, rispetto alla concorrenza che comunque dovrà adeguarsi in futuro.

FFF: L’ultimo report IPCC parla esplicitamente dell’urgenza di ridurre drasticamente dalla dieta l’uso di carne e derivati animali. La nostra regione è una grande produttrice ed esportatrice di carni in prevalenza suine e di formaggi. Quali azioni metterete in campo per tutelare la cittadinanza esposta ai gas serra prodotti dagli animali?

Necki: La questione deve essere affrontata almeno da due versanti:
uno riguarda i consumi individuali medi, di carni e derivati, delle popolazioni del “nord del mondo” - tra le quali ci siamo anche noi – che devono essere ridotti, anche per gli effetti negativi sulla salute individuale;
l'altro è quello di puntare alla qualità delle produzioni, riducendo le quantità.
In questo quadro si possono attivare misure di attenuazione degli impatti ambientali che hanno gli allevamenti intensivi di animali, a partire dai suini e dai bovini.
Anche in questo caso, far crescere la consapevolezza e comportamenti coerenti da parte dei consumatori è un elemento determinante anche per indurre un cambiamento da parte delle imprese del settore. Per esperienza diretta (perché li allevo a terra in campagna) vi posso garantire che una cosca di pollo di un pollo allevato a terra è molto più sostanzioso, saporito e con più potere saziante di quello di batteria.

FFF: Quali obiettivi si pone per i prossimi 5 anni per la riduzione e il recupero dei rifiuti generati?

Necki: In Emilia-Romagna la legge 16 del 2015, sulla gestione dei rifiuti e l'economia circolare, contiene principi importanti per ridurre la produzione e poi il recupero di materia, minimizzando il rifiuto che non può essere riciclato, si indica 150 kg/anno per abitante; il problema è che il riferimento per raggiungere questi obiettivi è entro il 2020, oggi siamo almeno al doppio.
Purtroppo il piano regionale dei rifiuti e poi la gestione concreta da parte di alcune multiutility, in alcuni territori, sono molto meno avanzati. Per esempio, in provincia di Ravenna, Hera, che gestisce il servizio di raccolta, ha dichiarato che punta al 60% di raccolta differenziata entro fine anno, quando la legge fissa la percentuale del 73%. Ma devono essere gli Amministratori locali a definire le strategie, naturalmente in linea con la legge, e non le multiutility. Anche il ruolo della struttura centralizzata dell'Agenzia regionale per i servizi idrici e i rifiuti (ATERSIR) andrebbe modificato, per ricondurre interamente ai bacini provinciali e ai Comuni le decisioni.
Ci sono invece esperienze virtuose in alcuni comuni, che stanno addirittura superando gli obiettivi della legge regionale, che andrebbero estese, promuovendo comportamenti responsabili da parte della pubblica amministrazione, delle imprese, oltre che dei singoli cittadini.

FFF: Quali misure adotterete per potenziare la mobilità dolce e il trasporto pubblico e combattere il trasporto su gomma?

Nel programma di Coraggiosa, insistiamo per rafforzare l’intera rete di trasporto pubblico locale, potenziando la rete ferroviaria per i pendolari e per spostare le merci su ferro e poi per incentivare la mobilità sostenibile e sostegno anche alle persone che hanno redditi più bassi, (qui si inserisce la proposta del trasporto gratuito sui mezzi pubblici per gli under 26).
Sarà questo l'orientamento che sosterremmo nell'approvazione definitiva del Piano Regionale Integrato dei Trasporti (PRIT) che nella stesura attuale è ancora troppo sbilanciato a favore di opere stradali.
Per la mobilità dolce, e la vivibilità delle città, molto deve essere fatto nella predisposizione e poi gestione dei Piani Urbani per la Mobilità Sostenibile (PUMS) dove mettere a punto la rete delle piste ciclabili e sperimentare anche le varie forme di micromobilità elettrica, oltre che esperienze di mobilità condivisa

FFF: L'Emilia Romagna è la regione più inquinata dell'Europa, cosa proponete per abbassare drasticamente il livello dell'inquinamento?

La strada obbligata è appunto ridurre drasticamente le emissioni di ogni tipo. Il “Patto per il clima” che Emilia-Romagna Coraggiosa ha proposto, e che il Presidente Bonaccini ha assunto, pone la necessità di cambiare molte cose nella nostra regione.
Per ridurre, e poi azzerare al 2050, le emissioni che stanno alterando il clima è necessario passare rapidamente alla produzione energetica da fonti rinnovabili, superando quelle fossili, (quindi gli idrocarburi, ma anche il gas di origine fossile); incentivare l'efficienza energetica in ogni settore, nei cicli produttivi, negli edifici, nei trasporti; azzerare il consumo di suolo; incrementare la riforestazione; intervenire sul ciclo dei rifiuti, potenziando il riciclo e il riuso.

FFF: Come modificherete le categorie di intervento escluse dal limite di legge per il consumo del suolo, allo scopo di ridurre ulteriormente la quantità di suolo potenzialmente consumabile?

Noi chiediamo di cambiare la legge urbanistica per realizzare davvero il consumo di suolo zero, e ridare centralità alla pubblica amministrazione nella pianificazione territoriale e urbanistica.
Il costruito e non utilizzato è già troppo, non solo per immobili residenziali, ma anche per attività produttive.
Sono noti i dati locali: 3800 immobili residenziali vuoti, 1000 gli immobili destinati ad attività economiche, non utilizzati; quindi, salvo casi particolari, la soluzione è il riutilizzo e la riqualificazione del patrimonio costruito esistente, anche per le attività produttive, che in alcuni casi potrebbe anche portare a liberare suolo oggi cementificato.

FFF: Efficientamento energetico. Quali misure verranno messe in campo?

I tre grandi macrosettori maggiori consumatori di energia sono quelli produttivi, i trasporti, le abitazioni, si tratta naturalmente di intervenire su tutti e tre. Nei settori industriali e nel residenziale, anche grazie agli incentivi previsti, qualche piccola riduzione dei consumi comincia a vedersi, si tratta naturalmente di generalizzare le esperienze positive in atto.
Molto peggio è la situazione del terziario, ma soprattutto del comparto dei trasporti, sia per quanto riguarda la mobilità privata che il trasporto delle merci. Qui andranno focalizzati gli interventi.

FFF: Ha mai partecipato ad un evento di Fridays for Future?

Si, nonostante gli impegni di lavoro, una volta sono riuscito a partecipare ad una vostra manifestazione, i miei due figli in età scolare hanno partecipato a tutti gli scioperi del clima indetti da FFF e seguo comunque tutte le vostre comunicazioni.

FFF: Ultima domanda veloce: Obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 entro 2030 pari quale percentuale? Su cosa punterete per ridurre le emissioni?

Nel nostro programma abbiamo scritto, piena decarbonizzazione entro il 2050 azzerando le emissioni climalteranti e passare al 100% di fonti rinnovabili entro il 2035. In coerenza con questi obiettivi, al 2030 bisognerebbe portarsi avanti con la riduzione delle emissioni.
In Europa il target attuale sarebbe il - 40%, ma la Presidente Ursula Von del Leyer ha chiesto di alzare il taglio delle emissioni dal 40 al 50%, (il Parlamento Europeo ha votato addirittura per arrivare al 55%).
In regione, il Piano energetico regionale prevede un – 40% al 2030, purtroppo nell'ultimo monitoraggio, che fornisce i dati al 2017, siamo solo al -12%. Questa distanza dimostra quanta strada ci sia ancora da fare, applicando sul serio i contenuti sul patto per il clima di cui abbiamo parlato nei punti precedenti.