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 Amministrative, regionali e referendum: ipotesi italiani al voto ...

Per chi ancora rilancia la politica come l’unica alternativa all’egoismo e alla sopraffazione nel governo delle società umane, ciò che sta succedendo nel campo della sinistra a Faenza dovrebbe muoverlo a una riflessione non frettolosa.

A chi si barcamena per districare i fili delle esili ‘narrazioni’ ecologiste, progressiste e democratiche e s’interroga su come tessere nuove trame resistenti e convincenti, gli otto mesi del confronto tra L’Altra Faenza, Art1, il M5S, i Socialisti e i Verdi potrebbero offrire l’occasione di ragionare su un laboratorio all’inizio un po’ improvvisato, ma che alla fine ha prodotto un filato artigianale di nuova fattura.

Donne e uomini con biografie politiche molto diverse, con alle spalle organizzazioni dissimili, nessuna autosufficiente, tutte distanti da interessi costituiti, hanno ragionato insieme sulle modalità per avviare un nuovo corso nella politica della città.

Sullo sfondo delle lotte interne al PD, la prima spinta al confronto è venuta dall’esigenza di liberarsi - come per prendere una grande boccata d’ossigeno - da una visione grettamente pragmatica dell’azione amministrativa degli ultimi anni, alla quale le destre propongono semplicemente di sostituire un predatorio controllo dei beni pubblici e scelte populiste giustificate con paure irrazionali alimentate con cinico proposito.

Ai soggetti di quella che si è chiamata Piccola Coalizione sono stati immediatamente chiari i punti cardinali del confronto prima interno e poi esterno (col PD e, una volta candidato, con Massimo Isola): lealtà personale, confronto sulle idee e i programmi, senza veti e vincoli, priorità assoluta dell’interesse pubblico, del bene della città, così come lo possono immaginare forze legate al mondo del lavoro, dell’ecologia, dei diritti sociali, dei doveri di cittadini.

Tracciato questo perimetro è stato più facile (ma non sono mancati momenti di scontro, incomprensioni, sospetti: la politica che vuole far sintesi delle differenze non può che essere dialettica) individuare i concreti obiettivi comuni e finali.

Tutta insieme la Piccola Coalizione ha accettato di confrontarsi con Massimo Isola, tutta insieme ha elaborato un manifesto ideale con precise indicazioni programmatiche che saranno (salve improvvide decisioni di organismi nazionali) la cornice di riferimento per mettere a punto le future precise azioni di governo.

Un ottimo lavoro, ma solo l’inizio di un percorso. Ora occorre dare plasticità e visibilità a questa nuova trama.

E se gli amici del M5S - che hanno partecipato a un progetto che per il loro movimento non ha precedenti in Italia - debbono comunque rispettare uno statuto nazionale e quindi presenteranno una loro lista col simbolo, agli altri quattro sono molti a chiedere di sedersi - subito! - attorno a un tavolino per dare vita a un’unica lista ecologista, socialista e progressista.

Tra l’altro questa augurabile decisione faciliterebbe, nel nuovo consiglio comunale, il rafforzamento - ideale e organizzativo- della Piccola Coalizione.

Sono per ora discorsi solo abbozzati, ma tutti cinque siamo interessati a un coordinamento unitario, portavoce comuni e perfino alla costituzione di un gruppo consiliare unico.

Avanti insieme allora, e chissà che il filato artigianale non diventi un nuovo tessuto - alla moda! - per vestire di panni nuovi una città che vogliamo lasciare più bella ai nostri figli.