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Verso il 4 marzo. In Italia Katia Kipping, leader della Linke: migranti, tema chiave. Fratoianni: così il paese scivola a destra, colpa anche dei 5 stelle

 

Katia Kipping, leadder della Linke tedesca © Ap

Se Merkel e Gentiloni, due leader delle larghe intese presenti e future si incontrano a Berlino per sostenersi a vicenda, a Roma si incontrano invece quelli del «no alla Groko», no alla Grosse koalition in salsa tedesca ma anche italiana. Ieri a Roma alla sala Capranichetta il confronto fra Katia Kipping, co-leader di Linke, e Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, ha sintonizzato i linguaggi delle due forze della sinistra d’opposizione, invitate dall’Associazione per il rinnovamento della sinistra, instancabile costruttrice di ponti, e dal presidente Vincenzo Vita. Che infatti in premessa pone l’obiettivo di «ritessere un filo conduttore fra le forze di sinistra».

gentiloni merkel

LE LARGHE INTESE «hanno gonfiato le vele della destra e nonostante questa evidenza il Pd ha disegnato una legge elettorale che porta a un nuovo governo di larghe intese», spiega Fratoianni. «Le Groko che ho conosciuto io», risponde a sua volta Kipping, che è una quarantenne elegante e di gran polso, espressione di una nuova generazione di militanti della sinistra radicale tedesca che dirige insieme a Bernd Riexinger, «non hanno affrontato le sfide vere del futuro, da quelle sociali, alla paura, alle sfide ambientali. Groko in Germania significa correre senza spostarsi di un metro. E in politica estera trovare i soldi per armi e spese militari, soldi che però quando si tratta di istruzione e politiche sociali non si trovano mai».

DEL RESTO C’È QUALCHE tratto comune fra la ’veterana’ della Sinistra europea Linke e la neonata lista Leu (Si è membro ’osservatore’ della Sinistra europea, per ora, Mdp invece a Bruxelles ha i suoi europarlamentari nel Pse). Lo spiega Norma Rangeri, direttrice del manifesto e moderatrice del confronto: «Se in Germania Linke è una forza unitaria della sinistra che sfiora il 10 per cento, in Italia la lista Liberi e uguali si è data lo stesso traguardo e lo stesso compito di superare la sindrome del ’pochi ma buoni’ e della riproduzione per scissione. Ma la strada è tutta salita, e intanto le larghe intese qui mettono il vento nelle ali di Berlusconi e dei suoi due angeli neri, Salvini e Meloni».

È QUELLO CHE SUCCEDE in molti paesi europei e non solo. «C’è un asse che va da Trump a Orban, la nuova internazionale dei costruttori di muri», ragiona Kipping. Le ricette neoliberiste rendono più fragili e spaventati gli svantaggiati e quelli che temono di sprofondare, alimentano il razzismo e il populismo di destra. Per il futuro, il 4 marzo non è solo la data del voto italiano ma anche quella del referendum interno alla Spd tedesca sull’accordo con la cancelliera Merkel. Kipping «guarda con interesse la battaglia dei Jusos», i giovani socialdemocratici «No Groko». Non a caso il giornale di area Neues-Deutschland ieri aveva in copertina un’agguerritissima intervista del giovane leader Kevin Kühnert.

QUANTO ALL’ITALIA «la campagna elettorale si è spostata a destra», spiega Fratoianni ripercorrendo i fatti di Macerata, e la difficoltà anche delle grandi organizzazioni (Anpi, Arci) di partecipare in città ad un corteo antirazzista. «Anche i 5 stelle sono parte di questo scivolamento a destra. Dopo la terribile frase sui ’ taxi del mare’, Di Maio di recente ha usato lo slogan ’prima gli italiani’, e cioè lo slogan della destra».

QUESTO NON SIGNIFICA, per ora, che Fratoianni esclude esplicitamente alleanze con i 5 stelle, «faremo una discussione di merito, ma certo noi mai con la destra. Se dovessimo stare all’oggi, non potremmo allearci con nessuno. Ma dal 5 marzo si apre una nuova partita».

A PROPOSITO DI SCIVOLAMENTI, le questioni dei migranti e del «sovranismo» percorrono, più o meno esplicitamente, anche le sinistre di tutta europa. Sulla prima Kipping non cede neanche di un centrimetro alla retorica dell’«aiutiamoli a casa loro». Non è solo una questione di solidarietà con i immigrati e rifugiati. È anche una scelta di campo netta in una discussione che attraversa oggi la sinistra continentale e che ruota intorno al tema del ritorno ai patriottismi declinati a sinistra.

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Rangeri mette il dito nella piaga e chiede se i due segretari sono d’accordo con l’offensiva anti Tsipras del francese Mélenchon (che in questa campagna elettorale italiana dialoga invece con Potere al Popolo, la lista della sinistra radicale). E con le posizioni di chi accusa sostanzialmente il leader greco di aver «tradito» la sinistra. Per Kipping «l’Unione Europea ha molte colpe, ma il colpo di stato contro la ’primavera greca’ lo ha fatto il ministro tedesco Schäuble. Le posizioni di Mélenchon nascondono un conflitto più profondo, quello tra un ritorno ai nazionalismi e una posizione internazionalista», «Bisogna combattere l’egemonia attuale delle politiche di austerità. Ma non rinunciare alle conquiste dell’Europa. La domanda giusta non è più o meno Europa, ma quale Europa».

D’ACCORDO Fratoianni: «Dal 5 marzo dobbiamo costruire una piattaforma comune. Così come sull’immigrazione non dobbiamo mai rinunciare a principio di solidarietà. In Europa al fiscal compact dobbiamo sostituire un social compact, capace di garantire maggiori diritti sociali in ogni paese».