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Sapete chi è quel signore che il 9 marzo, parlando del risultato elettorale e delle prospettive future, alla domanda del giornalista di Repubblica “Quali sono le priorità?” ha risposto:
“Direi tre. Cambiare la Costituzione per abolire il bicameralismo perfetto, una nuova legge elettorale in cui la governabilità prevalga sulla rappresentatività, e alcune riforme economiche che rafforzino la crescita. Poi si potrebbe tornare al voto.”
Povero Renzi, per che cosa s’è dato da fare per più di due anni? Riforma Costituzionale Boschi-Renzi e drastica bocciatura popolare col referendum del 4 dicembre 2016; italicum e sentenza di incostituzionalità da parte della Corte; voto popolare del 3 marzo contro tutto e forse innanzitutto contro gli effetti sociali delle loro politiche economiche: non è successo niente. Quel signore ha visto un altro film, oppure ha bevuto troppi caffè (corretti).
Ma come farà a realizzare tutte quelle cose, dato che la volontà popolare sembra andare in altra direzione? Con l’esercito?
Alla domanda “come fare, data la difficile governabilità?” risponde:
“Berlusconi qualche settimana fa ha dichiarato che non sarebbe stato contrario a un Gentiloni-bis. Anche Prodi, Veltroni e Letta si sono spesi per il premier. Se in parlamento non emergessero maggioranze l’attuale governo potrebbe continuare in prorogatio garantendo una buona ordinaria amministrazione fino a quando i partiti non troveranno accordi trasversali per fare riforme non più rinviabili.”
Per la verità in questo discorso c’è qualche sgrammaticatura costituzionale; ad esempio non sembra che Prodi, Veltroni e Letta abbiano in parlamento seggi aggiuntivi a quelli del Pd, e la “prorogatio” del governo Gentiloni richiederebbe quantomeno un voto di non sfiducia, cioè un accordo politico per mantenerlo in piedi, o no? Ma al re del caffè non si chiede di andare troppo per il sottile, basta che la torrefazione non sia bruciata.
La sostanza però è chiara: ci vuole un nuovo patto del Nazareno e l’elisoccorso di Berlusconi, sperando che nel frattempo anche in Italia “ci nasca un fiore”: il Macron italiano!
Signor Illy, Calenda andrebbe bene o dobbiamo interpretare la sua uscita come una candidatura?
Attenzione perché Calenda è stato molto più furbo di lei e non si è nemmeno candidato alle elezioni. Deve aver pensato: meglio Cincinnato che “trombato” a Trieste!