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L’associazione ambientalista sollecita maggiore ambizione sugli obiettivi regionali per la trasformazione del sistema energetico, a vantaggio della competitività del territorio e
dell’ambiente. Presenti al tavolo istituzioni, associazioni di categoria ed aziende del settore: “Servono impegno e visione comuni per realizzare nuovi impianti per la produzione di energia da rinnovabili tutelando gli ecosistemi e conservando le produzioni agricole. Fondamentale il coinvolgimento ed il supporto delle comunità locali”

Mentre nel mondo si parla sempre meno di transizione ecologica e sempre più di una conservazione del sistema energetico esistente, con una minore rilevanza dei Paesi occidentali nel dettare il passo delle politiche climatiche, in Italia la crescita delle fonti rinnovabili procede ma si scontra con gli ostacoli dei processi autorizzativi e la mancanza di obiettivi nazionali allineati con gli impegni internazionali in materia di contrasto ai cambiamenti climatici.

Per l’Emilia-Romagna, che si è posta obiettivi ambiziosi negli ultimi anni per quanto riguarda la transizione energetica, è il momento di prendere posizione in modo deciso a favore di
un’evoluzione del sistema energetico che unisca un incremento della produzione di energia al progressivo abbandono delle fonti fossili, non solo per questioni ambientali ma anche a tutela del sistema socioeconomico regionale.
Questo è stato il tema al centro del Forum Energia promosso da Legambiente Emilia-Romagna nella giornata di mercoledì 15 ottobre, il primo appuntamento di livello regionale organizzato dall’associazione ambientalista con il supporto di FERA e di IEG EXPO e con la collaborazione di Fondazione IU Rusconi Ghigi e Filla.

All’interno del processo di transizione energetica, le energie rinnovabili sono un tassello fondamentale e al contempo un oggetto di confronto politico sui territori. Sono numerosi i casi in
cui le comunità locali vengono attraversate da moti di contrarietà alla realizzazione di nuovi impianti per la produzione di energia, che sono però necessari se si vogliono raggiungere gli obiettivi di contrasto alla crisi climatica e di stabilizzazione dei prezzi dell’energia a vantaggio del tessuto economico e sociale regionale.
Causa di questi conflitti è il cambiamento del paradigma: da pochi impianti “centralizzati” per la produzione di energia, come quelli del settore fossile e del nucleare, la transizione energetica basata sulle rinnovabili richiede più spazio e una maggiore distribuzione dei punti di produzione.

La diffusione degli impianti sul territorio è però anche un punto di forza del processo di transizione, perché consente di distribuire gli impatti e anche i benefici derivanti dagli impianti. Al tempo stesso, le nuove modalità di realizzazione degli impianti fotovoltaici ed eolici sono finalizzate alla minimizzazione del consumo di territorio: i nuovi aerogeneratori sono oggi più alti rispetto al passato e consentono di produrre più energia con un minor numero di unità all’interno dello stesso parco eolico, riducendo quindi il numero di strutture da collocare; le strutture dei nuovi parchi fotovoltaici vengono spesso associate alla produzione agricola attraverso le configurazioni agrivoltaiche e la previsione di spazi e corridoi per la biodiversità.

Occorre un approccio deciso e inclusivo, che coinvolga le comunità locali ma che al contempo definisca chiaramente obiettivi, criteri e responsabilità dei territori nel supportare le politiche di transizione energetica.
In questo contesto manca però una leva politica, dal momento che l’interruzione del confronto regionale sulla definizione delle aree idonee per gli impianti a fonti rinnovabili non è stata seguita da una chiara indicazione da parte del Governo nazionale sulle responsabilità istituzionali rispetto a tale compito.

In assenza di una normativa chiara in materia, è necessario che le Amministrazioni locali dell’Emilia-Romagna si pongano proattivamente nei confronti delle proposte di progetti per la
realizzazione di nuovi impianti, sostenendo gli impianti che possono contribuire al fabbisogno energetico regionale e che al contempo consentono di generare impatti positivi sul territorio.
L’Emilia-Romagna secondo il Decreto Aree Idonee entro il 2030 deve raggiungere almeno 6.330 MW di nuova potenza installata. Ad oggi, considerando le installazioni realizzate dal 2021 a fine 2024, ha realizzato 1.443 MW, pari al 22,8% dell’obiettivo finale.
Sebbene la Regione, ad oggi, è tra quelle che mostrano un andamento superiore rispetto agli obiettivi fissati al 2024 dal Decreto Aree Idonee, con un surplus pari a 155 MW di potenza, la strada da percorrere è ancora molto lunga. Nei prossimi 6 anni, infatti, in Emilia-Romagna dovranno essere realizzati almeno 4.887 MW di nuova potenza aggiuntiva, pari ad una media di 814,5 MW l’anno. Un numero importante che richiede un’accelerazione netta nelle installazioni, infatti, nonostante il dato positivo, mantenendo lo stesso ritmo nelle installazioni di quello tenuto dal 2021 al 2024, la Regione rischia di raggiungere il proprio obiettivo in 13,5 anni, con ben 7,5 anni di ritardo.
Un altro dato emerso dai dati esposti dai relatori è che il potenziale di tetti RER (residenziali e non) è fra i 3 e 5 GW mentre l’obbiettivo della Regione Emilia Romagna che si è data il 100% di FER elettriche al 2023 è di 26 GW.

“Lo scopo del convegno di oggi è quello di riflettere su come si possano raggiungere gli obiettivi della transizione energetica favorendo la realizzazione di impianti che producono ricadute positive di tipo economico, sociale ed ambientale” dichiara Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna. “Bisogna superare la visione che descrive i progetti di impianti a fonti rinnovabili come mero consumo di territorio: le modalità per minimizzare l’impatto ambientale di questi impianti sono già oggi disponibili e possono produrre, al contempo, benefici anche per le comunità locali, oltre che per il tessuto economico che deve essere riconvertito secondo le traiettorie della transizione ecologica.

Non dobbiamo dimenticare poi le motivazioni centrali per promuovere la realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili: il raggiungimento di una sempre maggiore autonomia energetica dalle fonti fossili importate dall’estero, la stabilizzazione dei prezzi dell’energia presenti sul mercato e la mitigazione del cambiamento climatico che si ottiene riducendo le emissioni di gas a effetto serra.”