
Dopo promesse elettorali e continui slogan sul superamento della legge Monti-Fornero, siamo arrivati alla quarta legge di bilancio di questo Governo, che è riuscito nell’impresa clamorosa di peggiorare proprio quella legge tanto criticata.
1. Pensioni un tema rimosso da questo Esecutivo
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Nel confronto con il Governo del 10 ottobre 2025 nessun cenno alle pensioni, nonostante gli slogan e le promesse di superamento della Legge Fornero.
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La realtà è che si va in pensione più tardi e con assegni più bassi.
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Le pensioni anticipate sono crollate e Opzione Donna è stata di fatto cancellata.
2. In pensione sempre più tardi
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Nessuna volontà di bloccare l’aumento dei requisiti pensionistici.
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Dal 2027 l’età di vecchiaia salirà a 67 anni e 3 mesi, e dal 2029 a 67 anni e 5 mesi.
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Per la pensione anticipata serviranno 43 anni e 1 mese di contributi, nel 2027 e 43 anni e 3 mesi nel 2029 (1 anno in meno per le donne).
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Altro che 41 anni di contributi per tutti
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Rischio nuovi esodati: circa 44 mila persone che hanno aderito a scivoli o fondi di solidarietà resteranno senza tutele.
NON è POSSIBILE PAGARE DUE VOLTE OGNI AUMENTO DELL’ATTESA DI VITA: pensione più tardi e assegno più basso per via dell’abbassamento dei coefficienti di trasformazione.
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L’aumento da parte di questo Governo dell’importo soglia per l’uscita nel contributivo a 64 anni nel sistema contributivo (da 1.309 euro nel 2022
a 1.811 euro nel 2030 +502 euro) esclude la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori.
3. Il paradosso del TFR per anticipare l’uscita nel contributivo
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Proposta del Governo: usare il TFR per “comprare” la flessibilità in uscita.
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Una logica sbagliata: i lavoratori si pagherebbero da soli il diritto alla pensione, intaccando il proprio salario differito.
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Per perfezionare 502 euro di pensione in più sarebbe necessario un TFR. di almeno 128 mila euro.
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Un’ipotesi che non servirebbe assolutamente a nessuno: chi ha redditi bassi non raggiunge l’importo soglia nemmeno con il Tfr maturato.
4. Pensioni più povere
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Dal 2025 i coefficienti di trasformazione sono stati ridotti: taglio generalizzato degli assegni, per via dell’aumento dell’attesa di vita.
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Succedere anche nel 2027, se non dovessero esserci correttivi
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Per una retribuzione di 30 mila euro lordi annui la perdita stimata è di 5.000 euro, che può arrivare a 12.500 euro nel 2027 senza correttivi (calcolata sulla vita media di una pensione).
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Le pensioni future rischiano di non raggiungere nemmeno l’importo dell’assegno sociale 538 euro nel 2025.
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Per i pensionati non va meglio: Nel biennio 2023-2024, il taglio della rivalutazione ha determinato una perdita complessiva di 60 miliardi per pensionate e pensionati. Tagli che non potranno più essere recuperati. Una perdita fino a 9.000 euro per una pensione netta di 1.700 euro.
5. Misure in scadenza a fine anno
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In scadenza Ape Sociale per cui il requisito di età è stato innalzato a 63 anni e 5 mesi, Quota 103 (62 anni + 41 contributi, con ricalcolo interamente contributivo) e Opzione Donna, già svuotata di fatto, solo pochissime donne riescono a raggiungere i requisiti (61anni e 35 anni di contributi - diminuisce il requisito di età in presenza di figli - solo in possesso di invalidità al 74%, caregiver o licenziate da aziende in crisi).
