Stampa

LETTERA APERTA A MARIO DRAGHI. Le conseguenze della guerra devono spingere verso provvedimenti ancora più urgenti per le realizzazioni energetiche, con il coinvolgimento dei cittadini

Per una Conferenza nazionale sul cambiamento energetico

 

Egregio Presidente,

concordiamo con quanto da Lei affermato sulla necessità che, di fronte all’invasione russa dell’Ucraina, vadano non solo affrontate le emergenze che ci riguardano da vicino come l’approvvigionamento del gas ma debbano essere adottate misure che spingano uno storico fornitore a metter fine alla guerra di aggressione; ci trovano poi particolarmente d’accordo le sue affermazioni sull’opportunità di intraprendere con urgenza la strada verso la transizione ecologica dell’economia con l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura del pianeta entro 1,5 gradi.

La questione climatica, al centro fino a pochi mesi fa di importanti incontri internazionali, è così di nuovo passata in secondo piano, mentre sarebbe necessario un impegno corale, di collaborazione, tra tutti i Paesi della Terra.

Ci rivolgiamo dunque a Lei, perché l’Italia non perda di vista, ma anzi acceleri il percorso verso la transizione ecologica, utilizzando al meglio le risorse del Pnrr.

Di fronte a una situazione nuova, le scelte del Pnrr e la loro realizzazione vanno necessariamente ripensate, riguardo agli aspetti finanziari, alle localizzazioni, a partire dalla priorità del Mezzogiorno, e soprattutto ai tempi di attuazione. Per questo sono indispensabili drastiche norme di semplificazione, attuabili subito.

Richiamiamo la Sua attenzione sui ritardi, le incertezze, le lacune che rischiano di far fallire l’obiettivo del cambiamento ecologico dell’economia italiana. La cabina di regia del Pnrr non sembra aver rese chiare le scelte al Paese; in particolare, poi, non sembra avere funzionato l’indispensabile rapporto con tutte le soggettività istituzionali e sociali, dalle Regioni, ai sindacati, alle associazioni ambientaliste, le cui proposte non hanno avuto risposta. È condivisibile l’iniziativa di portare in sede europea la discussione sulle nuove urgenti questioni energetiche che sono davanti a tutti i Paesi europei. Se è chiaro l’obiettivo, anche i sacrifici richiesti possono trovare consenso.

Chiediamo al Governo di promuovere in tempi brevissimi una Conferenza nazionale in cui fare il punto sulla situazione, ascoltando le proposte avanzate dai soggetti istituzionali e sociali. Queste proposte potrebbero diventare parte di un impegno comune delle aziende a partecipazione statale, delle forze sociali (imprese e sindacati), delle associazioni ambientaliste, delle comunità energetiche e di quanti hanno competenze in materia.

Si è molto parlato, per esempio, di semplificazioni e superamento di vincoli burocratici, ma finora non si sono fatti veri passi avanti. Anzi, si configura come un serio autogol il blocco delle energie rinnovabili ai livelli di 10 anni fa, mentre restano inevase preziose candidature dei privati a investire risorse nel settore eolico off shore, in quello terrestre e nel fotovoltaico. Il silenzio stesso sceso sull’abbandono del carbone e del gas a Civitavecchia a favore del progetto di rinnovabili è assai grave.

In ogni nuova costruzione o ristrutturazione, a partire da quelle associate al bonus del 110 %, il Pnrr deve prevedere l’obbligo del ricorso al fotovoltaico e all’efficienza nell’uso dell’energia, in primis per tutto il patrimonio edilizio pubblico. Perché ciò si concretizzi, i tempi di realizzazione devono diventare stringenti e l’allaccio alla rete garantito entro la conclusione dei lavori. L’obiettivo strategico è il quadro europeo, che ha fissato nel 55% la riduzione entro il 2030 dei gas climalteranti.

Occorrono dunque proposte precise come la riscrittura del Piano integrato energia clima (Pniec), sollecitato da Greenpeace, Lega Ambiente e Wwf.

Il Pniec riscritto deve prevedere un nuovo piano di risparmio energetico che accompagni gli investimenti nelle energie rinnovabili. In passato, il Piano di efficienza energetica 2010/2020 prevedeva il risparmio di 51 Mtep di combustibili fossili, 207 milioni di tonnellate di CO2 in meno, 1.600,000 nuovi posti di lavoro nel decennio. Obiettivi che vanno ripresi ed aggiornati, anche per il loro valore occupazionale.

Il nuovo Pniec deve indirizzare Amministrazione pubblica, Enti e Istituzioni preposte, insieme a tutte le imprese, verso un percorso rapido di massima elettrificazione nei diversi impieghi – industria, trasporti, usi domestici – con energia elettrica fornita sempre più da energie rinnovabili (Fer).

Ciò implica che il nuovo Piano fissi al 2030 per le fonti rinnovabili l’obiettivo di 90 nuovi GW, per far fronte alla minaccia del cambiamento climatico in una prospettiva di rapida indipendenza dal gas russo e, più in generale, da idrocarburi e fonti fossili. In conformità con la raccomandazione Next Generation Eu di realizzare il 40% degli obiettivi energia/clima entro il 2025, il Piano deve valutare gli aspetti industriali, economico-sociali e finanziari perché si possa procedere nel prossimo quadriennio a un ritmo 8/9 GW all’anno di nuovi impianti Fer.

Un tale sforzo produttivo necessita di adeguati finanziamenti, procedendo, ad esempio, con detrazioni fiscali di entità uguale a quelle dei superbonus.

Insomma, Signor Presidente, pensiamo che le conseguenze della guerra debbano spingere ad adottare provvedimenti ancora più urgenti per le realizzazioni energetiche fondamentali per il Paese e per la lotta al cambiamento climatico, con il massimo coinvolgimento dei cittadini.

* Per l’Osservatorio sulla Transizione Ecologica-PNRR: Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Gianni Mattioli, JacopoRicci, Massimo Scalia, Gianni Silvestrini