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Quel giorno, alle 10 e 25, nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna, affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, viene fatto esplodere causando il crollo dell'ala ovest dell'edificio. È il più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra: nell'attentato rimarranno uccise 85 persone, oltre 200 saranno i feriti

Agosto. Il mese delle ferie e del tutto chiuso. Il mese del ritorno dei migranti italiani verso le loro radici. Il mese delle stragi. Quella del treno Italicus del 4 agosto 1974, della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Alle 10 e 25 di quella calda e terribile giornata, nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo contenuto in una valigia abbandonata viene fatto esplodere causando il crollo dell’ala ovest dell’edificio.

Lo scoppio, violentissimo, provoca il crollo delle strutture sovrastanti le sale d’aspetto di prima e seconda classe dove si trovavano gli uffici dell’azienda di ristorazione Cigar e di circa 30 metri di pensilina investendo anche il treno Ancona-Chiasso, in sosta al primo binario.

È il più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra: nell’attentato rimarranno uccise 85 persone, oltre 200 saranno i feriti. La più piccola tra le vittime è Angela Fresu, aveva tre anni e veniva da Montespertoli, sulle colline attorno a Firenze; il più anziano è Antonio Montanari, aveva 86 anni e aspettava l’autobus sul marciapiedi davanti alla stazione.

 

“La sera del 2 agosto - riporta la storica Cinzia Venturoli - si ritrovano in piazza Maggiore circa 30mila bolognesi e a queste prime azioni, quasi spontanee, si aggiungono poi le convocazioni dei sindacati che indicono unitariamente per lunedì 4 agosto quattro ore di sciopero generale ‘per riunire tutte le forze della democrazia in un patto di solidarietà che sappia rinnovare l'immensa forza che realizzò la Resistenza e la Costituzione’”. Il 6 agosto, giorno dei funerali, la città onora le sue vittime con una grande manifestazione in Piazza Maggiore cui partecipano circa 100 mila persone.

Giungono a Bologna treni speciali, pullman, auto da tutta l’Italia, fra questi la delegazione dell’Italsider di Genova con lo striscione che ricorda Guido Rossa. “Siamo sempre andati ovunque ve ne fosse stato bisogno. Siamo vecchi ma a Bologna c’è bisogno anche di noi”, dice un partigiano. “Perché andiamo a Bologna? - afferma un ragazzo - Ci vado perché ho tanta rabbia dentro, è importante avercela perché ti serve a non rinchiuderti in un guscio e a non credere che tanto non serve a nulla”. Non tutti i parenti delle vittime però vogliono il funerale di Stato e sono solo sette le bare presenti nella chiesa di San Petronio.

“Signori, non ho parole - diceva lo stesso 2 agosto il presidente della Repubblica Sandro Pertini parlando con i giornalisti - siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia” (“Stiamo seguendo gli sviluppi di questa immane tragedia minuto per minuto”, sarà il commento di Enrico Berlinguer). 

‘Sandro vieni con noi, non stare con gli impostori’, gli grida qualcuno il giorno dei funerali e ci sarà anche chi, come Anna Maria Montani che alla stazione ha perso la mamma, si rifiuterà di stringergli la mano. “Mica per lui, che è una bravissima persona - dirà - ma semplicemente per quello che rappresenta. Ai politici, agli uomini dello Stato che non cambiano mai, io la mano la stringerò quando avranno di tutto per trovare gli assassini di mia madre”. Una mano che in fondo noi tutti aspettiamo ancora di poter stringere.