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Una colata di fango si è staccata dalla montagna e ha travolto Casamicciola, provocando due morti, dispersi e molti danni. Fracassi, Cgil: "Serve un piano straordinario e una legge quadro per il contrasto al dissesto idrogeologico"

https://www.collettiva.it/copertine/italia/2022/11/26/video/frana_a_ischia_ennesima_tragedia_annunciata-2526893/

Fango, massi e una colata di acqua e terra hanno travolto questa mattina all’alba Casamicciola, a Ischia, dove un nubifragio che si è abbattuto nella notte sull’isola ha causato allagamenti e danni dappertutto. Il bilancio provvisorio di questa tragedia è al momento di due persone morte e 9 dispersi, ma si teme che il numero delle vittime potrebbe salire.

 

 

I soccorritori, vigili del fuoco, operatori della protezione civile, carabinieri, sono in azione da ore per mettere in salvo la popolazione, a cui un’ordinanza dei sindacai dei comuni dell'isola, concordata con il prefetto, chiede di non uscire di casa, di evitare al massimo gli spostamenti per non intralciare le operazioni di soccorso.

Dalle ricostruzioni dei testimoni (nel video le immagini inviateci da iscritti e delegati Cgil presenti sull'isola), la frana si è generata nella parte alta di Casamicciola: si è staccata dalla montagna trascinando con sé alberi e auto che sono arrivati fino al lungomare, e travolgendo almeno una decina di casa. Un fiume di fango che continua a colare dalla montagna e che sta rendendo difficile la ricerca dei dispersi.

 

 

 “Il contrasto al dissesto idrogeologico dovrebbe essere la priorità – dichiara Gianna Fracassi, vicesegretaria generale Cgil -. Richiamata quando accadono tragedie ma poi sempre dimenticata. Serve un piano straordinario e una legge quadro, come chiede da anni la Cgil”.

"Il dramma di oggi è peggiore di quello provocato dalla frana del 2009, a Casamicciola si è staccato in pezzo di montagna spazzando via tutto quello che ha trovato sul suo percorso – aggiunge Nicola Ricci, segretario generale Cgil Napoli e Campania -. Ma il problema è sempre lo stesso. La politica, il governo deve mettere in campo azioni per prevenire i dissesti idrogeologici e ambientali, che non possono essere delegati ai forestali o agli ingegneri naturalistici. Ci vuole una politica strutturale di prevenzione e mitigazione sui territori a rischio. E Ischia è un territorio a rischio, per i terremoti e per le frane. Qui non si fanno interventi e in più c’è molto abusivismo, ma anziché risolvere i problemi, si prosegue con i condoni e i contro-condoni”.

La frana di questa mattina si è abbattuta nella stessa zona dell’isola dove nel 2009 ci fu un’altra tragedia in cui morì una ragazzina di 13 anni. Si tratta di un’area soggetta a smottamenti: quando ci sono allerte meteo come quella annunciata nei giorni scorsi, molti degli abitanti lasciano le loro case, in attesa che il maltempo passi.

 

“Quando succedono drammi come questo non c’è un unico colpevole, ma diversi responsabili - dichiara Giuseppe Mele, segretario generale Fillea Napoli -. Case che sorgono dove non dovrebbero, edifici con una qualità costruttiva bassa, danni mai riparati del terremoto (dell’agosto 2017, ndr). E poi la mancata sistemazione idraulico forestale del territorio. Un processo franoso si verifica quando non c’è cura della vegetazione, sul profilo della montagna si creno calanchi, e così non si riesce a ridurre l’energia cinetica dell’acqua”.

I soccorsi e le ricerche sono rallentati dal maltempo, da una pioggia che non ha mai smesso di cadere. L’isola è rimasta divisa in due per ore, mentre le strade interrotte hanno impedito l’arrivo tempestivo dei mezzi. “Alcune zone sono tuttora interdette, piazza Bagni, la parte sopra piazza Maio, che è stato l’epicentro del terremo di cinque anni fa, e poi la zona di Rarone dove c’è stata la frana principale – racconta Luigi Baldino, della Fillea di Napoli, che è di Casamicciola e sta vivendo in prima persona la tragedia -. Terra e fango hanno continuato a venire giù anche dopo il primo grande smottamento. Il problema è che in questi 12 anni, dall’alluvione del 2009, dovevano essere fatti diversi interventi: bisognava mettere in sicurezza i costoni della montagna, le cave da dove si convoglia terra, acqua e pietre. E invece non è stato fatto nulla, i soldi stanziati non sono mai stati spesi”.

(Ha collaborato Mattia Carpinelli)