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Fino ad ora il nostro Coordinamento si è astenuto dall’emettere comunicati e fare commenti, perché di fronte alla catastrofe che si è avverata nelle nostre zone, ci è sembrato prioritario concentrare ogni sforzo nell’aiuto alle persone e alle zone più colpite, evitando di soffiare sul fuoco delle litigiosità e delle polemiche.

Ci sarà tempo per valutare se la gestione dell’emergenza in corso sia stata adeguata, e intanto inviamo un fraterno saluto e la più sentita gratitudine  a tutte e tutti coloro che – in collegamento con le Istituzioni o in forma autorganizzata – si stanno facendo in quattro per alleviare le sofferenze.

Ma non possiamo del tutto tacere, di fronte all’aggressività con la quale in questi giorni è partito all’attacco il partito trasversale della vera e propria “caccia agli ambientalisti”, che cerca di dipingere, con un misto di disinformazione e vere e proprie calunnie, un quadro quanto mai lontano dalla realtà. Si cerca il capro espiatorio a tutti i costi, probabilmente per deviare l’attenzione da una discussione seria su cause e responsabilità. E dobbiamo registrare con amarezza che a questo partito trasversale si è definitivamente iscritto anche il Sindaco di Ravenna Michele De Pascale, che nelle sue numerose apparizioni televisive e sulla stampa nazionale e locale, si è scagliato contro i movimenti ambientalisti, a suo dire  fra i principali responsabili del disastro.

Come se al governo in questi decenni ci fossero stati i movimenti ambientalisti, come se la necessità di ridurre in maniera significativa le emissioni di gas serra e contenere le conseguenze sempre più disastrose del cambiamento climatico (posizione portata avanti in maniera condivisa da tutta la comunità scientifica competente, non solo dalle associazioni e dagli attivisti) fosse una pura e semplice ipotesi, come se non fosse vero che il consumo di suolo ha impermeabilizzato vaste aree di territorio.

Secondo tutti gli studi seri a livello internazionale l’uso delle fonti fossili è fra le principali cause delle emissioni climalteranti e del conseguente riscaldamento globale,  e gli eventi estremi sono direttamente proporzionali ad esso. Si ponga l’attenzione al fatto che a livello europeo, nel decennio 1970-1980 si erano registrati quarantasei eventi estremi, che nel periodo1990-2000 erano diventati 353, e nel decennio 2010-2020 sono arrivati a diecimila. E minacciano di raggiungere la spaventosa cifra di quarantamila nel decennio 2030-2040.  Di qui a decidere di iniziare subito e con la massima decisione, in tutto il mondo (ma anche ovviamente cominciando dalle scelte locali) ad abbandonare il sistema delle fonti fossili il passo dovrebbe essere immediato, e invece si continuano a promuovere  rigassificatori (anche prevedendo ulteriori semplificazioni di procedura, come si afferma nell’ ultima deliberazione del Governo), trivellazioni, nuovi gasdotti e ogni altra struttura legata all’ estrattivismo.

Che aver cementificato in maniera scriteriata sia una delle cause del progressivo dissesto è opinione diffusa fra i geologi. Anche studiosi e tecnici non particolarmente schierati su posizioni ambientaliste, affermano che bisognerebbe dare spazio ai fiumi, allargarne le aree a disposizione delle acque, evitando di insediare in esse ulteriori attività e abitazioni. E invece oggi si propone di alzare argini e cementificare di più e si accusano gli ecologisti di aver ostacolato le scelte a tutela dei territori, quegli ambientalisti che spesso hanno organizzato anche di propria iniziativa le pulizie dei fiumi infestati da rifiuti di ogni genere.

Purtroppo dobbiamo per l’ennesima volta prendere atto che il grosso del mondo politico e delle Istituzioni stanno caparbiamente schierati dalla parte del mercato e del profitto fossile, e dato che l’ unico vero contrasto alla realizzazione dei disegni più distruttivi e anacronistici è rappresentato da quella parte della società civile che propone alternative diverse, si cerca di screditarla inventando storie che non esistono Come quella di un esercito ambientalista schierato a difesa delle tane delle nutrie e degli istrici, quando anche tecnici della Regione giudicano tale problema assolutamente marginale, perché monitorato e bonificato durante le consuete manutenzioni; o come quella della vegetazione golenale come causa delle esondazioni, quando vi è documentazione di come gli argini dove la vegetazione è stata eliminata siano stati erosi dall’ acqua anche maggiormente. Bisognerebbe invece, per esempio,  andare avanti nel completamento della costruzione delle casse di espansione per i nostri corsi d’acqua, attività che non è stata adeguatamente portata avanti da De Pascale, il quale – Sindaco da sette anni – ora accusa chi questo comune non lo ha mai amministrato.

E gli esempi possono continuare all’infinito.

Per questo noi non solo respingiamo al mittente tutte le accuse ottuse, offensive e in mala fede che vengono rivolte a chi propone una vera transizione ecologica, ma chiediamo anche alla base  delle forze politiche che governano Regione e Comune di far sentire la propria voce. Abbiamo sentito non poche  voci di dissenso verso il Governo, verso il Presidente della Regione e il Sindaco di Ravenna anche fra le persone che fanno parte dei loro partiti.

A Ravenna, il 6 maggio, come in marzo a Piombino e in aprile a Cagliari, molta gente è scesa in piazza per sbarrare la strada alle scelte dannose per tutte e tutti e per il futuro delle giovani generazioni. Dobbiamo continuare su quella strada, anche per contrastare il ripetersi sempre più frequente di eventi estremi come quelli di questo periodo.

Oggi viviamo i giorni del dolore e della solidarietà. Ma non sono mai cessati i giorni della lotta e della costruzione delle alternative dal basso.

Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”