L’Assemblea Generale della CGIL ritiene necessario intensificare ed estendere la mobilitazione per:
- Fermare il genocidio del popolo palestinese in corso da parte del governo israeliano di Netanyahu;
- Sostenere la missione non violenta della Global Sumud Flotilla per aprire corridoi umanitari permanenti e rompere l’assedio a Gaza e sancire un cessate il fuoco;
- Contrastare le politiche di riarmo del governo italiano, dell’Unione europea e della Nato che alimentano una cultura e una pratica bellica incompatibile con i valori della convivenza, della democrazia e della pace;
- Richiedere alle Istituzioni italiane europee ed internazionali di uscire dalla logica dello scontro militare, per fermare tutte le guerre fino ad arrivare alla convocazione di una conferenza di pace sotto l’egida dell’Onu;
- Costruire un’alternativa all’economia di guerra che si fondi su una vera riforma fiscale contro l’evasione e tassando ricchezze, profitti e rendite, per sostenere un aumento dei salari e delle pensioni, la cancellazione delle leggi che producono la precarietà del lavoro, investimenti nella sanità e la non autosufficienza, nell’istruzione pubblica, in politiche industriali ed abitative innovative e sostenibili, garantire la sicurezza sul lavoro, superare la pratica del subappalto a cascata e del lavoro nero.
Per queste ragioni l’Assemblea Generale della CGIL condivide ed approva le proposte avanzate nella relazione del Segretario Generale e dà mandato alla Segreteria di:
- In coordinamento con la Flotilla e il movimento per Gaza proclamare lo sciopero generale tempestivo per tutte le categorie in caso di attacchi, blocchi o sequestri delle imbarcazioni e materiali della missione umanitaria della Global Sumud Flotilla ed alla conseguente non apertura di corridoi umanitari a Gaza ed in difesa dei valori costituzionali che sostengono tale missione.
L’Assemblea generale impegna tutte le strutture:
- ad organizzare la partecipazione per sabato 4 ottobre alla manifestazione nazionale convocata dalle associazioni palestinesi a Roma sulla base delle nostre posizioni che hanno dato vita alle manifestazioni dello scorso 6 settembre e agli scioperi del 19 settembre;
- a partecipare alla Marcia Perugia Assisi del 12 ottobre e a sostenere tutte le iniziative per la pace e contro il riarmo.
- a programmare assemblee nei luoghi di lavoro ed iniziative sul territorio compresi presidi permanenti per far vivere queste rivendicazioni e preparare la partecipazione alla manifestazione nazionale della CGIL e de “La Via Maestra” del 25 ottobre a Roma “Democrazia al Lavoro”.
APPROVATO ALL’UNANIMITÀ CON 6 ASTENUTI
Roma, 24 settembre - La Cgil condanna gli ennesimi e gravissimi attacchi avvenuti stanotte nei confronti della Global Sumud Flotilla in viaggio per consegnare gli aiuti umanitari a Gaza, dove continuano a consumarsi inaccettabili crimini nei confronti della popolazione civile. Alla luce degli ultimi avvenimenti, chiediamo al Governo italiano di adoperarsi immediatamente affinché sia garantita l’incolumità di tutte le persone a bordo delle imbarcazioni e per far sì che la missione umanitaria venga portata a termine.
Saremo al presidio in programma per oggi a Montecitorio, alle 14, e invitiamo tutte le nostre strutture e le lavoratrici e i lavoratori a partecipare attivamente alle iniziative di solidarietà in programma nel Paese.
La Cgil ribadisce la necessità di raggiungere un immediato cessate il fuoco, di consentire l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e di aprire il prima possibile un processo di pace che garantisca la sicurezza di tutti. Oggi è a rischio l’esistenza stessa del popolo palestinese e di fronte a questo nessuno può tacere.
Per queste ragioni continuiamo a chiedere al governo italiano di adoperarsi per far sì che gli aiuti alimentari vengano consegnati alla popolazione di Gaza e per garantire la sicurezza della Global Sumud Flotilla, di riconoscere immediatamente lo Stato di Palestina e perseguire la soluzione dei due popoli e due Stati, ottenere il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri politici, di interrompere ogni accordo militare e commerciale con il governo di Israele e di agire seguendo il diritto internazionale affinché siano garantiti corridoi umanitari.
La Cgil, sulla base di queste posizioni, contro tutte le guerre, per fermare il genocidio in corso messo in atto dal governo Netanyahu e per sostenere la missione umanitaria della Global Sumud Flotilla, in caso di ulteriori attacchi, blocchi o sequestri delle imbarcazioni o dei materiali è pronta a proclamare con la necessaria tempestività lo sciopero generale.
Il nucleare esistente è di fatto in stallo, nonostante un piccolo rimbalzo della produzione di energia nel 2024. Quello del futuro, di cui fantastica il governo italiano, cioè i piccoli reattori modulari (Smr), è di fatto ancora un’incognita, con nessun progetto avviato in Occidente e costi che sono 3-4 volte quelli del fotovoltaico abbinato alle batterie, peraltro in forte discesa.
Intanto, a rivoluzionare davvero il mondo dell’energia sono appunto le rinnovabili. Nel 2024, nel paese che ha installato più nucleare, la Cina (3,5 GW), sono stati aggiunti ben 278 GW di solare.
A livello mondiale, eolico e fotovoltaico sommati hanno aggiunto 565 GW di nuova potenza (secondo Irena 741 GW comprendendo tutte le rinnovabili, ndr), contro i 5,4 GW di capacità nucleare netta addizionale.
È questa la fotografia che emerge dal World Nuclear Industry Status Report 2025, rapporto compilato da analisti indipendenti e presentato oggi a Roma in un evento co-organizzato da Kyoto Club, Fondazione Heinrich-Böll, Fondazione Friedrich-Ebert, Base (Ufficio federale tedesco per la sicurezza della gestione delle scorie nucleari), Mycle Schneider Consulting e Coordinamento Free (report in basso).
Secondo il rapporto, a metà 2025 erano 31 i Paesi con reattori operativi, uno in meno rispetto al 2024, dopo la chiusura dell’ultimo impianto a Taiwan.
In totale i reattori attivi erano 408, ben 30 sotto al picco registrato nel 2002. Altri 33 risultano in “Long-Term Outage” (fra cui 19 in Giappone e 6 in Ucraina). Dal 2005 al 2024 si contano 104 nuove attivazioni e 101 chiusure: fuori dalla Cina il bilancio netto è -48 unità.
La produzione nucleare mondiale nel 2024 ha toccato 2.677 TWh, solo 14 TWh in più rispetto al record del 2006, un incremento equivalente alla resa annua nominale di un singolo reattore. Escludendo la Cina, la generazione nucleare è scesa del 14% rispetto al 2006.
La quota dell’energia nucleare sulla produzione lorda di elettricità globale è invece diminuita leggermente (-0,13%), raggiungendo il 9% nel 2024, rispetto al picco del 17,5% del 1996.
Anche sul fronte delle costruzioni il quadro non è incoraggiante: a metà 2025 erano aperti 63 cantieri in 11 Paesi, due in meno rispetto al 2024.
Oltre un terzo di questi è in ritardo, e 14 hanno registrato nuovi slittamenti. L’analisi dei reattori avviati tra il 2022 e il 2024 mostra una forte discrepanza tra tempi previsti e reali: a fronte di una pianificazione di circa 5 anni, i 19 reattori entrati in funzione in 10 Paesi hanno richiesto in media 10,8 anni, quindi il doppio del previsto (con grandi differenze caso per caso).
La Cina guida con 32 progetti, mentre la Russia ne controlla 27 (20 dei quali in sette Paesi diversi) ed è il principale fornitore mondiale di tecnologia nucleare, con progetti in Paesi newcomers come Bangladesh, Egitto e Turchia, oltre a Cina e India.
Anche in Africa, si è spiegato nella presentazione, Mosca e Pechino stanno proponendo a vari paesi partnership atomiche, mentre con l’amministrazione Trump, sembra entrata in pausa la diplomazia Usa a favore degli Smr di compagnie statunitensi.
Dal 2020 a metà 2025, 44 dei 45 nuovi cantieri sono stati avviati da società statali cinesi o russe.
Dei 63 reattori in costruzione nel mondo, 60 sono in Paesi dotati di armi nucleari o in progetti guidati da industrie controllate da questi Stati (Rosatom per la Russia, EDF per la Francia, CNC/CGN per la Cina). Solo tre, in Corea del Sud, sono fuori da questo schema.
Un capitolo specifico del rapporto è dedicato agli Small Modular Reactor (Smr), presentati spesso come la “nuova frontiera” del nucleare.
I dati però raccontano altro: il progetto Carem in Argentina, in cantiere dagli anni ’80, è stato abbandonato dopo dieci anni di lavori e in Canada il reattore di Chalk River sembra arenato.
Gli unici due progetti di Smr operativi (per due reattori ciascuno) sono Akademik Lomonosov in Russia e TR-PM in Cina, ma stanno avendo prestazioni deludenti, con fattori di carico a vita utile del 28% e 36%.
In tutto questo, le stime del Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation australiano indicano che l’Lcoe degli Smr sarebbe 3-4 volte superiore rispetto a eolico e solare con accumulo.
La conclusione, si spiega, è uguale a quella che lo stesso rapporto diceva 10 anni fa, nel 2015: “Per decenni, i reattori modulari di piccola taglia sono stati presentati come una grande promessa (…). Ma in nessun luogo queste promesse si sono concretizzate”.
La differenza è che oggi diversi governi stanno spendendo ingenti somme per gli Smr: vengono da fondi pubblici circa due terzi dei 15,4 miliardi di dollari che si sono investiti a livello mondiale in questa tecnologia.
Questa mattina il presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele De Pascale ed io abbiamo inviato al Presidente di IEG, Maurizio Ermeti, una lettera a firma congiunta in cui si chiede, nel rispetto dell'autonomia gestionale dell'ente, di ripensare alla presenza dello stand di Israele al prossimo TTG Travel Experience, che si svolgerà a Rimini dall'8 a il 10 ottobre.
Se sino all'edizione 2024 della manifestazione la compresenza degli stand di Palestina ed Israele era consuetudine, le evoluzioni drammatiche rispetto al destino di Gaza, con le conseguenze che stanno squassando non solo il Medio Oriente ma il mondo intero, rendono oggi difficile conciliare la stessa prassi.
Non crediamo davvero che oggi sia eticamente e moralmente accettabile proporre come destinazioni di vacanza luoghi di guerra, terrore e morte, e – nel definire accordi commerciali – non tenere conto delle giuste parole di condanna delle violenze perpetrate dal Governo Nehtanyau, pronunciate anche dal Governo italiano e della Commissione europea che ha recentemente preannunciato misure sanzionatorie comunitarie.
Al di là delle questioni logistiche e tecniche (sappiamo che i referenti dello stand della Palestina, pur invitati, da giorni drammaticamente non rispondono più ai solleciti di IEG per confermare la propria presenza al TTG), il Presidente De Pascale ed io chiediamo ufficialmente a IEG di tenere conto di questa posizione che è espressione diretta ed indiretta della sensibilità di tantissimi cittadini di Rimini e dell'Emilia Romagna.
Tutto questo nella speranza che un clima di ritrovata pace e di cessazione di ogni conflittualità, che garantisca la dignità di ogni Popolo, possa ricucire già per le prossime edizioni quel filo che ogni anno, e fino a ieri, Rimini e il TTG avevano tessuto con pazienza e soprattutto convinzione assoluta: anche una manifestazione come questa può contribuire all’insanabile desiderio di pace che reclama tutto il mondo.
Alessandro Barattoni Sindaco di Ravenna:
C’è sempre una parte dalla quale stare e l’Emilia-Romagna e Ravenna hanno ben chiaro quale sia.
LINK INSTAGRAM
https://www.instagram.com/reel/DOvhg7YjBec/?igsh=MWFhaTE5YjFkNnBicQ==
LINK FACEBOOK
https://www.facebook.com/share/r/1QL5SWNcMj/?mibextid=wwXIfr
In un periodo in cui la tensione della protesta contro le rinnovabili si fa sempre più critica in alcune parti d’Italia, diversi esempi che vanno nella direzione opposta acquistano ancor più significato.
È il caso del Comune di Ravenna che la scorsa settimana, approvando un ordine del giorno in Consiglio, ha impegnato sindaco e Giunta a far partire “una richiesta forte e concreta al Governo per sbloccare l’impasse” sul già autorizzato progetto eolico offshore Agnes Romagna 1&2 (atto di indirizzo del Comune di Ravenna – pdf).
Questo progetto prevede 75 aerogeneratori fissi, 600 MW di potenza, 100 MW di fotovoltaico galleggiante aggiuntivo, un sistema di stoccaggio elettrico e un impianto di elettrolisi per la produzione di idrogeno verde.
Contemporaneamente si vuole ottenere chiarezza sui tempi delle aste Fer 2 per l’eolico in mare, evitando “che la differenziazione delle tariffe vada a penalizzare la tecnologia a pali fissi, necessaria nel contesto dell’alto Adriatico”; ipotesi, quest’ultima, avanzata a fine agosto dal ministro Pichetto Fratin (Eolico offshore, due tariffe per galleggiante e fisso?).
Infine, si chiede all’Amministrazione di impegnarsi a livello nazionale affinché Ravenna diventi “quanto prima un hub principale per l’eolico a mare”, affiancandosi ai porti per la cantieristica dell’eolico offshore di Augusta e Taranto, individuati con decreto Mase di luglio.
Tra chi tenta di superare opposizioni e pregiudizi sulle rinnovabili ci sono anche le associazioni Saper e Fimser in Sardegna. Queste due realtà territoriali hanno deciso di essere presenti sabato 13 settembre a Viddalba dove il 9 settembre un incendio (doloso, secondo le prime ricostruzioni) ha distrutto 5.000 pannelli che dovevano essere installati sul posto. La manifestazione ha visto la presenza di almeno cento persone.
“Portiamo la nostra solidarietà e il nostro aiuto alla comunità locale che, ne siamo certi, presto potrà riavere il proprio parco fotovoltaico”, spiegano le associazioni. In particolare, secondo Saper, “per troppo tempo la politica sarda non ha preso una posizione precisa sul tema della transizione energetica” e il “non decidere” ha un effetto anche sulla percezione delle persone riguardo al tema delle rinnovabili, come si spiega in una nota.
Le associazione hanno spiegato che esistono realtà come quella di Viddalba dove la comunità locale ha scelto di appoggiare la Cer traendone ovviamente vantaggi dal punto di vista economico.
“Chi, con un gesto ignobile – hanno detto – ha attentato ai pannelli solari del locale parco fotovoltaico non solo ha danneggiato la comunità dove loro stessi risiedono, ma ha anche impedito che vi fosse una transizione energetica ordinata in quella zona. Quella transizione energetica ordinata che stiamo aspettando anche noi, operatori del settore, dalla politica sarda”.
Esempi di promozione degli impianti a fonte rinnovabile e delle tecnologie connesse arrivano anche con l’annuale “Premio Pimby” (please in my back yard) di Assoambiente.
I progetti vincitori quest’anno sono sette e tra questi figura la “solar farm” realizzata presso l’aeroporto di Fiumicino, dove i 55.000 pannelli in silicio monocristallino inaugurati a gennaio costituiscono il più grande parco fotovoltaico aeroportuale d’Europa.
L’installazione è stata messa in funzione da Enel lungo il lato est della pista 3 con una potenza di 22 MW, ma si prevede un ampliamento per raggiungere 60 MW. L’investimento complessivo ammonta a circa 50 milioni di euro, per un’iniziativa che ha contribuito a collocare questo scalo all’ottavo posto della classifica “Top 10 Skytrax” sui migliori aeroporti del mondo.
È di giugno, inoltre, la notizia che la solar farm è stata collegata con il più grande sistema di storage energetico in Italia e tra i maggiori in Europa che riutilizza batterie auto “second life”. Il progetto, in questo caso, si chiama Pioneer ed è portato avanti da Aeroporti di Roma con Enel per un investimento di 5,5 milioni di euro. Le batterie utilizzate sono 762, pari a 10 MWh complessivi.