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Invito ad azioni immediate ovunque. A Roma die-in davanti al Parlamento martedì 24 giugno ore 18:00
Neppure una notte di gioia per il grande e bellissimo corteo di ieri, ci concede la follia del mondo.
 
Ieri il nostro intervento alla chiusura della manifestazione cominciava così: “non sappiamo se stanotte la guerra scatenata da Israele all’Iran si allargherà e se Trump entrerà in guerra. Una cosa sappiamo: tutto questo non è più sopportabile, non è più tollerabile. Sappiamo che dobbiamo ribellarci, e dobbiamo farlo insieme”.
Stanotte Trump è entrato in guerra a fianco di Israele. Un conflitto globale è alle porte davvero. Siamo a rischio anche noi, con i nostri territori pieni di basi e di armi statunitensi.
 
È estate, e siamo esaustɜ. Ma non vogliamo morire, non vogliamo che continuino a morire innocenti, e non vogliamo vivere nella barbarie. Vi proponiamo alcune prime idee immediate:
 
1) qui trovate l’audio delle bombe su Gaza che abbiamo usato nel corteo di ieri per il die-in: https://open.spotify.com/episode/4NKWkXbaYZTJssGH46Mcmh
Dura due minuti, può essere riprodotto più volte di seguito quanto volete. Potete usarlo per organizzare die-in contro la guerra ovunque, nei quartieri, nei paesi, nelle città. A Roma il die-in si terrà davanti al Parlamento martedì alle ore 18:00. Invitiamo tutti e tutte a partecipare.
 
2) chi ci vive vicino, provi a pensare ad azioni semplici e comunicative alle basi, ai depositi, alle istallazioni militari USA e NATO, o nei centri abitati limitrofi.
 
3) domani sarà on line la petizione “Il popolo italiano non vuole la guerra, il Governo Italiano non partecipi alla guerra” a sostegno della campagna lanciata da Rete Italiana Pace e Disarmo per "chiedere al Governo Italiano di negare supporto logistico alle operazioni di guerra, anche negando il permesso ai bombardieri statunitensi B-2 stealth o B-52 che attaccano l'Iran di transitare sullo spazio aereo italiano o rifornirsi nelle nostre basi. L'Italia non deve facilitare, assistere o consentire questi attacchi - direttamente o indirettamente”. Comunicheremo immediatamente il link per firmarla, facciamola circolare il più possibile, inondiamoli di firme.
 
Chiunque metterà in pratica queste o altre azioni nelle prossime ore, lo comunichi a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Inviteremo gli aderenti a #StopRearmEurope a una assemblea online urgente nei prossimi giorni. L’avremmo fatto comunque, per valutare insieme il corteo di ieri e capire come proseguire. La anticiperemo, per capire insieme come coordinarci per ribellarsi alla guerra, e pensare a una giornata di azioni congiunte.
 
E invitiamo tutte le reti, le organizzazioni, i gruppi a lavorare con il massimo della convergenza possibile. Stringiamoci forte, allarghiamo la rete.
No a guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo.
 
Stop Rearm Europe

Il problema

Io, come molti di voi, sostengo fortemente il settore pubblico. È un sistema che sostiene i servizi essenziali alla nostra comunità, garantendo equità ed accessibilità a tutti. Oggi, questo sistema è a rischio. L'ASP dell'Unione della Romagna Faentina è minacciata da una possibile privatizzazione che potrebbe avere gravi ripercussioni sui servizi a cui facciamo affidamento.

La privatizzazione di solito comporta una diminuzione dei servizi pubblici e un aumento dei prezzi, poiché le società private cercano di massimizzare il profitto a spese dei servizi. Secondo un rapporto di Public Services International, le privatizzazioni spesso conducono a servizi più costosi e meno qualitativi (PSI, 2014).

È indispensabile agire subito per proteggere l'ASP dell'Unione della Romagna Faentina da questa possibile privatizzazione. Per la nostra comunità, per i servizi di qualità che meritiamo, chiediamo il vostro aiuto. 

Firmate la petizione. Sosteniamo il nostro settore pubblico. Fermiamo la privatizzazione dell'ASP dell'Unione della Romagna Faentina.

PER FIRMARE CLICCA QUIhttps://chng.it/W4DymDSLZD

 

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Lucio Borghesi

Promotore della petizione

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Il governo sul nucleare mette a rischio l’Italia

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha annunciato ieri che l'Italia ha aderito ufficialmente all'Alleanza Europea per il Nucleare, il gruppo di 13 Paesi (Italia, Francia, Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia) creato dalla Francia un paio d’anni fa per coordinare attività di rilancio dell’energia nucleare in Europa. E ha dichiarato – a margine della riunione lussemburghese dei ministri europei responsabili dell’energia – «un impegno» a «proseguire tutte le azioni che ci possono portare, anche tecnologicamente, alla produzione di energia nucleare in ambito europeo ed integrare quella che è la produzione delle energie rinnovabili» (La Stampa, 16/6).

Il ministro rilancia il nucleare in Italia ma «dimentica i referendum con cui la maggioranza dei cittadini si è espressa contro tale scelta», attaccano, in una dichiarazione del 16 giugno, Vittorio Bardi e Alfiero Grandi (della presidenza nazionale dell’associazione “Si alle energie rinnovabili, no al nucleare”). Il ministro e il governo, accusano, «si comportano come se le leggi in vigore non esistessero e fingono che ci siano già nuove normative», accarezzando gli interessi di aziende che premono per il ritorno del nucleare in Italia, «malgrado due referendum abrogativi lo abbiano bocciato».

Secondo l'associazione, si legge nella nota dei due firmatari, l’adesione italiana all’Alleanza nucleare è un fatto molto grave, perché avvia una procedura di partnership, «con conseguente scambio di informazioni, di impegno comune nella ricerca, nella sperimentazione e nella produzione di reattori nucleari», scavalcando di fatto il Parlamento, che ancora non è stato chiamato a discutere il progetto di legge governativo che il Consiglio dei Ministri ha approvato oltre 3 mesi fa. Inoltre, aggiungono Bardi e Grandi, «il governo non contesta alla Lombardia i protocolli firmati con l’Agenzia Internazionale sul Nucleare sul quale la Regione non ha poteri, che spettano al governo. In sostanza è una forma di autonomia regionale differenziata camuffata che si fa beffe delle sentenze della Corte costituzionale sulla legge Calderoli».

Infine, il problema delle scorie radioattive: anche su questo fronte il ministro parla di ripensare «la scelta dei depositi nazionali delle scorie radioattive (uno a basso-media radioattività e uno ad alta pericolosità), ignorando le leggi che dovrebbe rispettare e che hanno istituito la Sogin con il compito di smantellare le vecchie centrali nucleari in Italia e di costruire i 2 depositi per mettere in sicurezza tutte le scorie nucleari esistenti».

Insomma, pare proprio che il governo intenda cambiare le regole del gioco senza passare per le vie ufficiali. Delle due l’una: se non si fanno nuove leggi, sottolineano i due, il governo «deve rispettare quelle che ci sono. Imitare Trump non è possibile».

 

 

 

Tra le regole del gioco che il governo è chiamato a rispettare c’è anche la sentenza 199/2012 della Corte Costituzionale, secondo la quale il governo non può, sul nucleare, introdurre «novità tali da non rientrare negli effetti di ben 2 referendum abrogativi che hanno deciso l’uscita dell’Italia nel 1987 dal nucleare civile, confermata nel 2011».

 

 

 

Le dichiarazioni e le azioni del governo e del ministro Pichetto Fratin sul nucleare, secondo Bardi e Grandi, servono «solo a coprire ritardi e manchevolezze del governo nell’autorizzare gli investimenti nelle fonti rinnovabili, le uniche che garantiscono l’autonomia dell’Italia, a differenza delle fonti fossili. Nel 2030 non raggiungeremo gli obiettivi di decarbonizzazione previsti dal governo stesso». Intanto, «la situazione energetica dell’Italia è preoccupante, il governo deve togliersi dalla testa che sia possibile iniziare a discutere di nuovo nucleare senza avere prima risolto il problema delle scorie radioattive, tanto più che il nuovo nucleare ne creerebbe altre in aggiunta».

Comunicato del comitato organizzatore del 21 giugno Stop Rearm Europe - con invito alla diffusione
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Abbiamo superato le 440 adesioni al corteo che il 21 giugno partirà da Piazzale Ostiense alle 14:00 per finire al Colosseo. E cresce di ora in ora la partecipazione, da tutta Italia e da Roma.
Siamo una marea di persone e organizzazioni che da sempre e ogni giorno lottano per disarmare il nostro Paese, l’Europa e il mondo, per fermare tutte le guerre e i conflitti, le occupazioni, le ingiustizie, lo sfruttamento, il patriarcato, la repressione, per la democrazia, il lavoro, i diritti, la giustizia sociale e climatica e la pace. Ciascuno a suo modo, ciascuno con i suoi strumenti.
Ma questo è un momento troppo tragico e pericoloso. E per fermare i mostri della guerra, del genocidio, del riarmo, dell’autoritarismo, per impedire la guerra globale abbiamo bisogno di unire le forze, mettere insieme ciò che ci unisce, riconoscerci gli uni con gli altri e lottare insieme. Lo stiamo facendo, e ogni giorno si aggiunge un tassello.
 
Nei giorni scorsi il cardinale Matteo Zuppi, nella sua introduzione alla sessione straordinaria del Consiglio Episcopale permanente della CEI, ha ribadito il “no” della Chiesa Cattolica a tutti i livelli al piano Rearm Europe. Una presa di posizione molto importante, per la nostra lotta.
Sempre ieri, il movimento delle donne iraniane “Donna Vita Libertà” ha annunciato la sua partecipazione al nostro corteo per dire che la guerra di Israele all’Iran non è in loro nome. Lo grideremo insieme in piazza, il loro “not in my name” è anche il nostro.
Dalla campagna Unsilence Gaza di Barcellona, che fa parte della campagna europea Stop Rearm Europe di cui la nostra convergenza ne è una componente, ci è arrivato un audio di 4 minuti, registrato da un ingegnere del suono palestinese, con il rumore delle bombe su Gaza. E su quel suono, al Colosseo faremo un gigantesco die-in sdraiandoci a terra.
 
La Rete No Bavaglio per la libera informazione realizzerà durante la manifestazione un media center itinerante, che fornirà la diretta del corteo, in collegamento con radio, media e social. Artisti e artiste ci stanno regalando loro opere per aiutare la comunicazione per la manifestazione.
Non c’è lo spazio per nominare tutte le adesioni, le collaborazioni, tutto l’impegno che sta costruendo questa coalizione. E’ un'impresa collettiva, partecipata, dal basso.
La nostra coalizione è dall’inizio aperta a chi si riconosce nei suoi contenuti, nel metodo, negli obiettivi. Ma la convergenza è una libera scelta responsabile, e ovviamente non può essere imposta a nessuno. Sabato a Roma ci sarà anche un altro corteo, frutto di un percorso diverso, che esprime una differente sensibilità e collocazione. E’ una decisione che rispettiamo. E in ogni caso, il 21 giugno a Roma si alzeranno forti tante voci contro la guerra, il riarmo e la guerra.
 
Lo stesso accadrà in altre parti d’Europa, nelle iniziative legate alla campagna Stop Rearm Europe. Lo stesso sta accadendo in questo periodo in tante mobilitazioni sociali, politiche e sindacali, dalle iniziative territoriali contro la guerra a quelle per Gaza, dagli scioperi sindacali agli embarghi contro le armi dei portuali in Europa e in Italia.
Sono tutte espressioni, anche diverse, di una lotta necessaria in questi giorni drammatici e nella prossima fase.
Fermiamo la guerra, il riarmo, il genocidio e l'autoritarismo. Fermiamo Israele e la guerra mondiale.
Il corteo del 21 giugno è solo l’inizio di un percorso lungo che faremo insieme per fare da argine collettivo alla follia di questo mondo ingiusto e sbagliato.
 
Ci vediamo a Porta S. Paolo il 21 giugno alle ore 14
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Insieme per la pace- La via maestra Ravenna sarà a Roma con un pullman per la manifestazione nazionale “Stop Rearm Europe - No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo - Per Gaza” che si terrà a Roma il 21 giugno, alla vigilia del vertice della Nato.

Fra due settimane, all’Aja, i paesi dell’Unione Europea accoglieranno la richiesta della Nato di armarsi e di prepararsi a combattere sul suolo europeo entro cinque anni.
Dovremo spendere il 5% del PIL in armi, rafforzare del 400% la difesa aerea e missilistica, produrre migliaia di carri armati e milioni di proiettili. E preparare la cittadinanza alla guerra, far entrare l’esercito nelle scuole, aumentare i soldati, militarizzare cultura e società.

Intanto, si continua ad armare Israele e il genocidio a Gaza, e si prosegue ad alimentare con armi sempre più letali la guerra in Ucraina.
La maggioranza del popolo italiano, nonostante la propaganda guerrafondaia, continua ad essere contro la guerra. Ha diritto ad essere rappresentata, ha diritto a trovare uno spazio largo, accogliente, ospitale dove poter esprimersi e partecipare, per fermare insieme questo tempo nero.

Un’alternativa alle guerre esiste, la pace va costruita con scelte politiche e azioni diplomatiche serie e credibili. Abbiamo bisogno urgente di politiche per l’ambiente, la partecipazione democratica, il welfare e l’istruzione.

Ufficio stampa: Alberto Mazzotti, 338 8556129