All'avvio della cosiddetta “Fase 2” è necessario progettare, anche a livello locale, i necessari cambiamenti che interesseranno molti ambiti della vita sociale (lavoro, produzione, spostamenti, consumi, ecc..) per questo, intanto, occorre, a partire dalle Istituzioni, avere un quadro esatto delle principali criticità in particolare per le fasce sociali, vecchie e nuove, più colpite dall'emergenza.
A livello istituzionale, dopo il Consiglio Comunale del 23 aprile scorso, è convocato per giovedì 7 maggio alle 18, un incontro informativo sull'Emergenza Covid – 19, al quale sono invitati: i sindaci dell'Unione, capigruppo consiliari dell'Unione e di tutti i comuni aderenti, personale dell'Unione, presidenti dei consigli dell'Unione e dei Comuni aderenti.
Pensiamo debba essere l'occasione, per le Amministrazioni dei Comuni e dell'Unione della Romagna Faentina, per presentare un resoconto sugli interventi avviati e quelli da mettere in atto, valutando anche la coerenza dei provvedimenti previsti e in preparazione da parte del Governo.
In particolare, riteniamo necessario avere la dimensione esatta dell'impatto che stanno avendo misure come i buoni spesa o i pacchi alimentari per i soggetti più fragili, già in condizioni precarie; ma anche i bisogni di nuove categorie sociali oggi particolarmente colpite, pensiamo alle piccole attività del commercio e dell'artigianato bloccate, ai cassaintegrati che ancora non hanno ricevuto il pagamento (anche per la scarsa collaborazione degli istituti bancari) alle partite Iva, alle colf, alle badanti, ecc.
In questo quadro, riteniamo necessario che anche le Istituzioni locali facciano sentire la loro voce dalla parte dei cittadini facendo le loro proposte ed aprendo una trattativa con il governo per ottenere le risorse necessarie a realizzarle e prendano posizione a sostegno della regolarizzazione a livello nazionale di almeno 600 mila lavoratori migranti, superando le resistenze non solo delle destre ma presenti anche tra le forze di maggioranza.
Giustizia sociale, efficienza degli apparati amministrativi ed efficacia economica delle misure da adottare devono essere i criteri ai quali ispirarsi.
In questa prima fase di emergenza fondamentale è stato il ruolo del volontariato e dell'associazionismo, oltre che naturalmente dei servizi sociali, che dovrebbero avere un maggiore ruolo di coordinamento complessivo e per questo dovrebbero essere rafforzati.
Auspichiamo che anche questo incontro, seppur in video conferenza, possa essere visibile in streaming per allargare il più possibile l'informazione a tutti i cittadini, e avere successivamente altre sedi istituzionali (che in prospettiva potranno essere anche con la presenza diretta, con tutte le necessarie precauzioni di sicurezza) nelle quali tutte le rappresentanze istituzionali possano avanzare proposte di merito per affrontare la ripartenza.
Per quanto ci riguarda intendiamo approfondire tutti questi aspetti, per dare il nostro contributo (come abbiamo già fatto col nostro comunicato prima dell'ultimo Consiglio Comunale) confrontandoci in primo luogo con le rappresentanze della società civile, dell'associazionismo. del volontariato, con le forze politiche, dentro e fuori la maggioranza, che hanno una visione simile alla nostra.
Lo ripetiamo: da questa emergenza dobbiamo imparare che in futuro “non tutto potrà essere come prima”, e questo dovrebbe valere anche per le rappresentanze politiche.
Faenza, 6 maggio 2020
Edward Jan Necki
L’ALTRA FAENZA
Una road map in cinque punti: le azioni urgenti da mettere in campo nella Fase 2, per la mobilità sostenibile di domani
Sostenere il trasporto pubblico, implementare la sharing mobility, ridare spazio alla mobilità ciclabile e favorire il lavoro agile allargando lo sguardo fuori dai capoluoghi
Le proposte in un video di 2 minuti
La presenza del COVID19 ha determinato cambiamenti epocali che hanno coinvolto tutte le sfere delle attività umane, in primis la mobilità. Con esso saremo costretti a rapportarci per un periodo ragionevolmente ancora lungo e si rende pertanto necessario pianificare con urgenza la mobilità di domani.
Legambiente propone all’amministrazione regionale ed a quelle locali un documento in cinque punti incentrato sul ritorno all’utilizzo del mezzo pubblico in sicurezza, con misure accessorie volte all’implementazione della mobilità dolce e delle strategie di riduzione degli spostamenti non necessari. Per risultare realmente efficaci, queste misure dovranno essere pianificate in ambiti di bacini quantomeno provinciali/metropolitani, non limitandosi ai Comuni capoluogo-.
Contestualmente sarà fondamentale garantire in via prioritaria la sicurezza sanitaria degli utenti del trasporto pubblico.
Di seguito la sintesi per punti delle proposte dell’associazione:
TRASPORTO PUBBLICO LOCALE
Misure Tariffarie: è fondamentale agire sulla leva tariffaria per favorire il ritorno al mezzo pubblico, attraverso lo strumento di un abbonamento a tariffa unica di bacino metropolitano per Bologna, e provinciale per gli altri capoluoghi. Un abbonamento che includa anche una quota di utilizzo dei servizi di sharing presenti sul territorio (bike sharing, car sharing, monopattini elettrici, motorini elettrici). Per ridurre l’affollamento nelle ore di punta, è auspicabile creare abbonamenti a prezzo ridotto utilizzabili solo nelle fasce orarie meno affollate, per tutti quegli abbonati che non hanno la necessità di spostarsi in orari definiti.
Bonus mobilità: A sostegno delle fasce più deboli della popolazione e di tutti i nuclei familiari che non dispongono di un mezzo privato, è auspicabile attivare da subito un “bonus mobilità” regionale a copertura dei costi dei servizi di mobilità. Il bonusfavorirebbe il ritorno sul mezzo pubblico dando sostegno economico ai cittadini ed allo stesso tempo alle aziende del TPL, che vedrebbero aumentare il numero di abbonati al servizio con un maggiore introito.
Sicurezza sanitaria: è indifferibile un impegno economico e di coordinamento da parte della Regione per l’acquisto di “kit di protezione” gratuiti destinati a tutti gli abbonati al TPL, garantendo una fornitura mensile gratuita di mascherine e guanti
SERVIZI DI SHARING MOBILITY
E’ prioritario incentivare l’utilizzo della sharing mobility attraverso supporti economici alle aziende fornitrici, sia per i servizi già esistenti che implementando i servizi nei territori che al momento non ne prevedono. Per quanto riguarda i servizi di car sharing esistenti, sarà fondamentale allargare le aree di utilizzo anche fuori dai capoluoghi, per consentirne l’utilizzo anche ai cittadini dei Comuni di cintura, favorendo l’abbandono del mezzo privato. Attenzione e supporto va dato anche ai servizi di car sharing tra privati, realtà emergenti nel nostro territorio, ed ai servizi di noleggio autovetture e taxi che potranno consentire di ridurre il tasso di motorizzazione privata se affiancati da un efficiente TPL.
MOBILITÀ CICLABILE, PEDONALE E MICROMOBILITÀ
La bicicletta è il mezzo che permette il migliore distanziamento, quindi sarà la chiave per evitare l’abuso delle automobili in ambito urbano. È urgente quindi realizzare nelle prossime settimane percorsi ciclabili temporanei (con semplici strisce di vernice e apposita simbologia stradale) lungo gli assi prioritari e le tratte più frequentate, togliendo spazio alla circolazione degli autoveicoli e garantendo invece lo spazio per trasformare successivamente questi percorsi temporanei in ciclabili stabili. Tale rete ciclabile andrà estesa a tutti i Comuni, non solo quelli del capoluogo.
Per i centri storici e le aree urbane di tutti i Comuni, potranno essere anche messe in campo due misure a costo zero: la definizione di aree 30 diffuse su tutto il centro storico, per favorire l’utilizzo della bicicletta a discapito dell’automobile, e l’ampliamento delle ZTL per favorire gli spostamenti a piedi garantendo allo stesso tempo il necessario distanziamento sociale.
LAVORO AGILE E E-LEARNING
Il lavoro agile e l’e-learning devono rappresentare uno strumento importante ai fini del contenimento degli spostamenti non necessari e quindi dell’utilizzo del mezzo privato. La Regione deve svolgere il ruolo fondamentale di “regia” della sua implementazione mappando le attività e le aziende che possono svolgere il proprio lavoro in modalità da remoto, favorendone l’adozione anche attraverso un sistema di incentivi e disincentivi.
MOBILITY MANAGEMENT
Diventa centrale, per favorire la mobilità alternativa all’auto privata, rafforzare il ruolo dei mobility manager aziendali (anche sotto forma di mobility manager di distretto), di area e scolastici. I piani di mobilità (PSCL e PSCS) finalizzati alla “riduzione dell’uso del mezzo di trasporto privato individuale e ad una migliore organizzazione degli orari per limitare la congestione del traffico” andranno sostenuti con risorse pubbliche adeguate. Affianco a queste figure, già previste nella normativa nazionale, proponiamo l’inserimento della figura del “Personal Mobility Manager”: sul modello di quanto sperimentato a Bologna in occasione dell’avvio della ZTL ambientale, riteniamo efficace l’attivazione di questo servizio (attraverso i Comuni o le Aziende del TPL) dedicato a supportare il cittadino nella transizione verso la mobilità sostenibile con servizi personalizzati di analisi e pianificazione degli spostamenti.
Guarda il video con le proposte di Legambiente
Scarica il documento integrale
Ufficio Stampa - Legambiente Emilia Romagna
Opere diffuse avrebbero meno impatti e avrebbero ricadute sociali più ampie e tempi certi di realizzazione
Legambiente: “Le richieste di sospensione Plastic Tax e sblocco autostrade non hanno nulla di green”
La lettura delle dichiarazioni della Regione fatte in questi giorni ad opera del Presidente Bonaccini e dell’Assessore Colla destano un po’ di preoccupazione sulle connotazioni che avrà la nostra uscita dalla crisi.
Guardando al programma di 14 miliardi di investimenti annunciati da Bonaccini – in gran parte previsti dagli strumenti già vigenti – emerge come la principale voce di intervento siano le autostrade, con quasi 4 miliardi di interventi, molto staccato il trasporto pubblico locale, con poco più di un miliardo di euro, e gli interventi su strade ed infrastrutture esistenti ben sotto i 500 milioni.
La rigenerazione dell’esistente, dal patrimonio scolastico, all’edilizia sociale e bandi per le città sta sotto il miliardo di euro.
Una scelta di priorità che non solo produce un impatto ambientale rilevante, ma che mostra debolezze anche dal punto di vista dell’urgenza della ripartenza.
Da un lato infatti si perpetua il consumo di suolo, incentivando di fatto un sistema di mobilità che incide pesantemente sulla qualità dell’aria sulla salute, come si sta capendo ancor più in questi giorni.
Sul versante delle necessità della ripartenza, le nuove autostrade rappresentano interventi di difficile realizzabilità – come dimostrato dai decenni di gestazione - osteggiati da parte della popolazione, invisi anche a forze politiche della maggioranza, nonché da incognite finanziarie e sul ruolo dei concessionari. Insomma, opere di cui nessuno può garantire una rapida partenza.
Risultano inoltre di interesse solo e appannaggio di cordate di poche imprese.
Per attivare rapidamente cantieri su tutto il territorio, sarebbe invece molto più efficace moltiplicare gli investimenti di manutenzione diffusa e andare a irrobustire il capitolo di investimenti sulla Rigenerazione Urbana, un’intuizione felice della Regione ma che al momento non presenta risorse adeguate. Questa tipologia di interventi avrebbe il pregio di intercettare una platea molto più ampia di territori, di interessi e di categorie, a cominciare dal mondo dei professionisti (architetti, ingegneri), delle piccole e medie imprese e di tutto il settore che ruota attorno alla riqualificazione energetica.
Una tipologia di interventi che avrebbe effetti positivi sul clima, sull’inquinamento e sulla necessità di prepararci ad affrontare i rischi climatici. Infine la sistemazione delle città attraverso progetti articolati di rigenerazione urbana potrebbe dare risposta ad una necessità amplificata dal Coronavirus, cioè quella di adeguare gli spazi della vita pubblica alle nuove esigenze di distanziamento sociale: un bisogno tanto più sentito dalle fasce sociali che dispongono di abitazioni con pochi spazi e di bassa qualità.
Sempre sul lato economico l’Associazione rimarca come il Presidente Bonaccini, nel suo ruolo di interlocutore privilegiato col Governo, nella Conferenza Stato Regioni dovrebbe avanzare richieste di interventi utili tanto all’ambiente quanto al lavoro: la recente richiesta di sospendere la Plastic Tax senza proposte alternative e costruttive va nella direzione opposta. Di stesso segno la richiesta indirizzata oggi al Ministero delle infrastrutture per sbloccare solo strade.
In conclusione la necessità di rispondere alle richieste di tutelare il lavoro è un urgenza innegabile, ma questo andrebbe fatto con un supplemento di riflessione politica per individuare modalità che risolvano i problemi che abbiamo, invece di proseguire con modalità del passato che li aggrava.
--
Online dal 1 maggio “Collettiva”, la nuova piattaforma multimediale della Cgil! Nel video un estratto dell’intervento del segretario generale della Cgil Maurizio Landini.
Collettiva nasce dalla Cgil, dalle sue categorie e dalle sue strutture territoriali, per essere la piattaforma su cui diffondere il grande racconto collettivo del lavoro e del sindacato: le lotte, le battaglie, le conquiste e le pratiche solidali che trasformano le relazioni sociali partendo dai valori della solidarietà, della democrazia, della giustizia sociale, della sostenibilità ambientale e dei diritti delle persone.
https://www.collettiva.it
Art. 1 della Costituzione Italiana
134 anni fa a Chicago si svolse una protesta operaia che rivendicava la giornata lavorativa di 8 ore, conclusa da un sanguinoso attentato. Sono passati molti anni e il quadro storico è mutato, ma le ingiustizie permangono e nuovi problemi sono sorti.
Siamo arrivati con fatica e affanno a due delle più importanti feste della nostra Repubblica: il 25 aprile e il 1° maggio. Entrambe infatti rappresentano l’essenza della nostra Costituzione: la democrazia, la libertà e la tutela del lavoro, come strumento fondamentale per la fioritura personale di ciascun cittadino.
Anche questi ultimi mesi drammatici ci impongono di mettere in risalto queste due date fondamentali, di alzare la voce e sollevare alcune questioni.
La privatizzazione e i continui tagli al sistema sanitario, invocati in nome del taglio alla spesa pubblica, non hanno prodotto nessun risultato positivo. I lavoratori e le loro condizioni di lavoro sono fondamentali oggi come 134 anni fa. Infatti, infermieri e medici operano con coraggio nonostante un organico inadeguato a fronteggiare l’emergenza; gli operai, continuamente esposti ai rischi del mestiere, si trovano spesso senza le dovute misure di sicurezza; i braccianti agricoli, spesso stranieri, faticano in condizioni igieniche difficilissime per un pugno di monete, per poi non vedersi riconosciuto nemmeno il diritto di soggiorno.
Pertanto è doveroso chiedere interventi tempestivi per far fronte a queste problematiche. In particolare chiediamo che la “ripartenza”, quando ci sarà, sia graduale e metta come priorità la sicurezza, la salute di ciascun lavoratore e una rinnovata attenzione all’emergenza ambientale in corso. Inoltre prima che la cosiddetta “normalità” possa ritornare, chiediamo di organizzare la ripartenza affinché si possa aprire una fase nuova che ponga la difesa della democrazia in Europa, la prevenzione delle emergenze e la protezione universalistica al centro del dibattito.
Non si può più scindere la giustizia ambientale dalla giustizia sociale. Il ruolo dello Stato nella conversione occupazionale dell’economia verso un modello di sviluppo economico circolare ed ecologicamente sostenibile è centrale. L’abbiamo visto in questo periodo: con l’avvenuto riconoscimento politico della gravità dell’emergenza pandemica all’interno dell’Unione Europa, i vincoli di spesa pubblica imposti da Patto di Stabilità e Crescita sono stati sospesi. Allora è improrogabile un medesimo riconoscimento politico europeo e italiano alla centralità in questo secolo della conversione ecosostenibile della nostra economia, favorendo sbocchi occupazionali in tal senso, anche salvaguardando e investendo sulle competenze dei lavoratori dei settori energetici tradizionali che man mano dovranno inevitabilmente trasformarsi se vogliamo la de-carbonizzazione della nostra economia.
Non dobbiamo lasciare indietro nessuno: per i lavoratori interessati alla transizione energetica servono strumenti e investimenti specifici per la riconversione e la valorizzazione delle competenze esistenti, costruendo nuovi posti di lavoro che garantiscano il pieno rispetto delle professionalità esistenti.
In materia di servizi essenziali del cittadino chiediamo che lo Stato si faccia maggiormente carico della loro tutela attraverso maggiori finanziamenti pubblici alla Sanità, alla Scuola e alla Ricerca Scientifica/innovazione.
La tutela della democrazia in tutta l’Unione Europea, la salute e la vita di chi la abita devono essere salvaguardate.
La promozione di un nuovo sistema di sviluppo sostenibile (riconversione delle fabbriche, tutele mirate ai lavoratori che perdano il lavoro in seguito a questi processi e formazione ambientale ai ragazzi).
Rivolgiamo questo appello alle istituzioni, ai soggetti politici, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni e a tutti coloro che, non a scopo di lucro/visibilità siano volenterose di portare avanti questi impegni.
Se ci crediamo, ognuno può fare coerentemente la propria parte
Considerazioni e proposte costruttive dell'Altra Faenza in questo periodo di emergenza
Lo dicono in molti che “... tanto deve cambiare”; l'affermazione più efficace, mi pare essere quella di Papa Francesco: “Pensavamo rimanere sempre sani in un mondo malato...”, dove per “malati” deve intendersi l'ambiente, il modello economico produttivo, le relazioni sociali … e anche parte del dibattito politico, che è segnato da strumentalità e demagogia.
Il Consiglio Comunale di domani, giovedì 23, sarà il primo confronto istituzionale a livello locale e dovrà essere l'occasione per avere un quadro complessivo della situazione nei nostri territori, sia per valutare l'efficacia delle misure messe in atto per la fase dell'emergenza, sia per cominciare a programmare quelle della auspicata “ripartenza” (che certo non può prevedere proposte estemporanee di riapertura generalizzata 7 giorni su 7).
E' necessario concentrandosi su quello che dovrà essere il ruolo centrale degli Enti Locali, che hanno una conoscenza più precisa delle condizioni economico-sociali del territorio, sia per una piena condivisione, a livello di opinione pubblica, delle varie misure adottate, sia per continuare ad intervenire in modo più efficace sui bisogni, vecchi e nuovi, delle categorie sociali più colpite, ma anche per immaginare i necessari cambiamenti nel modo di lavorare, di produrre, di muoversi, di consumare.
Per ora mi limito solo ad alcune considerazioni di massima:
è stato senz’altro importante il rinvio dei pagamenti tributari al 30 giugno delle utenze e dei tributi locali (Tari, Tosap, Icp, bollette Acqua ecc);
così come potrebbe essere presa in considerazione una riduzione della tassa sull'occupazione di suolo pubblico (magari tenendo presente la necessità di maggior spazio per i necessari distanziamenti), o di quella sulla pubblicità;
da più parti si chiede anche un rinvio dell’IMU (ma forse non sarebbe il caso sulle seconde case).
E' necessario però tenere fermamente in conto che i rinvii delle scadenze sono una cosa (che ha comunque un suo costo in termini di liquidità e disponibilità di risorse anche da parte dei Comuni) mentre le esenzioni fiscali sono un’altra, perché comportano automaticamente un aumento ulteriore del debito pubblico già necessario per il finanziamento della ripresa economica.
Contemporaneamente va considerato che non tutte le attività economiche sono state bloccate, così come per i redditi delle persone, gli effetti negativi non sono stati, non sono e non saranno uguali per tutti.
Per questo avanzo una piccola proposta: chi ritiene di poter fare a meno di queste pur necessarie agevolazioni potrebbe continuare a versare gli importi previsti?
Sarebbero risorse che possono essere utilizzate per interventi urgenti che le Amministrazioni devono mettere in atto.
Può il Consiglio Comunale fare un invito, seppur volontario, a questo impegno solidale a cittadini e attività economiche che possono permetterselo?
Sarebbe una ulteriore declinazione di piccole iniziative di solidarietà spontanea come: “chi può metta, chi non può prenda”, ma che indicherebbe anche come da questa emergenza dobbiamo uscirne con un riequilibrio delle diseguaglianze, che deve passare anche da una contribuzione progressiva da parte di chi ha di più.
Edward Jan Necki
L’ALTRA FAENZA
(22 aprile 2020)