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Può un elettore di sinistra - che non ha volutamente e consapevolmente votato il 23 novembre scorso - essere legittimato a proporre una riflessione sull’esito di quel voto? Può farlo senza che gli venga dato del disertore o del disfattista? Possono parlare solo quelli che si sono impegnati per una lista e per un voto? Io credo che mai come questa volta ci sia stata un’astensione politica forte, consapevole e matura. E che mai come questa volta sia legittimato a parlare anche chi si è astenuto, come ho fatto io.
Intanto, perché io non ho votato?


Perché l’offerta politica che avevo davanti, a mio giudizio era assolutamente scadente e non all’altezza delle sfide. Era chiaro che avrebbe vinto il vecchio sistema PD e che non c’erano alternative credibili a quel sistema, se non a destra, purtroppo. Nessun progetto credibile – ripeto credibile – di alternativa al sistema attuale era in campo a sinistra. Al netto della generosità dei singoli amici che si sono impegnati, a cui va tutto il mio rispetto, per me non lo era certamente la precipitosa e confusa lista L’Altra Emilia Romagna, messa in piedi in due e due quattro solo per ragioni identitarie e non per un progetto politico di lungo respiro. Creata, per dire, dopo l’exploit alle europee, ci siamo ancora, ma senza considerare il qui e ora, il come e il quando, i contenuti regionali e le alleanze, il quadro nazionale e il difficilissimo dopo-europee del ramo italiano dell’albero Tsipras… tutte faccende che avrebbero dovuto indurre a ben maggiore cautela e a ben altra intelligenza politica. Invece hanno inteso andare a contarsi e hanno raccolto una manciata di voti: 44.600 circa, il 3,7% del 37% dei votanti. Se non sbaglio significa 1 voto ogni 100 elettori potenziali dell’Emilia Romagna. Non mi pare granchè. Scusate il giudizio sferzante, ma inutile girarci attorno. E ancora peggio è andata all’altra costola di Tsipras, SEL, che raccoglie 38.800 voti, il 3,2%.

E ora qualche riflessione sul voto. Per punti. In ordine sparso. E scusate il tono: sono piuttosto deluso e stanco dell’inconcludenza che alberga fra le nostra fila. Stanco di girare a vuoto aspettando che succeda qualcosa. Stanco di questa maledetta maledizione della sinistra politica che qui pare non sia mai capace di organizzarsi e di dare una risposta degna di questo nome alla domanda di sinistra che c’è nella società. Stanco di aspettare Godot.
UNO. La democrazia del sistema ex modello emiliano è profondamente malata e nessuno - nemmeno noi a sinistra - siamo in grado di rianimarla. Questo dato è drammatico. Drammatico perché la democrazia come contenuto e la partecipazione democratica come metodo sono i fattori costitutivi di ogni politica e prospettiva di sinistra. Drammatica è la crisi del modello emiliano che da tempo non è più un modello. Drammatiche sono ormai anche qui le contraddizioni in seno al popolo e nel cuore di un sistema socio-economico che non tiene più. Drammatica la contraddizione in seno al popolo della sinistra fra valori, aspirazioni, narrazioni bislacche, politiche virtuali ed effetti deflagranti delle politiche sociali, economiche e fiscali reali del governo Renzi (come di altri governi precedenti).
DUE. L'astensione record - senza precedenti - è data sia dalla disaffezione verso la politica in senso lato, sia dalla protesta consapevole dei cittadini verso la modestia dell’offerta politica in campo, perchè in molti casi (come nel mio) si è trattato proprio di un'astensione rivolta a sanzionare la mancanza di progetti politici di un qualche significato e di un’offerta politica degna di questo nome e degna di essere votata. E quando parlo di offerta parlo di progetti, di organizzazione, di proposte e poi di uomini e donne credibili.
TRE. La campagna elettorale di queste regionali è stata una delle più insignificanti che si siano mai viste. Pochissimi contenuti. Pochissima passione. Incapacità e impossibilità di arrivare alle persone e di farsi ascoltare. Incapacità di prefigurare nel deserto generale anche un’alternativa credibile di contenuti e di uomini a sinistra. E dunque, per esempio, l’ipotesi L’Altra Emilia Romagna in questo senso è naufragata: doveva essere un elemento di diversità, un’altra cosa, come diceva il nome stesso, e invece è passata sostanzialmente nell’indifferenza generale, senza lasciare alcun segno del suo passaggio. Una pura testimonianza.
QUATTRO. Le liste di sinistra come SEL e L’Altra Emilia Romagna non hanno intercettato minimamente malessere, disaffezione e protesta... non raccogliendo nemmeno i frutti della protesta sociale di questi mesi, non raccogliendo nemmeno tutti i voti delle europee di pochi mesi fa e tutto ciò malgrado tutti i voti in libera uscita dal PD renzista e da Grillo. Si sono dimostrate politicamente irrilevanti.
CINQUE. SEL ha attaccato in modo incomprensibile - con un’operazione di pura sopravvivenza o di puro potere - il suo carro all'anatra zoppa Bonaccini e a un PD renzizzato che ha perso 700 mila voti in 5-6 mesi. SEL si era posto l’ambizioso obiettivo di condizionare da sinistra il PD. Invece non raccatta quasi nulla del malcontento e della protesta. Ora ha due consiglieri ma è ininfluente negli equilibri politici regionali. Che farà ora? Farà lo zerbino, accontentandosi di qualche posto di governo e di sottogoverno, aspettando tempi migliori? L'operazione voluta dai dirigenti di SEL dell'Emilia-Romagna è stata totalmente miope e fallimentare, a mio parere. Mentre tutto un mondo si muove loro hanno avuto paura di fare il solo passo ragionevole che andava fatto: dire no all’abbraccio di potere con questo PD.
SEI. Divisi gli ex della Tsipras hanno preso il 7% circa... fossero stati insieme avrebbero potuto tranquillamente puntare al 10% e anche a molto di più perché si poteva parlare di una rottura con un sistema e di un’alternativa a quel sistema. Si poteva osare. Avrebbero dato alla protesta sociale e politica una prospettiva e un orizzonte un po' più credibili. Ma è inutile piangere sul latte versato. Evidentemente la sinistra politica esprime solo questo ora, non ha visione e non riesce a pensare in grande.
SETTE. Mentre c’è una sinistra sociale e sindacale che, pur fra tante difficoltà e contraddizioni, si muove ed è in campo, con forza, ed è tutt’altro che isolata, assistiamo ad una sinistra politica che boccheggia, prigioniera delle sue paure e delle sue velleità, delle sue belle analisi e delle sue inconcludenze organizzative e politiche, dei personalismi, dei tatticismi e degli opportunismi… una sinistra purtroppo senza progetto. Una parte sembra chiusa in una prospettiva tutta settaria e ultra-ideologica. L’altra sembra orfana del PD e non sa immaginarsi oltre o in alternativa al PD. Nessuno sembra uscire allo scoperto per dettare un’agenda diversa, per immaginare l’immaginabile. Intanto il tempo passa. E la gente si perde di vista e ci perde di vista. Il piccolo patrimonio di credibilità delle europee è già andato a farsi friggere da un pezzo.
OTTO. Prima da qualche parte c’erano i Comitati Tsipras. Una specie di terra di mezzo o di nessuno… per discutere e provare a tessere una tela fra le tante anime della sinistra. Ed era qualcosa. Poi si sono fatte forzature e si sono trasformati o rotti i comitati. Hanno prevalso le logiche di parte. Ora chi raccoglie i cocci dei comitati e dei due partitini? Per fare cosa? Riallacciare un dialogo sarà ancora possibile? Come sempre, dopo una prova così brutta, tutto diventa più difficile. Chi ci prova? E come?
NOVE. Nel frattempo all'orizzonte si profilano tutte le contraddizioni del Renzismo con i suoi contraccolpi anche politici sui quali noi sembriamo non incidere. Al contrario, ecco l'avanzata verde-nera di Salvini che intercetta più della sinistra il disorientamento e la protesta. Il movimento di Grillo è anch'esso in caduta libera ma a sinistra non siamo credibili e non raccogliamo nulla. Dunque, alla fine, lo scontro che si profila e tutti prevedono sarà fra il centro di Renzi e la destra di Salvini. E noi non ci saremo. Se non come accessorio. Forse per fare il soccorso rosso contro il pericolo nero. Alla faccia dell’alternativa. Un finale da brivido.
DIECI. Comunque la si guardi, per me questa battaglia elettorale è stata inguardabile e con esiti disastrosi. Vorrei essere ottimista. Ma non ci riesco. Provate a convincermi che mi sto sbagliando. Se ci riuscite, sono molto contento. Perché vuol dire che qualche speranza c’è ancora.

Pier Giorgio Carloni
un elettore che non ha votato, una persona di sinistra arrabbiata e stanca di aspettare Godot