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Palestina Almeno durante il funerale di Papa Francesco: tacciano le armi, cessi il fuoco, si fermi l’industria bellica, non si pronuncino parole di odio!

Fedeli in piazza San Pietro con uno striscione raffigurante la bandiera della pace foto Ap Fedeli in piazza San Pietro con uno striscione raffigurante la bandiera della pace – Ap

«Noi sindaci e vescovi di alcune città italiane che sono state tappe dell’instancabile pellegrinaggio di pace di papa Francesco, ci rivolgiamo ai Capi di Stato e di governo, e alle delegazioni diplomatiche, che da tutto il mondo saranno presenti ai funerali del vescovo di Roma affinché sabato 26 Aprile sia per tutto il mondo un giorno di silenzio e di pace: tacciano le armi, cessi il fuoco, si fermi l’industria bellica, non si pronuncino parole d’odio».

Inizia così l’appello lanciato dai primi cittadini e dai vescovi di Verona, Firenze, Assisi e Lampedusa – e sottoscritto dal Movimento Nonviolento – per chiedere una tregua di 24 ore in tutti i contesti bellici nel giorno dell’ultimo saluto a Bergoglio.

«Un giorno di pace, un segnale di tregua, è la manifestazione più vera del cordoglio e del saluto ad un uomo di Pace. Abbiamo fiducia che questa grazia si avveri, confidando nella volontà di chi può farlo. Chiediamo a tutte le donne e a tutti gli uomini di buona volontà, alle istituzioni, alle associazioni, di sostenere questa richiesta».

L’appello è stato lanciato dal sindaco Damiano Tommasi e dal Vescovo Domenico Pompili (Verona), dalla sindaca Sara Funaro e dall’Arcivescovo Gherardo Gambelli (Firenze), dal sindaco Valter Stoppini e dal vescovo Domenico Sorrentino (Assisi), dal sindaco Filippo Mannino e dall’arcivescovo Alessandro Damiano (Lampedusa).

A Verona il Papa ha partecipato all’Arena di Pace del 18 maggio 2024, immergendosi e mettendosi in dialogo con i movimenti popolari e per la pace, sotto il segno del Salmo “Giustizia e pace si baceranno”. Firenze è stata la città del Sindaco santo Giorgio La Pira, che voleva fare la pace una città alla volta, e dove il 20 giugno 2017 Papa Francesco ha pregato sulla tomba di don Lorenzo Milani, il prete che difese l’obiezione di coscienza con il suo “L’obbedienza non è più una virtù”. Ad Assisi, il Papa andò il 4 ottobre 2013, ed è lo spirito del Santo Francesco d’Assisi che ha ispirato il senso profondo delle due Encicliche “Laudato si’” e “Fratelli tutti”. Infine, Lampedusa dove il Papa fece il suo primo viaggio per depositare una corona di fiori nel Mare Mediterraneo, un cimitero d’acqua, dove trova la morte chi fugge da povertà, fame, guerra.

A Roma, il giorno del funerale, convergeranno i Capi di Stato e di Governo e le delegazioni diplomatiche di tutto il mondo.

Tra loro i responsabili dei conflitti in corso, che hanno il potere – se lo vogliono – di fermare almeno un giorno il fragore delle armi, delle bombe, dei missili. Ma anche ogni altro Capo di governo ha il potere di fermare, almeno un giorno, l’industria bellica, che quelle armi costruisce. E ogni singola persona, quel giorno, ha il potere di fermare le parole di odio, e di aprirsi al cammino della nonviolenza, personale e politica.

Il funerale di Papa Francesco, come quello di Gandhi e quello di Martin Luther King, sarà tra i più grandi del mondo, perché in questi Maestri i popoli, che hanno fame e sete di pace e di giustizia, si sono riconosciuti. Ognuno può partecipare, personalmente o in gruppo, con associazioni, movimenti, reti, aderendo alla richiesta di “Un giorno di tregua”; così come auspichiamo che altri Sindaci, altri Vescovi, altre città si aggiungano all’elenco.

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