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Mi piacciono i numeri elettorali e credo che qualche tabellina faccia bene a tutti.
Guardiamo ai voti assoluti (più che alle percentuali) tenendo conto che l’affluenza alle urne, rispetto al 2016 è aumentata del 5,91 %. Un dato clamoroso e clamorosamente positivo: dal 69,84 del 2016 al 75,75 di ieri.

I socialisti (PSOE) hanno (ri)guadagnato +2.056.046 elettori

I popolari (PP, la destra tradizionale) ne hanno persi -3.550.162. In soli 3 anni.

Fra i partiti “nuovi” Podemos Unidos (sinistra nuova) ha perso -1.316.805 voti, mentre Ciudadanos (nuovo centro destra) ne ha guadagnati +1.012.831. La nuova destra fascista Vox ne ha conquistati (nel 2016 non c’era) 2.677.173.

Gli altri, (indipendentisti catalani, autonomisti baschi, e altre formazioni minori che non so valutare ma che valgono ben 38 seggi su 350) hanno complessivamente ottenuto 2.635728 voti, poco meno di +1.000.000 in più rispetto al 2016.

Guardando ai blocchi, senza tener conto degli autonomisti, che comunque hanno avuto un buon risultato, si può vedere che la sinistra (PSOE + Podemos), come blocco, ha guadagnato 740 mila voti (739.241 voti) con un grosso travaso a favore dei socialisti (è evidentemente una valutazione del tutto grossolana ma è per pesare la consistenza degli spostamenti di elettorato).
La destra tradizionale o chiamiamolo il centro-destra (PP + Ciudadanos) ha perso 2 milioni e mezzo di voti (2.537.331 voti). Che è quasi esattamente (immagino che preesistesse qualche piccola formazione di estrema destra) quello che ha guadagnato la destra neofascista di Vox.

Imprudentemente mi viene da dire che fatto salvo il grosso successo del Partito socialista (passa dal 22.66% del 2016 al 28,7% di ieri [+ 38 seggi]) l’elettorato di sinistra, nonostante la crisi di Podemos (-6,8%), ha reagito al pericolo di affermazione della destra con una forte affluenza alle urne (43% al blocco di sinistra -0,66%).

Sul versante di destra è evidente il crollo di consensi del PP, dimezzato (-16,33% - 71 seggi) ma il dato più clamoroso è che la destra “moderata (?)” di Ciudadanos (pur spostatosi a destra) ne ha intercettato solo una piccola parte, mentre si è affermata l’estrema destra di Vox, anche se forse meno di quanto temuto. Resta lì come un macigno il dato di una destra, si spera per ora non sommabile, che complessivamente raccoglie (autonomisti esclusi) il 42,9 % dei voti.

Infine ci sarebbe da affrontare la “lotteria” delle maggioranze possibili: lascio questo sport ai talk show, ma mi preme sottolineare come il sistema elettorale spagnolo, così lodato a suo tempo da tanti politologi di casa nostra, ha dimostrato tutta la sua pochezza. La distribuzione dei seggi distorce notevolmente il rapporto fra seggi e reale consenso elettorale ma senza rendere poi possibile una sicura maggioranza parlamentare. Anzi la frammentazione del sistema politico spagnolo è assai marcata e le coalizioni sono di fatto sfavorite.
I soli a trarre vantaggio da quel sistema elettorale sembrano essere gli indipendentisti catalani e gli autonomisti vari, tutti sovra-rappresentati. Un aiutino, involontario, a quella “secessione dei ricchi” che qualcuno vorrebbe importare anche in Italia.

I militanti socialisti sembrano aver subito colto il nucleo del problema con ripetuti cori: “con Rivera no!”. Infatti la sola coalizione “facile e numericamente sicura” è quella del PSOE con Ciudadanos (123 + 57 = 180 e cioè più di 176 seggi, che è la maggioranza necessaria). La matematica non è un’opinione ma la politica è un’altra cosa!

Alessandro Messina
(29 aprile 2019)