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 La stimolante riflessione di Alessandro Messina “Io ho paura ma vorrei poter comprare una poltroncina al cinema Sarti” si collega a diverse - “piccole” o più grandi - iniziative che stanno nascendo in Italia e nel mondo, per affrontare subito l'emergenza sociale ed economica in atto, ed evitare che l'emergenza che stiamo vivendo crei nuove diseguaglianze.
Pensiamo alle iniziative spontanee, forse partite da Napoli, ma che si stanno diffondendo ovunque, dei cesti di generi di prima necessità, con il cartello “chi può metta, chi non può prenda”.
Oppure, sul versante della ristorazione e del piccolo commercio, anche in Italia si stanno muovendo i primi ristoranti che chiedono un sostegno ai proprio clienti per ripartire quando l'emergenza finirà. L'idea è quella di proporre voucher da spendere in futuro (Dining Bonds) e nascono diverse piattaforme per fare rete (di cui sarà necessario verificare l'autenticità).
Ancora, la proposta delle Sardine di Bologna di effettuare "Versamenti volontari progressivi sul reddito per costituire un fondo di garanzia" contro la crisi economica. In pratica, un fondo di garanzia messo in piedi con il contributo di tutti. Con la logica che non sarà a fondo perduto. Una sorta di “microcredito” a cui potrebbero accedere anche tutte le categorie di lavoratori che rimarrebbero fuori dalle misure strutturali, tra cui i lavoratori in nero, i migranti

irregolari e una marea di persone che andranno in crisi di liquidità, come piccole attività commerciali e artigianali.

Più organica la proposta del Forum Disuguaglianze e Diversità, insieme a Fabrizio Barca e Cristiano Gori, che ha presentato un suo documento. I concetti messi in risalto dal Forum sottolineano che la crisi non può e non deve creare nuove disuguaglianze, che è necessario seguire l’esperienza internazionale, e che bisogna partire dalle necessità differenziali dei cittadini per elaborare risposte robuste in tempi adeguati. È compito dello Stato mostrare la sua vicinanza ai cittadini e comunicare tempestivamente e con chiarezza tutti gli interventi decisi, affinché la popolazione sia rassicurata.
Sostiene il Forum, che il governo deve fare allo stesso tempo cose diverse, cioè salvaguardare i posti di lavoro e assistere chi, per necessità, il lavoro lo perde. Bisogna adottare delle soluzioni semplici, attuabili da subito, e declinate in tutte le diverse categorie della popolazione, senza fare distinzioni sociali, per attenuare gli effetti delle problematiche emergenti.

Bisogna soprattutto considerare che questa crisi colpisce le attività di servizio (ristorazione, turismo, commercio al dettaglio) che spesso non hanno la possibilità di sopravvivere autonomamente a settimane o mesi di chiusura. E non va dimenticato che in Italia è molto diffuso il ricorso al lavoro precario, o a cottimo, o al lavoro pseudo-autonomo, categorie per le quali la diminuzione della domanda si trasforma direttamente in perdita del lavoro. Per questa varietà che ci contraddistingue, bisogna sperare che in Parlamento siano varate misure che tengano conto anche dei minori, degli inoccupati, dei pensionati. Altre categorie colpite fortemente dalla crisi sono: i lavoratori saltuari o irregolari (per cui sarebbe utile l’espansione del Reddito di Cittadinanza), i lavoratori dipendenti o autonomi di piccole e medie imprese non resilienti (per i quali sembra necessario valutare l’adattamento della Nuova assicurazione sociale per l’impiego -NASpI), i lavoratori dipendenti precari di piccole, medie e grandi imprese (per i quali si rendono utili ancora la NASpI e il Reddito di Cittadinanza, date le difficoltà connesse alla Cassa integrazione); e i lavoratori dipendenti stabili di piccole, medie e grandi imprese resilienti (per cui sarebbero adeguati strumenti tradizionali di sostegno sociale, come la Cassa integrazione).

Insomma servono interventi centrali, con una gestione decentrata che si colleghi anche alle reti di solidarietà sociale che fortunatamente esistono e si estendono. Tenendo conto che la formula che usa il Forum “partire dalle necessità differenziali dei cittadini” dovrebbe comprendere i nuovi bisogni di chi è più colpito e contemporaneamente la possibilità di contribuire, in modo progressivo, da parte di chi ha di più.
Alessandro poneva una domanda finale: In città qualcuno ci penserà? Ragionando su tutto questo, forse qualche risposta potremmo trovarla, riguarda le Istituzioni, ma anche ognuno di noi come società civile.

Vittorio Bardi
(21 aprile 2020)