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Piccola evasione fiscale: è reato?
Il Dipartimento delle Finanze, il 27 maggio ha pubblicato i dati dei redditi soggetti all’IRPEF: dichiarazioni del 2020 relative ai redditi del 2019.
 
L’analisi di questi dati è importante, soprattutto in questa occasione, perché sono quelli dell’ultimo anno della lenta ripresa dopo la crisi del 2008, e prima della successiva nuova crisi, iniziata nel 2020, causa Covid.
 
I confronti li faccio con i redditi del 2017, perché lo scorso anno ho saltato il 2018. Eravamo tutti occupati in altri gravi pensieri.
 
In Italia.
 
Inizio brevemente da pochi dati nazionali, per poi scendere fin ai comuni della nostra provincia.
 
Il numero dei contribuenti è stato di 41,5 milioni. Più 300 mila rispetto all’anno di riferimento. Crescita scarsa. Il valore medio dichiarato è di 21.800 euro. E’ aumentato di 1.128 euro, pari al 5,6% i termini monetari. Detratta l’inflazione ufficiale, circa il 2% (di norma minore di quella reale), resta un aumento reale di circa il 3,5%. Si tenga conto però anche del fatto che “continuano, aggravandosi, le restrizioni delle varie componenti dello stato sociale, a seguito delle quali le famiglie devono farsi cari di spese aggiuntive” rispetto al passato.
 
I redditi da lavoro dipendente e da pensione, sono l’83% del totale. Uno per cento in meno.
 
L’incremento del reddito medio da lavoro dipendente, è stato del 2,4%, praticamente azzerato dai fattori sopracitati. Quello da pensione aumenta del 4,9%, soprattutto a seguito del ricambio delle pensioni vecchie con le nuove. Ovviamente, anche in questo caso, l’aumento è decurtato in parte dai fattori sopracitati, spesso più pesanti per gli anziani.
 
Ora vediamo i Comuni della nostra Provincia.
 
Variazione percentuale reddito medio per dichiarante reddito imponibile. In tutti i comuni è aumentato.
 
Sant’Agata, 5,7. Solarolo, 5,4. Cervia, 5,3. Bagnacavallo, Castel  Bolognese e Cotignola, 5,2. Brisighella, 4,9. Russi, 4,4. Faenza, 4,3. Bagnara, 4,2. Massa, 4,1. Lugo, 3,8. Alfonsine e Riolo, 3,7. Conselice, 3,2. Ravenna, 3,0. Fusignano, 2,7. Casola, 2,3. Ripeto che tutte le percentuali devono essere abbassate dei due punti dell’inflazione. Si deve tenere pure conto delle spese aggiuntive di cui sopra.
 
La classifica, in ordine decrescente, del livello medio per dichiarazione, che offre un quadro della distribuzione dei redditi IRPEF nei nostri comuni, è la seguente.
 
Saldamente in testa, due piccoli comuni di pianura: Bagnara e Sant’Agata. Seguono i tre capoluoghi di comprensorio: Ravenna, Lugo e Faenza, che sfiorano la media dei 22 mila euro. Poi Cotignola e Castel Bolognese, che superano i 21 mila euro. Conselice, Alfonsine e Riolo, sfiorano i 20 mila. Superano i 19 mila, Solarolo, Brisighella, Massa e Fusignano. Ultimo Casola, con 18.323 e penultimo Cervia, con 18.558. Il comune di Cervia, nonostante sia avanzato di una posizione, presenta numeri che suscitano interrogativi. E’ stato scritto, da qualche parte, che le basse cifre di Cervia, evidentemente sono dovute “… ad un’economia basata molto sugli impieghi stagionali. Le paghe dei dipendenti cervesi portano ad un abbassamento della media dell’intero comune  …  “. Ebbene, questo fattore indubbiamente esiste, ma probabilmente non spiega tutto.
 
La nostra Provincia.
 
La media della nostra Provincia è di 21.170 euro. Più 3,8%. In proposito restano valide le puntualizzazioni precedenti.
 
Nella nostra Regione.
 
La graduatoria, in ordine decrescente è questa: Bologna; Parma; Modena; Piacenza; Reggio Emilia; Ferrara; Ravenna; Cesena; Forlì; Rimini. I quattro capoluoghi romagnoli sono distanziati dagli altri di alcune migliaia di euro. Per Rimini, vale lo stesso discorso fatto per Cervia. Sono convinto che questa differenza negativa non dipenda dalla Regione “matrigna”, ma prevalentemente dalla posizione geografica. Sia chiaro, personalmente, sono fortemente critico nei confronti della nostra Regione su altro, in particolare sui temi ambientali, sul consumo di terreno agricolo, sull’autonomia differenziata. In proposito voglio aggiungere una riflessione. L’Emilia-Romagna è parte della Valle Padana, la quale è una delle aree più industrializzate d’Europa, per le sue particolari caratteristiche. Ebbene, chi, tra i responsabili delle Istituzioni si vanta della solidità e dell’alto livello della nostra struttura produttiva, trascura il fatto che la nostra medaglia ha due facce diverse tra loro: una è quella di cui sopra, e l’altra è che la Valle Padana è una delle aree d’Europa con l’aria più inquinata. In certe giornate di sole, dalle nostre colline si vede la neve dei monti Lessini delle Alpi, mentre la pianura resta invisibile, coperta da una cappa inquinata.