Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

In margine ad un recente articolo di Piero Ignazi.

Perché è utile proporre lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste

Un interessante articolo di Piero Ignazi ("Domani" del 14-10-2021) sul tema dellla richiesta di scioglimento dell’organizzazione FN, (protagonista dell’assalto alla sede nazionale della CGIL e accusata di richiamarsi al fascismo e quindi ricadente nella fattispecie della legge Scelba e per altri aspetti della legge Mancino), mi ha stimolato ad una più approfondita riflessione su questo argomento.
Molto opportuna mi è sembrata l’avvertenza che il politologo bolognese (ma di origine faentino!) segnala a tutti noi: lo scioglimento di un’organizzazione (o anche di più organizzazioni similari) non deve creare illusioni sull’efficacia di una tale misura. L’esempio ch’egli fa, tuttavia, di una organizzazione olandese di estrema destra che rinasce il giorno dopo con un nome simile, non mi sembra invero pienamente calzante. Innanzitutto perché non mi risulta che in Olanda esista una legislazione che specificamente preveda il divieto di ricostituzione del disciolto partito fascista (ovvie le ragioni storiche) ma soprattutto perché di esempi di rinascita sotto altre spoglie di movimenti fascisti ne abbiamo visti parecchi anche in Italia. Proprio i due movimenti che furono sciolti negli anni settanta (ON e Av Naz.) fornirono militanti, denaro e probabilmente contatti ad un’altra organizzazione (Ter. Pos.) parte dei cui dirigenti ritroviamo oggi in FN ed anche in Ca. Po.. Nessuno si illude certamente che disarticolare una piccola organizzazione significhi estinguere in modo duraturo la capacità di aggregazione di un’area politica. Ma non è questo il punto e giustamente Ignazi, che è uno studioso serio che all’analisi della destra italiana ha dedicato parte dei suoi studi, solleva piuttosto il problema di fondo che è quello di “.. quanto sia diffusa una benevola considerazione del passato regime. Finché vedremo circolare tutta la paccottiglia nostalgica in negozi, bar, ristoranti, taxi, senza che nessuno alzi un dito, considerandola un fatto normale, movimenti come Forza nuova et similia avranno acqua in abbondanza in cui navigare ..”. E pone anche l’accento su un altro aspetto : è la destra italiana tutta e particolarmente FdI che continuano con “.. i paraventi verbali e la fuga dalla responsabilità. Sono molto più inquietanti quei partiti che continuano ad avvilupparsi in penose contorsioni lessicali pur non pronunciare una condanna palese del fascismo.”

Proprio queste considerazioni però mi conducono a conclusioni diverse da quelle che ne trae il politologo. A mio parere è necessario focalizzare l’attenzione sulla contingenza politica e sociale nella quale ci troviamo, caratterizzata dall’enorme disagio sociale provocato dalla pandemia, dalla crescita delle disuguaglianze, dall’impatto psicologico del lockdown e delle misure adottate per combattere il contagio. Fattori che hanno determinato conseguenze politiche clamorose ed inusitate: un governo di “salvezza nazionale” che si trova nella necessità di adottare misure eccezionali per fronteggiare la situazione e consentire la ripresa economica e al quale partecipano quasi tutte le forze presenti in parlamento con

l’esclusione proprio di quella ideologicamente più vicina al ricordo del fascismo (la fiamma, sia pur piccolina, nel simbolo). Grandissimo consenso  per il premier nei numeri parlamentari e fortissima fiducia nei sondaggi ma clamorosa sfiducia nella politica e nei partiti con l’affluenza nelle recentissime elezioni amministrative al di sotto del 50% nelle grandi città.

Ora se FN non avesse condotto parte del corteo No-GreenPass all’assalto della sede della CGIL nessuno si porrebbe in termini di urgenza politica lo scioglimento delle formazioni neofasciste. Se gli effetti nefasti del quadro sopra delineato non avessero portato “spontaneamente” nelle piazze diverse migliaia di persone, una minoranza, certo, ma una minoranza attiva e a quanto pare esasperata, FN non avrebbe nemmeno potuto pensare ad azioni del genere, nonostante l’esperienza di infiltrazione in movimenti ribellistici fosse stata già tentata anni fa con “i forconi” (https://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/forconi_casapound_forza_nuova_mse-230520.html) e più di recente con “i gilet gialli”.

 Queste circostanze non sono ininfluenti sulla pericolosità di “ricostituzione del partito fascista” da parte di un gruppetto numericamente forse poco consistente ma flessibile e capace di infiltrarsi e forse anche di prendere la testa di un movimento. Bisogna riflettere sul fatto che ad es. a Roma i contatti con la questura e le trattative per il sit in poi divenuto corteo non autorizzato ma “accompagnato”, li abbiano tenuti esponenti di quella formazione,. Quella parte dei No-GreenPass che si sentono così esasperati da parlare di “dittatura sanitaria” sono poi disposti a scendere per le strade in compagnia di chiunque, senza porsi troppi problemi (tipici invece dei movimenti nascenti) di essere strumentalizzati e/o manipolati. Emblematico di questa “permeabilità” di quella parte del movimento No-GreenPass l’episodio infame accaduto a Bologna dove un esagitato sul palco ha avuto il diritto al microfono e ha rovesciato sulla folla ingiurie ed anche minacce nei confronti della Sen. Liliana Segre, senza che, a quanto pare, vi sia stata una reazione da parte della folla.  Se una parte dei manifestanti probabilmente condivide alcune ideologie razziste e antisociali della destra eversiva, credo proprio che la gran parte degli “obiettori del GreenPass” sia piuttosto esasperata dalla sensazione di essere una minoranza “incompresa e discriminata”; molti certamente, soprattutto fra i lavoratori, evitano di partecipare a queste manifestazioni così permeabili, ma altri invece proprio perché isolati poco si domandano su chi è gli cammina vicino.

Sono le stesse ambiguità che caratterizzano i partiti della destra parlamentare (FI esclusa): di fatto tutti No-GreenPass, la Lega pur votandolo e rimanendo al governo, FdI dall’opposizione ma senza organizzare manifestazioni. Non so se lo avete notato, ma mentre a parole questi due partiti continuano a protestare contro il GreenPass quando la protesta scende nelle strade la gestione delle piazze sembra essere in sub-appalto alle organizzazioni estremiste. Ed ecco ora,come nota Ignazi, le contorsioni verbali per evitate non solo la condanna esplicita del fascismo, ma anche per mettere fuori legge le formazioni che vi si ispirano.

Io credo che quando nel paese si crea una condizione che con leggi fatte per tempi eccezionali porta alcuni cittadini a sentirsi esasperati lo Stato ha il dovere di segnalare a tutti e in primo luogo proprio a quei cittadini i pericoli ed i rischi che corre la repubblica. Certo non siamo in una situazione di pericolo imminente per la democrazia, né tantomeno in una dittatura sanitaria, ma la denuncia delle strumentalizzazioni e degli scopi finali delle organizzazioni neofasciste devono essere chiaramente evidenziati. La messa fuori legge del neofascismo ha esattamente, nella Costituzione e nelle leggi applicative proprio questo scopo.  Esemplare e clamorosamente significativo è che i neofascisti abbiano cercato di orientare contro la CGIL il movimento No-GreenPass attribuendo ad essa la responsabilità della misura (ch’essa invece aveva in qualche modo criticato e cercato di attenuarne gli effetti gravosi per i lavoratori) e poi condotto alla sua sede il corteo. Qui non si tratta solo di violenza ma di gestione politica della violenza.

Io non so quale sia la strada più giusta per giungere allo scioglimento delle organizzazioni neofasciste (per un’analisi più approfondita  sul piano giuridico del complesso argomento vi rinvio a questo articolo https://www.altalex.com/documents/news/2021/10/13/scioglimento-gruppi-fascisti-quali-leggi#p1 ) ma, in ogni caso eviterei la contrapposizione polemica fra l’attesa di una sentenza del giudice e il decreto legge subito; la modalità da attuare è quella legalmente più fondata e che assicuri meglio il risultato finale, ma la determinazione politica deve essere chiaramente adottata proprio perché l’obiettivo finale deve essere quello di rimuovere il retaggio del fascismo e l’ipoteca ch’esso pone anche sulla legittimazione della destra politica parlamentare.

Stupisce infatti che FI, Lega e FdI, che sarebbero i primi ad essere avvantaggiati dall’eliminazione dell’ambiguità nei rapporti con la destra chiaramente neofascista, si sottraggano alla richiesta di messa al bando delle organizzazioni fasciste avanzando una proposta che ha il solo scopo di evitare l’applicazione della legge Scelba. Essi chiedono infatti la messa fuori legge di tutte le formazioni “violente” di destra o di sinistra. Rispolverando la nefasta teoria degli opposti estremismi, che, essa sì, fu strumento della strategia della tensione, chiedono l’applicazione di una legge che non c’è e che comunque richiederebbe la prova della violazione dei requisiti del diritto di associazione stabiliti dall’art. 18 (fini vietati ai singoli dalla legge penale, segretezza, organizzazioni di carattere militare). Insomma pur di non dispiacere a quell’area di opinione che evidentemente al nostalgico “album di famiglia”non intende rinunciare chiede di più, cioè niente, auspicando sotto sotto che le organizzazioni squadriste continuino a fare il loro lavoro per le strade: reclutare il malcontento e cercare di intimidire le organizzazioni democratiche.

Alessandro Messina