Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

Ammettiamolo onestamente: sono un vecchio Grinch. Già qualche anno fa scrissi un racconto di Natale, piuttosto amaro.
Questo è ancora peggio.
Però vuole essere il mio regalo di Natale per tutti coloro che da anni seguono, sopportano e supportano i miei sproloqui su Fb. Proprio per questo l'ho lasciato con visibilità aperta "urbi et orbi": ognuno copincolli o condivida quel che vuole, purché mi citi correttamente come autore.
Contiene sicuramente molte inesattezze: l'ho scritto in fretta, finito mezz'ora fa, ricontrollato poco.
Ah... è anche lunghissimo.
Ma visto che vi hanno tolto feste di piazza ed eventi vari, di tempo per leggere ne avrete.
 
Buon Natale a chi crede e buon futuro a tutti.
Slow Colours of Shade
 
Antonella è a Ravenna da quasi due anni.
Ma non si è mai abituata.
Al clima.
Alla città.
Ai romagnoli.
Nemmeno alla cucina: in Romagna abbrustoliscono la carne fino a bruciacchiarla.
Per lei, toscana di Palazzo del Pero, una vera bestemmia.
L'unica cosa che le piacerebbe sarebbe il suo lavoro. Se solo fosse un po' più interessante.
Ma occuparsi di cronaca locale in un giornale locale che più locale non si può non scatena certo gli entusiasmi professionali di una giovane praticante.
Ma è stato il meglio che ha trovato uscita dal corso di giornalismo.
Le alternative, anche se più vicine a casa, erano scrivere pezzi di colore sulla Sagra del Vin Santo o articoli sugli ultimi pastori del Casentino.
Non è proprio che qui non succeda un cazzo, eh... ma i femminicidi, lo spaccio, gli accoltellamenti al Porto, li copre di solito il suo collega, ravennate d.o.c., nelle grazie del caporedattore, del direttore e ben introdotto negli ambienti investigativi.
A lei le briciole: "ciclista ottantaquattrenne investito nella nebbia" o "sbanda con la moto: ne avrà per 40 giorni".
Cose così. Da due anni.
Fino alla mattina di Natale.
Quando alle 8.20 la chiama il capo.
- Vai di corsa a Faenza. Ci sono stati quattro morti in un cantiere mezz'ora fa... -
- Ma... a Natale? -
- Cazzo vuoi che ti dica? Ti mando l'indirizzo. -
- Luciano è già sul posto?-
- Luciano è a sciare e torna il 2 gennaio! Se no mica ti svegliavo! Sei già arrivata? Muovi il culo! -
Antonella ha trovato un appartamentino in affitto in un un quartiere satellite.
Nelle mattine di nebbia sembra di essere a bordo del Titanic.
Ti aspetti di vedere apparire un iceberg dalla finestra della cucina.
E quando la sua Twingo blu imbocca il raccordo autostradale, le sembra che orde di cavalieri Goti emergano sguazzando al galoppo dalle campagne intrise d'acqua.
Con la diramazione autostradale è più semplice arrivare a Faenza che in centrocittà. Esce a Bagnacavallo e sorride.
Da bambina a scuola facevano un gioco a chi trovava i posti con i nomi più strani.
Oltre a Palazzo del Pero, saltavano sempre fuori Cocomaro di Focomorto, Calolziocorte e Bagnacavallo...
Qui la nebbia è un po' più masticabile, comincia a piovere, anche se Antonella spera che sia ancora abbastanza fitta per proteggerla dagli autovelox: sta viaggiando oltre ogni limite.
Ha già spento la radio dopo la seconda volta che passava Last Christmas e ha buttato su uno dei CD di vintage rock che le ha regalato Roberto, l'unico amico che ha a Nord dell'Appennino.
Lo ha conosciuto la prima volta che è finita a Faenza, per un incidente: un giovane romagnolo con un tasso alcolico nel sangue degno di una distilleria aveva investito una operaia moldava appena uscita dal lavoro, mandandola in prognosi riservata.
Un rovesciamento di luoghi comuni che Antonella aveva enfatizzato nel servizio online che aveva immediatamente postato sulla pagina Facebook del giornale.
Scatenando una violenta ondata di commenti critici e insulti, tra cui uno dei più carini era stato: "lurida troia amica degli slavi, spero che ti stuprino in massa fino a farti sanguinare". Ci rimase talmente male che non pensò nemmeno a una denuncia. Cercò immediatamente un bar.
E lì conobbe Roberto, il barman.
Lui le insegnò che il Negroni si può bere gelido anche senza ghiaccio. Ascoltò le sue confessioni alcoliche sul disagio a vivere lì e a scrivere articoli inutili per farsi sbranare da lettori razzisti, le riempì nuovamente il bicchiere e alla domanda "ma tu conosci un buon posto dove posso andare a mangiare un boccone?" rispose:
- Certo! A casa mia. Tra 15 minuti chiudo...-
Antonella non dava mai confidenza e non accettava inviti da sconosciuti.
Ma dopo due Negroni a digiuno le sue difese erano crollate come le mura di Gerico e rispose: - Ti seguo con la mia auto. -
Si trova a tavola, con un calice colmo di vino scuro e profumato, un caminetto acceso e sulla graticola una gigantesca bistecca di bovino con osso a T, come quelle che mangiava a casa.
Sente il calore della fiamma e del vino che la stanno facendo sciogliere e mentre Roberto toglie la carne dal fuoco tenta un'obiezione: - Non venire a raccontarmi che è chianina...-
- Né chianina, né maremmana, né romagnola: è blu belga incrociata con limousine. Viene da un piccolo allevamento sopra Casola Valsenio.
La qualità la fa la cura dell'allevatore, oltre alla giusta frollatura e alla corretta conservazione. Te la servo senza sale né pepe, così apprezzi meglio la carne.
Ovviamente, cottura al sangue.
Se vuoi un filo d'olio, è lì. -
Roberto si alza per mettere su un disco.
Antonella non mangia una bistecca così buona da quando ha lasciato la Toscana.
Si abbuffa di carne, di pane, di olio e di vino.
Poi si alza e si piazza sul divano vicino al fuoco. Completamente rilassata.
Ascolta quel rock selvaggio anni '70 che sgorga potente dall'impianto. Il subwoofer deve essere dietro al divano, perché la cassa della batteria sembra che le esploda nella schiena. Sembra la musica che le ha sempre fatto ascoltare babbo.
A un certo punto riconosce il soffio possente da vecchio gattone asmatico di un amplificatore Leslie, collegato ad un organo Hammond C3. Poco dopo parte una chitarra con pedale whaa-whaa, poi un flauto selvaggio. Roberto le ha riempito di nuovo il calice e la osserva con attenzione, anche se finge di sparecchiare. Lei pensa al flauto e le viene in mente un suonatore con lunghi capelli scuri, che suona su una gamba sola come un trampoliere. Come si chiamava... Jethro Tull... no, quella è la band. Christian Andersen... no, quello è lo scrittore... Ian! Ian Anderson, eccolo.
- Cosa pensi di questa musica?- chiede Roberto con aria sorniona.
- Roba che ascolta mio padre. Sembra una jam session tra Iron Butterfly e Jethro Tull...-
Roberto spalanca gli occhi e ride: - Tuo padre ti ha dato un'eccellente educazione musicale, direi. Comunque sono i Witchwood. È una band di Faenza e il disco è dell'anno scorso. Sono più famosi in Germania che qui da noi.
La carne viene da Casola Valsenio ed è cotta su brace d'olivo. Il pane lo fa mia sorella col lievito madre, l'olio è un monovarietale di Nostrana di Brisighella in purezza e me lo regala un amico produttore. Il Sangiovese viene da Marzeno, e vince quasi sempre i 3 bicchieri. Come vedi, non fa tutto schifo nel ravennate...-
- Uìcc...uu...d... - prova a ripetere Antonella, con la lingua legata e la bocca impastata mentre sente il bisogno di chiudere gli occhi un attimo.
Il barista le parla ancora di birre artigianali fatte a Casola , abbinate a hamburger di solo bovino preparati a mano a Riolo Terme, ma lei non lo sente più...
Si sveglia la mattina ancora sul divano, cuscino sotto la testa e avvolta in un plaid.
Due notifiche nel telefono.
Vocali su WhatsApp.
Una è del caporedattore. Ride: - Sei viva o ti hanno ammazzato i fasciorazzisti? Non stare a passare in redazione, vai diretta a Bagnacavallo: c'è stato un incidente grave sulla S.Vitale. Ah, dimenticavo. Comunque il servizio è piaciuto al direttore...-
L'altra è di Roberto: - Buongiorno, ragazzina!
Io sono già al ventesimo "deka in tazza grande macchiato soia tiepido"...
Ti ho lasciato spazzolino nuovo, asciugamani e accappatoio puliti in bagno.
Non ho biancheria intima da donna, ma c'è una merceria due strade più in là.
Tirati dietro la porta quando esci...-
Era nata un'ottima amicizia. Ci furono altre cene e altri Negroni. Roberto diventò il suo punto di riferimento ogni volta che il lavoro la portava verso la via Emilia. Come ora.
- Ehi Google... chiama Roberto.-
Ha abbassato il rock dei Witchwood e ascolta il tintinnio di tazzine che preannuncia l'immancabile: - Rob's bar, buongiorno -
- Ciao Ro, sono Anto. Che cazzo succede lì la mattina di Natale? -
- Ciao Anto, ti hanno mandato qui per i morti di via Ossani? Una enorme tragedia.
Uno lo conoscevo. Veniva qui a prendere il caffè quando aveva un cantiere in zona.-
- Beveva? -
- Chi, Besim? Mai un aperitivo, mai una correzione nel caffè. Neanche una birra col panino di mezzogiorno. Solo caffè e lavoro, lavoro e caffè.-
- Gli altri li conoscevi? -
- Solo Carmine, il più giovane. Di vista: avrà preso un caffè due o tre volte...-
- Perché lavoravano a Natale?-
- Domanda del cazzo! Perché non potevano farne a meno, come me e come te... A proposito, buon Natale anche a te! -
- Hai ragione, sono una cafona. Buon Natale, Roby e buon lavoro! -
Chiude prima che lui possa invitarla a pranzo o a cena: sa che passerà il Natale coi parenti stretti e non vuole interferire.
Lei scongelerà qualcosa appena a casa e farà una telefonata a babbo.
Si concentra sul navigatore e in pochi minuti si ritrova nella via del cantiere.
Periferia, case quasi tutte uguali, palazzine anni '80 a tre piani. Sulla facciata di una di queste si vedono i segni nell'intonaco.
Qualcosa è stato strappato via.
Lampeggianti blu. Ambulanza, Vigilfuoco, Polizia e un'auto blu della Procura.
Gli operatori del 118 stanno ricaricando zaino e barella. Vuota. Non c'è niente da fare ormai per loro. L'ambulanza riparte, silente. Qualche curioso, ancora nessun giornalista: è pur sempre la mattina di Natale.
Antonella sbircia da un pezzo di recinzione abbattuta. Tutta l'armatura si è ribaltata sulla strada. Tre corpi coperti con un telo sotto la pioviggine. Un quarto, più composto, vicino alla piccola betoniera schiacciata dal crollo dell'armatura, tagliata in qualche punto. I Vigilfuoco hanno tentato di liberarlo da quella bara di tubi Dalmine, ma il medico ha potuto solo constatarne il decesso.
Anche lui viene pietosamente coperto. Si avvicina un poliziotto: - Signorina prego, non può stare qui...-
Antonella mostra il tesserino e l'agente guarda interrogativo verso un giovanottone in borghese, elegante nel suo impermeabile. Antonella lo conosce: il Dott. Angeli, sostituto procuratore di turno, detto "lo stronzo". Lui non si avvicina neanche. A distanza le dice: - Torni pure in sede. Alle 16 conferenza stampa in Procura. Lì riceverà tutte le informazioni del caso. -
- Non può anticiparmi neanche i nomi delle persone coinv...-
- No. Dobbiamo ancora avvertire le famiglie. Alle 16 in Procura! -
Il Poliziotto rincara la dose: - Prego, signorina, si allontani. -
Antonella si guarda attorno. Non vuole abbandonare così. Vuole capire cosa è successo. Perché. Come. Chi. Quando. Non le basta il solito pezzo su "la strage infinita nei cantieri" e "situazione inaccettabile, indegna di un Paese moderno", come si limiterebbe a fare Luciano.
Ed è allora che lo intravede.
Nella casa di fronte.
Al balcone del terzo piano, dietro un sempreverde spelacchiato in vaso.
Un signore di una certa età che guarda giù la scena.
Si fionda al citofono e guarda i due campanelli più in alto. Famiglia Casalini e Geom. Alberti.
Nessuna indecisione, suona dal geometra.
- Sì? - voce di uomo anziano.
- Buongiorno, sono una giornalista di Ravenna Cronaca. Mi chiedevo se per caso poteva avere qualche informazione utile per...-
- Terzo piano. Salga, signorina.-
Ha risposto come se non aspettasse altro.
Un piccolo cane perplesso viene ad annusarla alla porta. Non sa se ringhiare, abbaiare o scodinzolare. Nel dubbio va silenziosamente ad occupare il divano, giusto per far capire chi è il padrone di casa.
Il geometra, un signore sulla settantina, la fa accomodare al tavolo del soggiorno.
- Qui staremo più comodi, dottoressa. Se deve ricaricare il laptop c'è una presa nell'angolo. Su questo foglio trova la password del mio WiFi...-
Aspetto dimesso da pensionato solitario con cagnetto da compagnia ma efficienza da professionista in riunione. Da quando ha realizzato che ha di fronte la stampa, il "signorina" ha lasciato il posto ad un deferente "dottoressa". Penserà che io sia un specie di Concita De Gregorio, dice tra sé Antonella.
- Sono stupito che qualcuno si sia accorto di me. Quando ho visto il dott. Angeli ho capito che una mia eventuale testimonianza non aveva più valore... sa come lo chiamavamo appena arrivò in procura? San Tommaso. Per lui i testimoni non esistono. Conta solo quello che lui può accertare di persona.
Ma posso raccontarle tutto con ordine, dottoressa.
Ero titolare di uno studio tecnico ben avviato nel settore della progettazione edile, per cui conosco un po' tutti nel settore. Compresi i quattro disgraziati stesi per strada qui sotto. Anzi, nella mia agenda troverà i loro nomi, con le giuste grafie, se le servono.
Due albanesi, un moldavo e Carmine, il manovale. L'unico italiano.
Tutti in regola, artigiani edili con partita IVA.
Il cantiere è stato messo in piedi dai fratelli Cimatti. Cimatti Costruzioni è una ditta importante. Svariati dipendenti, ufficio tecnico interno, servizi logistici di assistenza ai cantieri, responsabile della sicurezza ecc...
Hanno preso questo lavoro di efficientamento energetico dell'edificio come tanti altri. Il mercato ora è drogato dagli incentivi e i Cimatti hanno colto l'occasione. Arrivano, piazzano il cantiere secondo tutte le norme, cominciano a far su l'impalcatura, mettono cartelli e frasi di rischio, girano tutti coi giubbotti ad alta visibilità, guanti, elmetti, scarpe antinfortunistiche e cinture di sicurezza.
Poi... spariscono.
Vanno ad imbastire un altro cantiere e qui lasciano prestatori d'opera con Partita Iva.
Così riescono a mettere su il doppio dei cantieri contemporaneamente senza assumere nessuno. E se qualcosa va storto... è sempre colpa di chi ha manomesso le protezioni successivamente...
Poi ogni tanto uno dei titolari viene in cantiere. Qui veniva sempre Gianni, il più giovane. Parlava solo con Besim: anche se erano quattro partite iVA, tutti sapevano che formavano una squadra e il capo era lui.
Giorno dopo giorno le pressioni erano più forti e i toni più concitati.
Io non sento tutto da qui, ma l'altro ieri Gianni era incazzatissimo, bestemmiava e metteva un "dobbiamo consegnare ora!" in ogni frase. Besim metteva le mani avanti per calmarlo e ripeteva sempre "ska problem!". Quando Cimatti se n'è andato, ha chiamato gli altri e hanno confabulato un po'. Probabilmente hanno deciso di lavorare anche i festivi.
Ieri hanno alzato l'impalcatura di un piano.
Ogni tanto va ancorata al muro. La parte più bassa è stata fissata con tappi chimici e barre d'acciaio. Quella tirata su ieri è fermata da tappi in plastica, buoni da tener su uno scaffale Ikea, al massimo. Stamattina stavano alzando l'ultimo piano fino al tetto. Ovviamente non avevano ancora ancorato niente.
C'era un verricello a bandiera sul lato stretto dell'impalcatura. Serve a tirare su i materiali. In quella posizione è molto sicuro, perché tutta l'impalcatura fa da contrappeso.
Stamattina non volevano fare rumore per non avere problemi coi vicini la mattina di Natale.
Sono arrivati che era ancora buio, senza sbattere le portiere. Non avevano ancora né acceso la betoniera, né il verricello.
Carmine a terra legava gli elementi, Besim e Anton li tiravano su con una corda. DAL LATO LUNGO dell'armatura. L'altro albanese aspettava già in posizione che i due colleghi gli passassero il pezzo.
Poi, un elemento si è agganciato in un tubo del secondo piano. Besim e Anton si sono sporti in fuori appoggiandosi al parapetto per disincagliarlo. A questo punto l'armatura si è spiombata, inclinandosi in avanti. Questioni di attimi: la struttura in tubi ha fatto da leva, svellendo i tappi a espansione montati ieri.
Poi spezzando le barre filettate che ancoravano la parte bassa.
Sono piombati giù come sacchi, senza quasi urlare. Solo lo spaventoso rumore della struttura che crollava a terra, schiacciando macchine in sosta, recinzione e betoniera. Carmine stava posizionando la betoniera per dopo.
Non se n'è quasi accorto, secondo me... -
Antonella ha registrato tutto sul microfono del laptop, per non perdere una parola.
Si accorge ora che il geometra ha gli occhi vitrei. Sta rivivendo la scena.
Lei esce sul balcone col telefonino, cerca di fare qualche foto ai buchi nell'intonaco dei tappi saltati, all'impalcatura abbattuta, ai morti giù in strada. Poi ci ripensa e le foto dei cadaveri la cancella. Per pudore.
Nel frattempo è arrivato un camioncino con cestello elevatore. Nel cestello salgono
Il caposquadra dei Vigilfuoco e il sostituto procuratore. Si è tolto l'impermeabile e indossa un giaccone della Polizia, cintura di sicurezza ed elmetto giallo. Il manovratore da terra li porta di fronte ai fori vuoti dove erano gli ancoraggi.
Angeli allunga un braccio e tocca un foro, quasi ad accertarsi della sua esistenza.
- San Tommaso! Visto, dottoressa? - Alberti si è ripreso ed è alle sue spalle, ora.
Antonella scatta una foto, non vista, anche al cestello con i suoi occupanti.
Poi rabbrividisce e rientra. Il cagnetto non si è mosso ma la segue sospettoso con lo sguardo.
- Quindi - riepiloga la cronista - quattro persone sono morte la mattina di Natale per errore umano, una manovra sbagliata...-
L'anziano geometra scuote la testa con vigore.
Antonella pensa di non aver capito bene e continua: - sì, certo, anche per l'inadeguatezza degli ancoraggi... -
- No, dottoressa! - ora Alberti la guarda come si guarderebbe un bambino che rifiuta di ammettere un concetto evidente.
- Ma come fa a non capire? Scriva la verità, nel suo articolo! Quattro bravi lavoratori morti il giorno di Natale per la sete di guadagno di qualcun'altro...
L'avidità, dottoressa.
Il killer è sempre e solo l'avidità umana. -
 
25 dicembre 2021.
Marco Cagnani
 
Questo è un racconto di pura fantasia. Nomi, fatti e personaggi sono inventati.
Fortunatamente non abbiamo avuto nessun incidente in cantiere di quella gravità, non a Faenza, non a Natale, almeno.
Non esiste (ancora) nessuna via Ossani a Faenza.
In compenso tutti i cibi e le bevande che compaiono nel racconto esistono, eccome!
E sono stati testati dallo scrivente con somma soddisfazione.
Così come esistono i Witchwood: sono al loro terzo album e fanno ottima musica.