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INTERVISTA ALL’EURODEPUTATA E CO-PORTAVOCE DI EUROPA VERDE CHE SFIDA GIORGIA MELONI A UN CONFRONTO PUBBLICO SUI PROGRAMMI. «Calenda, Fi, FdI e Lega hanno votato tutti insieme a favore di un fantomatico futuro nucleare che non sta in piedi né su basi economiche né scientifiche»

Eleonora Evi: «Le politiche di destra sono contrarie all’interesse nazionale» Convention di Fratelli d'Italia - LaPresse

«Sfido Giorgia Meloni a un confronto elettorale. Lei è l’unica leader donna della coalizione di estrema destra, io l’unica della coalizione di centrosinistra. Scelga lei dove, come e quando»: Eleonora Evi, europarlamentare e coportavoce nazionale di Europa Verde, ha rilanciato via social l’invito al confronto.

Voi Verdi accusate il centrodestra di aver votato in Ue contro gli interessi dell’Italia.
Sulla tassonomia, ad esempio, è stato come tirarci la zappa sui piedi. Anche grazie a loro è passata la proposta che ha inserito tra gli investimenti verdi il gas e il nucleare. Definire il nucleare un investimento sostenibile per orientare i finanziamenti non favorisce certo l’Italia ma la Francia, che ha la gran parte degli impianti in Europa. Il paradosso è che la metà sono spenti perché una parte ha problemi di corrosione; l’altra è in difficoltà per la siccità e il basso livello dei fiumi, cosa che blocca le centrali poiché ne hanno bisogno per raffreddare gli impianti. L’azienda energetica francese Edf, da poco rinazionalizzata, è in forte difficoltà finanziaria proprio per gli ingenti costi di manutenzione degli impianti e oggi, anche grazie ai voti delle destre italiane, sarà agevolata a trovare finanziamenti. Il nucleare non è a prova di crisi climatica ed è costosissimo. Il prezzo a megawattora è molto alto e anche realizzare gli impianti è un salasso: la costruzione della centrale francese di Flamanville, in Normandia, è iniziata nel 2007 e doveva entrare in funzione nel 2014, forse succederà nel 2023 intanto il costo è lievitato a 18 miliardi di euro dai 3,7 miliardi iniziali. Non ha alcun senso proporre questa soluzione in Italia.

E sul gas cos’è che non va?
Nemmeno su questo fronte ci ha guadagnato l’Italia: la norma è scritta in modo da calzare sulla Germania, il 100% degli impianti tedeschi sono elegibili per gli investimenti previsti dalla tassonomia mentre il 40% di quelli italiani resta fuori da questo tipo di risorse. Noi Verdi, Pd e socialisti del gruppo S&D ci siamo schierati contro sia perché non aiuta il settore a livello nazionale sia perché è una traiettoria completamente sbagliata su cui mettere i soldi oggi. Calenda, Fi, FdI e Lega hanno votato tutti insieme a favore in nome di un fantomatico futuro nucleare che non sta in piedi né su basi economiche né scientifiche.

Il sottosegretario dem agli affari europei, Amendola, ha ricordato le tre astensioni della destra nel 2020 e 2021: «Mentre noi del governo negoziavano il Pnrr, Meloni proponeva debiti con il Fmi».
Mi sembra incredibile la giravolta che sta facendo Meloni dopo tutti gli ostacoli messi per andare a costruire il Recovery fund e livello europeo e anche per la stesura del Pnrr nazionale. Dire oggi che rispetteranno gli impegni quando hanno cercato di smantellarlo è poco credibile. Berlusconi poi si intesta l’aver potato a casa queste risorse grazie al suo lavoro: io al Parlamento europeo l’ho visto una volta sola. L’Ue ha saputo fare un passo verso solidarietà mentre il partito di Meloni ha fatto di tutto per non proseguire verso una maggiore integrazione.

Il rapporto con l’Europa è tema dove le deste hanno posizioni differenti. Meloni sta provando a rassicurare i governi stranieri.
Peccato però che sono state presentate due proposte da parte di FdI, una con la prima firma proprio di Meloni, per mettere in dubbio il percorso di integrazione europeo. In uno dei due testi chiedeva la prevalenza del diritto nazionale su quello Ue battendo sullo Stato libero e sovrano, riducendo la relazione con l’Europa a una mera questione formale. Oggi fa video in tre lingue mostrando un volto affabile ma nasconde l’appartenenza a una famiglia Ue che fa del sovranismo il suo punto principale. Possiamo avere un assaggio del futuro che ci attende se dovesse vincere osservando quello che sta accadendo in Polonia e Ungheria. In 12 anni di governo, Orban è riuscito a demolire di fatto la democrazia, il pluralismo non esiste più, la Corte costituzionale è diventata un orpello al servizio del governo. Non c’è trasparenza sull’uso dei fondi europei con comprovati episodi di corruzione. In Polonia alcune città si sono dichiarate «Lgbt free zone». Meloni condanna schierandosi con l’Ue o tace?

Sulle politiche migratorie?
Sulla redistribuzione abbiamo ancora un quadro regolatorio che è quello vecchio, in base al quale ricade sullo stato di arrivo la gestione della protezione. Però a giugno anche con il contributo della Commissione è stato raggiunto un nuova accordo per la redistribuzione tra 27 stati. Lega e Fdi invece su diritti, politiche migratorie e questioni ambientali votano costantemente in sintonia con le posizioni conservatrici e retrograde. Sono accanto a Polonia e Ungheria che costruiscono muri.

Ma non è la destra che difende l’interesse nazionale?
Non mi pare proprio a giudicare ad esempio dalle politiche agricole. Ci sono molte risorse su questo settore, quasi 400miliardi fino al 2027, e verranno utilizzati per sostenere l’agricoltura industriale e l’allevamento intensivo, nonostante in questo momento la Commissione stia facendo delle proposte che guardano a un futuro più verde. I gruppi conservatori, Lega, Fdi, Fi, Calenda (ma anche pezzi di Pd e 5S) hanno invece confermato questo modello ancorato al passato. La superficie agricola negli ultimi 10 anni è rimasta invariata ma il numero di aziende e occupati è calato: abbiamo perso 5 milioni di aziende e 8 milioni di lavoratori. Il settore, quindi, è dominato da realtà sempre più grandi e i fondi vengono distribuiti in base a quanti animali allevi o quanti acri possiedi. In Italia invece prevalgono imprese medio piccole. Portare avanti, come fa il centrodestra, la logica di attribuzione delle risorse che premia le mega aziende è contrario agli interessi dell’Italia e dell’ambiente.