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EUROPA-UCRAINA.

IL NUOVO PARLAMENTO EUROPEO

Nell’ultima seduta plenariaria dell’Europarlamento ho espresso il mio voto favorevole a tre risoluzioni su assistenza finanziaria immediata a Kiev per 18mld di Euro; solidarietà all’opposizione democratica in Bielorussia; disconoscimento dei passaporti rilasciati dai russi nelle regioni occupate di Ucraina e Georgia. Solo per ricordare le ultimissime tra le tante scelte fatte, sempre a sostegno della popolazione ucraina. Mentre ho espresso voto contrario alla risoluzione che riconosce la Russia come stato sponsor del terrorismo perché ciò assume, ai miei occhi, un significato diverso, un salto di qualità pericoloso. Questo per ribadire che non ho dubbi su aggrediti e aggressori, sulle responsabilità e i massacri delle truppe di occupazione russe. I dubbi, casomai, riguardano la strada da prendere per uscirne.

La risoluzione è peraltro ispirata da un’iniziativa dell’Assemblea Nato, riunitasi la settimana scorsa a Madrid, in cui si è affermato che «lo Stato della Russia, con il suo regime attuale, è uno Stato terrorista».

Ma L’Unione e il Parlamento Europeo non sono la Nato, non sono un’alleanza militare, ma organismi democratici che possono e devono giocare un ruolo di fermezza, mantenendo sempre aperti i canali diplomatici. Dire che la Russia è sponsor del terrorismo significa tagliare tutti i ponti. Ad esempio, dovremmo cacciare l’ambasciatore russo a Roma o vietare i voli di compagnie russe? La stessa risoluzione, inoltre, dichiara la propria inadeguatezza quando invita gli Stati nazionali ad adeguare i propri standard giuridici a questa novità tutta politica. Novità perché l’Europa sin qui aveva indicato persone o gruppi come terroristi, ma mai gli Stati. E mentre per i crimini di guerra esistono tribunali e procedure certe in questo caso non si capisce come dovremmo rendere operativa questa decisione.

Accade così che mezz’ora dopo l’approvazione di tale risoluzione, il presidente francese Macron ha annunciato a mezzo stampa che avrà un contatto diretto con Putin nei prossimi giorni. I negoziati del resto si fanno con i nemici. E la preoccupazione di chi si è opposto alla risoluzione, rimane come arrivare ad un cessate il fuoco cioè, appunto, a una tregua che permetta a chi oggi è sotto le bombe di tornare a respirare.

Esiste un’area di dissenso e di dubbio rispetto alle scelte che si stanno portando avanti al Parlamento europeo. È un’area composta da circa 150 parlamentari tra chi ha votato no, chi si è astenuto e chi NON ha ritirato la scheda di voto.
Rispetto i colleghi che hanno votato a favore. Invidio le certezze granitiche, ma ribadisco: pur avendo chiare le responsabilità della guerra e dell’invasione, ritengo che in questo modo si corra verso il disastro. Il rischio è che resti in campo la sola opzione militare.

Peraltro, se mai dovesse riaprirsi un dialogo, a questo punto difficilmente potrebbe essere l’Ue a svolgere un ruolo di mediazione, perché questa risoluzione induce un salto di qualità enorme nell’allontanare qualsivoglia relazione con la Russia. Al punto 5, la risoluzione approvata invita addirittura «l’Ue e i suoi Stati membri ad agire per avviare un isolamento internazionale completo della Federazione russa». Per me un errore che lascerebbe il campo diplomatico a Cina e Turchia.

E in questo senso torna centrale il tema di quale ruolo debbano svolgere l’Unione e il Parlamento europeo. Di quale strategia politica e diplomatica vogliamo dotarci. Quali obiettivi debba perseguire la nostra assemblea democratica, sovrana ed autonoma. Sempre che si mantenga l’ambizione di dare dignità e forza alle istituzioni comunitarie nel nuovo contesto geopolitico.

Da ultimo, ieri mattina insieme agli altri parlamentari che si sono espressi contro la risoluzione abbiamo subito un atto grave di intimidazione: sulle porte dei nostri uffici, dentro il Parlamento Europeo, abbiamo trovato dei manifestini con scritto “With my votes I support terrorist” e l’immagine della faccia di Putin insanguinata. La presidente Metsola ha espresso la sua vicinanza e a dichiarato che si attiverà immediatamente per identificare i responsabili. Siamo contenti di aver ricevuto la solidarietà dei nostri colleghi. La dialettica democratica, la libera espressione del pensiero, non possono in nessun modo, soprattutto in una aula parlamentare, essere messi in discussione.

Continueremo a fare il nostro lavoro a fianco del popolo ucraino, come abbiamo fatto oggi votando tutte le risoluzioni a sostegno di Kiev, senza smettere di ricercare tutte le strade possibili per avvicinare il cessate il fuoco.

* Europarlamenare indipendente eletto nelle liste del Pd, Coordinatore della Commissione per la cultura e l’istruzione del Parlamento Europeo