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INTERVISTA. Il vicepresidente 5S della Camera ed ex ministro: «Legge di bilancio: nel 2023 i fondi per il dissesto idrogeologico vengono mantenuti ma nel 2024 c’è un taglio del 25% e nel 2025 del 45%.Una seria ipoteca sul futuro»

 Casamicciola - Ansa

«La sagra dell’ipocrisia»: è il commento di Sergio Costa, vicepresidente 5S della Camera ed ex ministro dell’Ambiente negli esecutivi Conte, alle proposte del governo in tema ambientale.

L’attuale ministro Pichetto Fratin alla Camera, interrogato sull’abusivismo, ha replicato: attueremo il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico. Basta?
Il Piano nazionale di adattamento e mitigazione del cambiamento climatico dice un’altra cosa. Galletti avviò il lavoro nel 2016, io nel 2018 ho trovo una bozza significativa. Per completarlo occorreva definire la programmazione sulle energie utilizzate, ad esempio fossili o rinnovabili. A dicembre 2018 ho fatto il Piano nazionale integrato energia e clima, quindi ho cominciato le audizioni con gli stakeholder per definire il Piano di adattamento e mitigazione ma è intervenuta la pandemia e poi è cambiato il governo. Cingolani ha cominciato d’accapo perché c’è stata la crisi energetica. Ma il punto è: cosa c’entra questo con gli abusi?

C’entra però il consumo di suolo, il governo ha stabilito un fondo al contrasto di 160 milioni.
Però manca la legge da almeno 5 o 6 legislatura. Ci sono progetti di legge e non si arriva mai all’approvazione. Questo tipo di norma sì che avrebbe un impatto vigoroso sugli abusi, sui piani regolatori, sul dissesto. Includerebbe i servizi ecosistemici che oggi non hanno patria, le pratiche urbanistiche e l’edilizia. Il bosco lo taglio oppure no? Cosa riconosco a chi il bosco me lo tiene bene ed evita che le pendici scendano a valle, come a Ischia? potrei finanziare la cura del deflusso delle acque, gli argini.

Carta geologica nazionale, il governo ha detto che entro dicembre saranno pronti 67 fogli.
Divento ministro e, su segnalazione dell’Ordine degli geologi, dei senatori Franco Ortolani (compianto esperto) e Ruggero Quarto, scopro che sono 15 anni che la Carta non viene finanziata, ferma al 45%. Nella legge di stabilità finanzio il lavoro per i tre anni successivi. In Italia il 94% dei comuni è fragile ma se conosco che tipologia di fragilità c’è in modo puntuale allora posso fare i progetti di contrasto al dissesto, il piano alluvionale, la ricostruzione degli argini. In termini progettuali sono operativo perché so la litologia dei suoli. Se ti manca la progettazione di base, devi fare i rilievi perdendo la visione d’insieme e sprecando tempo. Siamo arrivati al 60% ma nella legge di bilancio non c’è neppure un euro per completarla. Eppure occorrono 15 milioni all’anno, in 6 o 7 anni si finisce. Se si rompe la continuità ci vorranno più soldi per riattivare il percorso e più tempo.

Ha denunciato il taglio dei Fondi per il dissesto idrogeologico.
La tabella programmatica allegata alla legge di bilancio mostra che nel 2023 lo stanziamento viene mantenuto, nel 2024 scende del 25% e nel 2025 del 45%. Gli interventi vanno programmati con un piano di riparto pluriennale. Se l’anno prossimo il governo decide di ripristinare i fondi andrà rifatta la programmazione. Si perdono 8, 9 10 mesi anche se trovano i soldi, una seria ipoteca sul futuro.

Iv la accusa di aver smantellato Italia sicura.
La struttura nasce nel 2014 con Renzi, l’intento anche nobile era creare una cabina di regia presso la presidenza del Consiglio dei ministri perché i fondi per il dissesto sono in capo a 4 o 5 ministeri. Quello che ho notato è: arrivava la richiesta del comune, veniva vidimata dalla regione (che è commissario straordinario per il dissesto idrogeologico dal 2014) e passata alla statura di missione che faceva un elenco di desiderata. Poi scriveva all’Ambiente che elaborava il lavoro e poi scriveva alla strutta di missione che rivedeva la pratica, la mandava all’Ambiente che scriveva alla regione e poi al comune. Si perdevano 12 mesi con un costo della struttura stessa di un milione l’anno. Meglio avere una cabina di regia presieduta dal ministero dell’Ambiente come coordinatore. L’idea andava sburocratizzata, la Corte dei conti ci ha dato ragione.

Dl Genova, siete accusati di aver fatto un condono nel 2018.
Art 25, relativo al terremoto di Casamicciola del 2017: nel preconsiglio dei ministri non concordavo sul testo ma trovammo una sintesi. Nella zona del cratere erano pendenti 1.100 richieste di condono, abbiamo obbligato il comune a decidere entro 6 mesi: se la domanda viene accettata c’è il ristoro per i danni altrimenti l’abbattimento. Le 1.100 domande sono state verificate, sei immobili condonati più una 50 che riguardavano finestre, cantine e altro. Nel testo si cita il condono Craxi ma il regio decreto 3.267 del 1923 pone il vincolo di inedificabilità assoluto sulle zone di dissesto che posso cagionare danni a persone, cose e case. Le maglie larghe del 1985 erano sui volumi.

De Luca dice che non è possibile abbattere gli abusi perché i comuni non hanno i fondi.
Abbattimento e ripristino dello stato dei luoghi costano 800, mille euro a metro quadrato. Provvede il comune con il recupero in danno. Se la famiglia è incapiente (magari artatamente) il comune va in dissesto. Serve un fondo di garanzia pluridecennale, garantito dallo Stato, staccato dal bilancio del comune. Se il sindaco non agisce allora deve intervenire lo Stato.