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INTERVISTA. L’illustratore e attivista Gianluca Costantini a proposito della mostra «La vita possibile», da lui curata e allestita in collaborazione con SOS Méditerranée a bordo del natante

Ocean Viking, frammenti  di vita possibile

 

Nell’anno che si è appena concluso, la nave di SOS Méditerranée Ocean Viking ha soccorso più di 2500 migranti, portando a termine 45 operazioni. Durante l’ultima, avvenuta la notte dello scorso 27 dicembre nella zona di ricerca e soccorso maltese, sono state salvate 113 persone; nel giro di poche ore però la nave, destinata a La Spezia secondo quanto indicato dal Centro nazionale di coordinamento di soccorso marittimo, ha ricevuto una seconda comunicazione nella quale si cambiava il porto di approdo e si assegnava come nuova destinazione quello di Ravenna, distante 900 miglia marine dal punto in cui si trovava in quel momento. Ci sono voluti quattro giorni di navigazione per approdare nel porto ravennate e far sbarcare i passeggeri, tra i quali c’erano 3 neonati, uno di appena due settimane, divenuto simbolo di questa vicenda.
A lui, alle sue compagne e compagni di viaggio, a tutti coloro che attraversano il Mediterraneo in cerca di una vita migliore e lontano dagli orrori della Libia, è dedicata la mostra La vita possibile a cura di Gianluca Costantini, allestita in collaborazione con SOS Méditerranée a bordo del natante che mentre leggete queste righe, si trova già in zona Sar libica. L’illustratore e attivista ha risposto alle nostre domande.

Come nasce il progetto della mostra navigante e perché si è scelto il titolo «La vita possibile»?
Quando ho saputo che la Ocean Viking sarebbe approdata a Ravenna, la mia città, ho pensato di poter fare qualcosa di simbolico. Immaginavo che la città sarebbe stata molto accogliente e ho saputo dall’equipaggio che l’organizzazione era stata perfetta e veloce, quindi non ci sarebbero stati problemi con l’attracco e che effettivamente ci sarebbe stato il tempo di pensare a un’iniziativa mirata. Tutto è stato deciso molto velocemente: una mostra sulla nave è stato il primo pensiero. Una mostra che solo l’equipaggio e le persone che vengono soccorse in mare possono vedere, una rassegna navigante che viaggerà nel mare senza un luogo definito, è un pensiero che mi affascina. «La vita possibile« è dedicata ad Abdou il bambino che aveva solo 17 giorni quando è arrivato a Ravenna sperando che per lui ci sia una possibilità di vita diversa, accogliente.

La vicenda incresciosa del cambio di porto ha costretto i passeggeri a bordo a rimanere 4 giorni in mare; la mostra è un modo per festeggiare il loro arrivo a Ravenna?
Sì, è un modo di festeggiare l’arrivo, ma è quasi più importante l’augurio per la nuova partenza, per il nuovo viaggio che la Ocean Viking deve affrontare. Adesso dovrà navigare altri 4 giorni per percorrere tutto l’Adriatico e tornare verso il Mediterraneo, con una spesa e uno spreco di carburante in più. Una decisione di questo governo che sembra voler punire le Ong in mare, senza che si sappia quale sarà la prossima volta il porto di destinazione. Durante l’allestimento sono rimasto tutto il pomeriggio sulla nave e ho visto le dure condizioni in cui vive l’equipaggio, composto da trenta persone, per la maggior parte molto giovani, provenienti da quattordici diversi paesi. Un’esperienza importante per capire la bellezza di questa generazione che aiuta gli altri con grandi sacrifici.

Hai lavorato su materiale fotografico raccolto da SOS Méditerranée durante le operazioni svolte nel 2022?
No, non c’è stato tempo. L’idea ci è venuta il giorno stesso in cui la nave stava arrivando a Ravenna e quindi solo alcuni disegni sono stati fatti in questi giorni. Ho fatto una ricerca nel mio archivio di disegni e storie a fumetti che potessero raccontare il viaggio dei migranti e la loro integrazione spesso negativa e tragica. Ci sono i disegni fatti per ActionAid Italia, altri fatti per altre navi e Ong di soccorso come Mediterranea Saving Humans, Moas (Migrant Offshore Aid Station), Medici Senza Frontiere e Sea-Watch, ma anche una storia realizzata a Pozzallo per Arci. Inoltre ho selezionato il ritratto di Carola Rackete e tante immagini tratte dal mio libro Libia realizzato con Francesca Mannocchi.

Le immagini vogliono essere un messaggio di speranza e di accoglienza per chi sarà soccorso e navigherà sulla Ocean Viking, ma credo che in un certo senso saranno di sostegno anche agli operatori. Che ne pensi?
Il mio pensiero principale è che lo sguardo delle persone soccorse possa incrociarsi con gli sguardi dei disegni; l’obiettivo è quello di portare un po’ di bellezza in ambienti duri come può essere quello della nave. Molti disegni sono stati affissi anche nella piccola mensa e negli alloggi dei marinai, L’arte può sempre essere di sollievo e di stimolo in momenti di grande difficoltà, frequenti nella vita in mare, soprattutto in questo contesto. Il capitano e gli altri ragazzi mi hanno ringraziato moltissimo convinti che con i miei disegni abbia aggiunto un messaggio in più al loro prezioso lavoro.

Ho intravisto tra le illustrazioni anche qualche sequenza a fumetti: le storie hanno uno svolgimento, la loro lettura può accompagnare il viaggio e hanno sicuramente un potere consolatorio. Quali hai scelto? Dove sono allestite?
La storia a fumetti più lunga è tratta dal mio libro Libia è la storia di Wared, una ragazza eritrea che da sola affronta il viaggio attraversando tutta l’Africa verso la Libia, affrontando il deserto a piedi, arrivando a Tripoli dove viene arrestata e schiavizzata dall’Isis e infine poi muore annegata in mare. È una storia molto dura le cui tavole sono infatti state allestite nella zona dove le persone soccorse non possono arrivare, poiché i contenuti scatenerebbero ricordi troppo dolorosi per alcuni di loro, facendoli rivivere esperienze spesso analoghe. Molti disegni sono stati affissi nella zona donne e bambini, altri nella zona uomini, disegni dolci di abbracci e ritratti. Alcuni disegni sono stati messi anche nella piccola zona ospedale tra cui il ritratto di Abdou che è stato situato proprio sulla porta della stanza dell’ostetrica. Sono tutti lavori accomunati dalla volontà di dare un segnale di speranza e di dolcezza che vorrei accompagnasse il viaggio.

Da sempre usi il linguaggio grafico e la narrazione visiva per denunciare la violazione di diritti umani. Cosa ti ha colpito di questa particolare iniziativa?
Anche se sono rimasto a bordo solo per poche ore, è stata una bellissima esperienza; l’entusiasmo dell’equipaggio e la passione con cui mi hanno raccontato e mostrato tutto quello che fanno è stato contagioso e per me si è rivelata già un’occasione importantissima. Ho avuto la sensazione che mi si offrisse una nuova carica creativa per affrontare questo anno che per quanto riguarda i diritti umani in Italia si preannuncia molto duro